SPAGNA AVANTI CON MORATA FLICK RIMEDIA E RESTA IN GIOCO
I tedeschi rischiano: traversa di Olmo e gol di Alvaro. Poi il c.t. ne cambia tre insieme e Füllkrug pareggia. Ora deve battere il Giappone per gli ottavi
I
l suicidio pomeridiano del Giappone contro la Costa Rica aveva ridotto la drammaticità del match. La Germania non si trovava più nella disperata necessità di battere la Spagna. Un primo tempo noioso, a ritmo da balera, faceva supporre che il punto andasse bene ad entrambe. E invece Luis Enrique, a inizio ripresa, ha avuto la buona idea di inserire Alvaro Morata che gli ha fatto gol in 8 minuti. A quel punto, la Germania, a 0 in classifica, riscopriva la paura dell’eliminazione. Con tre cambi isterici nello stesso istante, Flick ha spedito il messaggio giusto e ottenuto ciò che aveva ottenuto Luis Enrique, cioè il gol di un centravanti vero pescato in panchina: Niclas Fullkrug che ha firmato l’1-1 a 7’ dal 90’.
Se fosse... La qualificazione non è in tasca, ma a pensare a cosa sarebbe successo se il Giappone avesse vinto e la Spagna non si fosse fatta raggiungere, la Germania si sente quasi felice. Si qualifica se giovedì batte Costa Rica e la Spagna batte il Giappone. Ma anche se il Giappone pareggia e lei vince con due gol di scarto. La Spagna di fatto è agli ottavi. Viene eliminata solo se perde con il Giappone e la Germania vince con 8 gol di scarto. Insomma, le possibilità che le due grandi procedano a braccetto sono alte. Come ieri mattina era difficile prevedere. Non una grande partita. Spagna bella in avvio, poi così così. Gavi e Pedri stavolta non hanno incantato. Ma neppure Musiala e Gnabry. Tedeschi poco oltre la buona volontà. L’uomo della notte è stato Fullkrug, già 29 anni e carriera umile, entrato al posto di Thomas Muller, un eroe mondiale. E’ il simbolo della Germania attuale, che non ha più la gloria di un tempo e vive un presente ordinario. Altro modo di leggere il match? Un manifesto anti-falso 9. Sono entrati due 9 veri e hanno deciso.
Salva Neuer Luis Enrique apporta solo un ritocchino alla squadra che ha debuttato goleando con la Costa Rica: Carvajal per Azpilicueta. Ma neanche Flick, dopo il tonfo con il Giappone, ritiene che serva una rivoluzione punitiva. Stanno fuori Schlotterbeck, che accompagnò gentilmente il giapponese Asano fino in porta per il gol della gloria, e Havertz. Gundogan sale a fare il trequartista e lascia al solido Goretzka il suo monolocale in mediana, al fianco del compagno del Bayern Kimmich. Muller scala di punta e in difesa entra Kehrer. Parte meglio la Spagna che ha il cuore più leggero e al 7’ è giù a un millimetro dal gol. Sul diagonale a giro di Dani Olmo, Neuer vola con la mano di richiamo e, grazie all’aiuto della traversa, tiene vivo il risultato. Olmo parte al centro del tridente, con Asensio a destra e Ferran Torres a sinistra, ma, come nel gioco delle tre carte, si scambiamo di continuo le posizioni per togliere riferimenti. La Germania subisce il palleggio spagnolo, ma dopo essersi scrollata di dosso la polvere della sconfitta giapponese, cresce. La partita diventa equilibrata e anche abbastanza triste, perché entrambi i pugili preferiscono tenere i guantoni davanti alla faccia piuttosto che scoprirsi alla ricerca del k.o. Le poche emo
zioni del primo tempo vengono sbandierate via per fuorigioco. La più grossa al 45’, quando Rudiger, sugli sviluppi di una punizione, incorna in rete. Il Var accorre a segnalare la posizione irregolare del tedesco. E’ lo stesso Rudiger a firmare al 46’ l’unico tiro in porta della Germania nel primo atto. Sipario. Più noia che applausi.
Arcobaleno Alla ripresa Luis Enrique prova a cambiare copione: dentro una punta vera, Morata. Sembra la strombazzata della carica, invece l’occasione nitida capita alla Germania: Simon pasticcia il rinvio e la palla rotola a Kimmich che potrebbe punirlo. Il portiere si redime in volo (12’). Ma l’idea di Luis Enrique era quella giusta e frutta al 17’: Jordi Alba assiste da sinistra, l’esterno destro di Morata è roba fina. Sule rimane sul posto, pesante come un sacco di carbone. La Germania è sotto, a zero punti e Asensio si mangia pure il gol del raddoppio. Acqua alla gola. Flick lancia la scossa della disperazione: dentro Sané, Klostermann e Fullkrug tutti insieme. La rianimazione riesce. E’ proprio il centravanti del Werder Brema, a 7’ dal 90’, a scaraventare in rete il pallone della speranza, quello che abbassa il livello dell’acqua e lascia intravvedere l’arcobaleno degli ottavi di finale. I campioni del Mondo del 2010 e quelli del 2014 possono avanzare insieme.