La Gazzetta dello Sport

Fra trionfi e Eu 19 TITOLI IN 12 ANNI MA LA CHAMPIONS È SFUGGITA SUPERLEGA INIZIO DELLA FINE Roflop

Tanti successi con Conte e Allegri, ma due finali continenta­li perse Il piano fallito del torneo per top club duro colpo alla sua immagine

- Di Andrea Ramazzotti

a sua presidenza è durata 12 anni, 6 mesi e 9 giorni. Dal 19 maggio 2010, quando è stato nominato numero uno della Juventus, a ieri, quando ha rassegnato le dimissioni insieme a tutto il cda bianconero. Andrea Agnelli ha preso il comando del club di famiglia in uno dei momenti più delicati della sua storia e l’ha guidato in un’era di successi. Gli è mancato solo il trionfo in Champions League, sfiorata due volte nelle finali perse contro il Barcellona (il 6 giugno 2015) e il Real Madrid (il 3 giugno 2017), ma in compenso in Italia ha vinto 9 scudetti consecutiv­i, dal 2011-12 al 2019-20. Un’impresa che non era mai riuscita a nessuno. A questi ha aggiunto altri 10 trofei: 5 Coppe Italia e 5 Supercoppe Italiane. Nei libri resterà come il presidente più titolato della Juve, anche se l’ultimo anno e mezzo è stato ricco soprattutt­o di amarezze, dal flop della SuperLega (della quale era stato uno degli ideatori e dei soci fondatori con Real Madrid e Barcellona) all’inchiesta della magistratu­ra sulle plusvalenz­e “fittizie” che ha fatto crollare definitame­nte il castello. Il 24 luglio 2023 avrebbe voluto essere lui a festeggiar­e i 100 anni di proprietà della società da parte della famiglia Agnelli. Invece questo onore toccherà a un altro. Da oggi Andrea è “sempliceme­nte” un tifoso.

Dallo stadio trionfi Agnelli ha inaugurato lo Juventus Stadium l’8 settembre 2011 e da quel momento in poi la nuova casa bianconera è stata a lungo un fortino quasi inespugnab­ile, oltre che un’importante fonte di ricavi. Nell’ex Delle Alpi, diventato un gioiello da 41.000 posti spesso troppo piccolo per contenere l’amore del popolo bianconero, Conte, Allegri

e Sarri hanno costruito i loro trionfi tricolori. Andrea aveva voluto subito al suo fianco per progettare la rinascita l’ad Beppe Marotta e il ds Fabio Paratici, entrambi reduci dall’esperienza alla Sampdoria. Una scelta che si rivelerà “visionaria”, difesa anche dopo il deludente settimo posto del 2010-11. L’arrivo in panchina di Antonio Conte nell’estate 2011 ha completato il mosaico vincente: rimonta al Milan di Allegri e Ibrahimovi­c e scudetto 2011-12 in bacheca. Era un trionfo atteso dal 2002-03, visto che i titoli conquistat­i sul campo nel 2004-05 e nel 200506 erano stati cancellati dalla

Giustizia Sportiva: il primo non assegnato, il secondo finito nell’albo d’oro dell’Inter. Per riprenders­eli Agnelli ha scatenato un’infruttuos­a battaglia giuridica che a distanza di 16 anni, tra un ricorso e l’altro, non è ancora finita. Diverso è stato il discorso dei risultati sportivi: con Conte alla guida della squadra tre campionati vinti di fila, poi altri cinque con Massimilia­no Allegri, voluto e fortemente difeso nonostante la contestazi­one di circa 300 ultrà al primo giorno del tecnico di Livorno a Vinovo, il 16 luglio 2014. Grazie a Max e a un mercato anno dopo anno sempre più ricco di grandi acquisti, la Signora è andata vicina due volte a salire sul gradino più alto d’Europa. Ci ha provato anche con Cristiano Ronaldo, per il quale si è mosso in prima persona Andrea: è stato lui a volare in Grecia, al resort Costa Navarino, per fargli firmare il contratto da 31 milioni di euro netti a stagione e trasformar­lo nel giocatore simbolo del club. Doveva essere il colpo del secolo, quello che avrebbe aperto un’epopea trionfale pure in Europa e invece tutti sanno com’è andata.

Sarri e il declino L’addio di Massimilia­no Allegri, successivo all’eliminazio­ne nei quarti di finale della Champions League per mano dell’Ajax, ha spinto Agnelli a puntare su Maurizio Sarri, rivale fino a poco prima sulla panchina del Napoli. L’obiettivo era andare oltre la vittoria… di corto muso (espression­e cara all’allenatore livornese) e conquistar­e il tricolore con il bel gioco. Il Covid, che ha spezzato in due la stagione 2019-20, ha azzerato l’era Sarri, primo in campionato, ma estromesso dall’Europa che conta per mano del modesto Lione di Garcia agli ottavi. Agnelli ci ha riprovato, ancora con Ronaldo in campo, ma stavolta con Andrea Pirlo al timone e ha visto interrompe­rsi la striscia di scudetti nel modo più atroce ovvero con l’affermazio­ne dell’Inter degli ex Marotta e Conte. I due trofei messi in bacheca (Coppa e Supercoppa italiane) non sono stati sufficient­i a Pirlo per garantirgl­i la conferma: il presidente voleva un grande rilancio e, dopo il crollo della SuperLega che è stato un duro colpo per la sua immagine, si è affidato all’usato sicuro Massimilia­no Allegri. La scorsa annata è stata senza titoli, per la prima volta dal 2010-11 in poi, ed è stata caratteriz­zata dall’inchiesta Prisma, quella sulle plusvalenz­e “fittizie” che ha travolto la società e portato alla fine dell’era Agnelli. Ripensando alle sue parole di domenica mattina, alla tavola rotonda “Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?”, sembra passata una vita e invece sono trascorse appena 48 ore.

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GETTY L’ultimo scudetto La Juventus festeggia in mezzo al campo l’ultimo scudetto conquistat­o nella primavera 2020 con Maurizio Sarri allenatore
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