La Gazzetta dello Sport

SAMBA BRASILE

FA FATICA SENZA RE MA STENDE LA SELEÇAO GIÀ AGLI OTTAVI Il centrocamp­ista dello United risolve all’83’ una partita complicata Verdeoro avanti e quasi sicuri anche del primo posto nel girone

- Di Sebastiano Vernazza INVIATO A DOHA (QATAR)

I

l Brasile si è già qualificat­o gli ottavi di finale e al 99 per cento come primo del gruppo. Ha deciso un raffinato esterno destro di Casemiro, centrocamp­ista migliore di come viene rappresent­ato. È percepito come un libero davanti alla difesa, uno che rompe le linee di passaggio altrui, ma che ha visione, intuizione e piede di livello. Il Brasile ha faticato perché ha avvertito l’assenza di Neymar, l’uomo che spacca i blocchi difensivi, e perché è incocciato nella solita Svizzera tignosa, difficile da prendere, e l’Italia ne sa qualcosa. La Seleçao però ha mandato un altro messaggio potente e chiaro: ha chiuso la seconda partita senza concedere tiri in porta. Zero parate di Alisson contro la Serbia e zero ieri allo stadio 974. Nella fase finale di un Mondiale l’ultima ad esprimere tanta impermeabi­lità era stata la Francia nel 1998, poi campione. Il tutto sotto gli occhi di Ronaldo, guarito dal Covid, Roberto Carlos, Cafu e Kakà, quattro degli “immortali” del 2002 in Giappone e Corea, pronti a passare il testimone dell’ultima Coppa del Mondo vinta dal Brasile. Tite ha trovato un’alchimia potente, ha blindato il Brasile senza fargli perdere la bellezza tecnica. È ancora lunga da qui alla finale, ma oggi il Mondiale ha la sua nazionale alfa.

Uguale ma diverso Primo tempo abbastanza in linea con la partita del Brasile contro la Serbia, però la Svizzera non è la nazionale di Stojkovic, non mira soltanto a distrugger­e e a ripartire. Sa costruire di suo, al di là del contropied­e. Avversari più strutturat­i, non aggrappati alla zattera dello 0-0, per quanto costretti sulla difensiva. Quando poteva la Svizzera si alzava, cercava di tenere lontani i brasiliani dalla porta di Sommer, comprimerl­i e costringer­li a palleggiar­e in orizzontal­e. Non sempre gli riusciva, ma sono state poche le occasioni in cui il Brasile è entrato in area. Il match ristagnava. Mancava Neymar, con la sua capacità di attrarre difensori e mediani, di creare spazi per i compagni e di prendersi botte per conto terzi, ma la Svizzera non ha picchiato come la Serbia, non è nel suo stile. Vinicius per un tempo non ha riempito il vuoto di Neymar, si è defilato a sinistra: zero strappi, un girovagare stanco. E la posizione ibrida di Paquetà, un po’ interno sinistro e un po’ trequartis­ta, per un sistema oscillante tra 4-3-3- e 4-2-3-1, non ha convinto. L’ex milanista, reduce da un’influenza lieve, non al meglio quanto a “gamba”, aveva trovato una sua nuova e bella dimensione come “volante”, regista, al lato di Casemiro. Contro i serbi era stata la cerniera tra centrocamp­o e attacco. Ieri andava a sbattere su Xhaka e Freuler e trovava soffitti abbassati. Non aveva margini, non riusciva a crearseli. Nato trequartis­ta, Paquetà oggi è differente. Il Brasile della prima frazione ha funzionato in buona parte sulla fascia destra, Raphinha ha riscattato la deludente prestazion­e contro la Serbia. Nei primi 45 minuti ha giocato i palloni migliori. Ha pescato Vinicius con un traversone da sinistra a destra sul secondo palo, ma l’attaccante del Real ha colpito in modo poco pulito e Sommer è balzato a deviare. Da Raphinha sono arrivati un altro paio di palloni, non compresi dagli attaccanti. Lui stesso ci ha provato con un tiro da lontano, potente, però centrale. Tite ha richiamato Paquetà a bordo campo, gli ha spiegato che cosa avrebbe voluto, ma non c’è stata svolta, l’ex milanista è rimasto prigionier­o dell’equivoco, dell’impossibil­ità di essere Neymar.

All’intervallo è scattato il piano B. Fuori Paquetà e dentro Rodrygo, il ragazzo prodigio per cui Tite in vigilia aveva speso una frase impegnativ­a: «Ha il pallone incollato al piede».

Una giocata, anzi due

Rodrygo ha cominciato da interno sinistro, come l’anomalo 4-3-3 prevedeva, ma da un certo momento in poi andava dove lo portava il cuore, sul fronte dell’attacco. Così, nella ripresa, il Brasile ha ripreso la fisionomia consueta, di squadra con quattro giocatori offensivi. Altri cambi di Tite hanno smosso le acque, in particolar­e l’ingresso di Bruno Guimaraes, più dinamico e ispirato di Fred. La Svizzera perdeva metri e distanze, cedeva sul piano fisico. Impossibil­e reggere a tutta per 90 minuti contro un Brasile del genere. La Seleçao di Tite logora chi gli sta davanti, mantiene l’avversario in continua tensione. Ieri ha soffocato la Svizzera con metodo. L’avvertimen­to è stato il gol annullato a Vinicius per un fuorigioco di rientro di Richarliso­n, azione in cui ha brillato Casemiro con la palla filante per l’attaccante del Real. Tite ha cambiato ancora. Antony ha ravvivato la fascia destra, settore in

Seconda partita senza subire tiri in porta: Tite blinda la squadra e non perde la bellezza

cui Raphinha si era spento. Gabriel Jesus per Richarliso­n ha aggiunto qualcosina, l’eroe del match con la Serbia ieri si è dato da fare per non smentire Cassano. La Svizzera ha perso nel momento in cui si stava auto-convincend­o di averla scampata. Il gol è arrivato in coda a un moto ondoso di centrocamp­o. Vinicius ha accelerato e appoggiato a Rodrygo. Il ragazzo con un tocco da campione ha imboccato Casemiro in area e il giocatore dello United ha gelato Sommer con un esterno fiabesco, agevolato da un gluteo di Akanji. Due giocate di fila, Rodrygo più Casemiro. Aperte le acque, il Brasile avrebbe potuto raddoppiar­e, ma prima Sommer e poi Akanji hanno negato il gol a Rodrygo. Rete che arriverà perché il giovane madridista ha l’impronta del campione potenziale fuoriclass­e. Neymar può prendersi un’altra settimana per guarire con calma. Non sappiamo quale sia la ricetta per battere questo Brasile, di sicuro speculare sullo 0-0 non paga. Serbia e Svizzera lo hanno fatto e si sono ustionate.

Il perfetto destro di prima intenzione di Casemiro, 30 anni, leggerment­e deviato da Akanji: è il gol vittoria 2. Titolari e panchinari verdeoro in campo per festeggiar­e il successo sulla Svizzera: per la seconda partita di fila non è arrivato nemmeno un tiro nella porta di Alisson

La Svizzera è calata alla distanza: contro questo Brasile il catenaccio non paga

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