CON IL DOPPIO NON VA «ERA IMPENSABILE NON SCHIERARLO» In finale ci va il Canada
Vince Sonego, perde Musetti e poi l’infortunio di Bolelli spinge il c.t. a scegliere Matteo per il match decisivo: «Mi ha detto che se la sentiva»
desso è troppo facile essere tristi. La finale di Davis che all’Italia mancava dal 1998 era lì, a un passo. Bastava solo un altro punto agli azzurri per raggiungere l’Australia e giocarsi, oggi, l'Insalatiera d'argento. E invece no, a rincorrere il titolo va il Canada con l’ultimo punto conquistato nel doppio decisivo formato da Vasek Pospisil e Felix Auger Aliassime contro Matteo Berrettini e Fabio Fognini, un duo d’emergenza, schierato a pochi minuti dal match decisivo dopo l’ennesimo colpo di sfortuna su un’Italia già in formazione di emergenza. Era partita senza i due singolaristi di punta e con Berrettini arrivato in corsa, per tifare, per dare una mano con la sua esperienza ma, soprattutto, essere disponibile in caso di emergenza.
La solita jella E puntualmente emergenza è stata, con Simone Bolelli fermato da un risentimento al polpaccio e impossibilitato a scendere in campo con Fabio Fognini, il suo fratellino di tennis, con cui giovedì avevano portato l’Italia alla gioia della semifinale. Alla fine la scelta è caduta su Berrettini, ed è troppo facile a posteriori dire che è stata una decisione sbagliata. Matteo lo aveva detto: «Sarei disposto a giocare anche su una gamba sola». E praticamente così è stato. L’assenza di partite, la preparazione ancora precaria e la poca abitudine al doppio con Fognini hanno inciso fortemente sulla partita, anche perché di là sentivano invece profumo di rimonta. Troppo carico Aliassime, reduce dalla vittoria agile in due set contro Musetti e schierato anche lui all’ultimo momento al posto di Denis Shapovalov, a pezzi dopo la sconfitta in tre ore e un quarto contro Lorenzo Sonego. Ora è inutile sbattere la testa per la vittoria mancata all’ultimo, ma non bisogna dimenticare che fino a giovedì l’Italia era data per spacciata contro gli Stati Uniti, e invece ci siamo goduti un’altra sfida da togliere il fiato.
Per il futuro Non c’è stato il lieto fine, ma non è tutto da buttare. Abbiamo ritrovato un Lorenzo Sonego pronto al rilancio dopo una brutta stagione, un Lorenzo Musetti capace, nonostante le sconfitte, di affrontare le responsabilità da numero 1 della Nazionale a 20 anni, ma soprattutto un gruppo solido che gira attorno a Filippo Volandri, costretto quasi sempre, da quando ha preso in mano la squadra di Davis, a mettere insieme il pranzo con la cena con ingredienti sempre diversi: «Io sono molto orgoglioso della squadra - ha detto il capitano dopo il k.o. -, perché ogni volta che ho chiesto qualcosa tutti si sono messi a disposizione. Lo dimostra Matteo, arrivato qui con tutt’altre premesse, che ha risposto presente quando c’è stata la necessità di subentrare a Bolelli, che purtroppo si è infortunato».
Azzardo
Puntare su un giocatore che non giocava da un mese ed era reduce da un infortunio a
un piede a molti è sembrato un azzardo: «Ho fatto i miei calcoli - prosegue Volandri -. Ho chiesto a Berrettini se se la sentisse, quando mi ha dato la sua disponibilità per me è stato impensabile non schierarlo. La sua esperienza nei match importanti, le sue qualità, non potevo non considerarle». Tra i papabili, ha detto il c.t. azzurro, c’era anche Lorenzo Musetti, che però era reduce da due sconfitte e probabilmente non avrebbe potuto reggere altre pressioni: «Ero un po’ nervoso, poco tranquillo ha spiegato il 20enne -. Per la seconda volta di fila ho avuto la chance di dare la vittoria all’Italia e non ci sono riuscito. Mi spiace molto». Sulla scelta di schierare Berretto per il doppio, anche Lorenzo era d’accordo: «Si sentiva pronto: per il singolare magari no, ma per il doppio, nel quale lo sforzo fisico è minore, credo sia stata la scelta giusta. È il leader del nostro team, anche nello spogliatoio, ed è il giocatore con più personalità».
Fabio e Matteo Fognini non ha nemmeno la forza di parlare, è sull’orlo delle lacrime: «Sono molto triste, non so quante altre sfide di Coppa Davis giocherò e aver mancato questa finale per pochi punti fa davvero male». A chi lo interroga sul futuro in Nazionale non vuole rispondere, lo fa Berrettini al posto suo: «Fabio resta con noi, non si discute». Mastica amaro il romano, che vede finalmente chiudersi un 2022 da dimenticare: «È stato un anno mentalmente prosciugante - ha detto - dopo l’ennesimo infortunio ho pensato di chiudere tutto e tornare nel 2023, ma quando c’è stata l’opportunità di vestire l'azzurro ho voluto provarci. So di non aver fatto la partita della vita, ma ci ho provato fino all’ultimo. La squadra ha risposto bene, e penso che abbiamo posto ottime basi per il futuro». Altro giro, altra corsa, si riparte nel 2023, ancora una volta rincorrendo un sogno tutto azzurro.