E IL FUTURO CON IL NUOVO CORSO PER ESSERE CAPITANO La Ferrari che Verrà
Vasseur, in pole per il posto di Binotto, ha un’idea di squadra con gerarchie precise, come vuole Charles
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oco più di un anno fa, in un’intervista al sito inglese RacingNews365, Frédéric Vasseur ha detto: «Negli ultimi 25 anni tutti i buoni progetti sono stati costruiti attorno a un pilota di riferimento. La Ferrari con Schumacher, la Renault con Alonso, la Red Bull con Vettel, la Mercedes con Hamilton». Ai tempi parlava della sua Alfa-Romeo, nel cui piccolo si diceva soddisfatto di poter contare su Valtteri Bottas per il campionato a venire, quello da poco terminato. Dunque di un pilota capace di vincere, di fare pole, avvezzo al podio. Abitudine che certamente si sarebbe dovuto togliere, ma l’esperienza per far da capitano, l’aveva, a prescindere da chi sarebbe stato il suo compagno, giacché al momento di quell’intervista Zhou Guanyu non era ancora stato annunciato. Bisogna partire da lì per farsi un’idea di come potrà essere la Ferrari che verrà. Perché Vasseur resta il più probabile dei successori di Mattia Binotto e perché quella è la sua idea di squadra. Che, guarda caso, chiarirebbe l’equivoco in cui si è caduti nel corso del 2022.
Quella foto simbolo
Specifichiamo: non è certo per incertezze sulle gerarchie interne che la Ferrari si è via via sfilata dalla lotta con Max Verstappen e con la Red Bull. Il divario, in questo senso, parla chiaro. Ma a un certo punto della stagione anche quella è stata una questione. Più che mai a Silverstone: dove Carlos Sainz partiva in pole e a lui è stata concessa la chance di cambiare le gomme mentre in pista c’era la safety car entrata per un guaio occorso a Esteban Ocon. A Charles Leclerc, che pure in quel momento era in testa alla gara, no: lui è stato lasciato in pista, vittima sacrificale del suo stesso compagno alla ripartenza. Ed è quel giorno, poco più tardi, che nel parco chiuso è stata scattata la foto destinata a restare come emblema di questa stagione e forse dell’intera carriera di Mattia Binotto. Immortalato con l’indice - da molti interpretato come ammonitore - puntato verso Charles. Potrebbe avergli detto qualsiasi cosa, in quel momento. Ma una certezza c’è: nessuno dei due era rilassato, e non avrebbero potuto esserlo. Un’altra cosa è probabile: cioè che il team principal abbia invitato energicamente il suo pilota a non far polemiche con la stampa. Leclerc non l’ha fatto, né allora né praticamente mai. Pur senza nascondere la delusione.
Poca chiarezza
Non è stata, quella del GP di Gran Bretagna, una scelta di campo di Binotto e del team a favore di Sainz. Ma non è mai stato questo il punto: è che Leclerc avrebbe voluto vedere tradotto con molta più chiarezza nei fatti il suo ruolo di prima guida. Dato dall’anzianità di servizio, dai risultati, dalle pole position via via ammassate nel corso della stagione. E dalla sua storia ferrarista, a partire dall’Academy. Dall’investimento stesso che la Scuderia ha fatto su di lui, prefigurando un futuro in cui i vari team, presumibilmente livellati dal Salary Cap, saranno identificati da un volto: la Red Bull ovviamente da Max Verstappen, la Mercedes da George Russel, la McLaren da Lando Norris (d’accordo sarà interessante vedere le dinamiche della
francesissima Alpine tra Esteban Ocon e Pierre Gasly…). Leclerc vorrebbe essere la Ferrari.
Feeling antico Ma da qui a dire che tra lui e Binotto ci sarebbe stata una sorta di duello ce ne passa. Dietro la sua serenità, i modi gentili, Charles ha una determinazione di ferro e un’ambizione ad essa commisurata. E peraltro non ha mai nascosto l’una né l’altra. Può essere, è probabile, che dei tanti errori della Scuderia e delle giustificazioni di Binotto ne avesse abbastanza. Ma immaginarne le trame per la sostituzione del team principal sarebbe azzardato. Difficile pensare che ne sia capace per indole, ancor di più che ne avesse il potere. Certamente, all’Alfa con Vasseur si è trovato bene. Il dirigente francese nel team ART di Formula 2 è stato a lungo socio di Nicolas Todt, che di Leclerc è il manager. Tra i due ci sono stati dissidi, ma il legame è stato forte («Senza Nicolas per me sarebbe stata tutt’un’altra storia», ha detto Vasseur in una recente intervista). È inverosimile che Charles abbia avuto voce in capitolo per indicarlo come team principal. Ma di sicuro sarebbe contento di essere guidato da lui. Perché si conoscono bene, per la sua idea di gerarchia. E perché, Verstappen a parte, Vasseur in carriera ha diretto tutti i campioni del Mondo dal 2007 ad oggi. Leclerc di sicuro vuole aggiungersi alla lista. E sarà interessante vedere come, nel caso questo avvenga, reagirà Sainz, che è arrivato a Maranello convinto di potersela giocare ad armi pari con il monegasco e che fino a questo momento ha dimostrato di poterlo fare.