Brasile insolito Senza le stelle, la gloria arriva con il gregario

Il mediano segna e si veste da eroe Così la Seleçao va oltre Neymar

Diciamocelo, fino all’82’ abbiamo provato una sorta di orgoglioso sollievo. Tipo: «Beh, anche il grande Brasile fa 0-0 con la Svizzera...». Poi la palla è arrivata a Carlos Henrique Casemiro che si è piegato leggermente di lato, come la Torre di Pisa, alla ricerca della giusta coordinazione, e ha calciato al volo con una deliziosa volée d’esterno solitamente proibita ai mediani. I compagni lo hanno avvolto di abbracci e lui ha sorriso gonfiando le sue gote da scoiattolo. Immaginiamo Zinedine Zidane su qualche poltrona, davanti alla tv, orgoglioso come alla laurea di un figlio, che commenta sorridente: «Ha deciso lui. Come sempre». Lo stesso concetto che Zizou cercava di inculcare nella testa dura del presidente Florentino Perez che avrebbe voluto sempre un Real Madrid con tre trequartisti, due ali e un centravanti. «Di qualità ne abbiamo tanta, presidente. Anche troppa. Mi serve un mediano che dia equilibrio davanti alla difesa. Mi serve Casemiro, sarà decisivo». Il ragazzo arrivato da San Paolo, dato in prestito al Porto nella stagione 2014-15, torna nella Real Casa e, sotto la guida di Zidane, piantato come un faro in mezzo al maro bianco, fa vincere tre Champions di fila. Decisivo. Copre le spalle ai compagni baciati dalla grazia che divertono, si divertono e vanno in copertina. Ma, se non bastano i fenomeni, viene avanti lui. Come nella finale Champions di Cardiff nel 2017. Mandzukic rovescia in rete l’1-1 e lui segna il 2-1 aprendo la goleada (4-1). Decisivo. Come ieri. Tanta difficoltà a perforare il caveau svizzero. Non bastano i dribbling di Vinicius e le acrobazie di Richarlison? È venuto avanti lui. Nella spartizione solenne tra giocatori che fanno vendere i biglietti e quelli che fanno vincere le partite, Casemiro, non a caso detto Casemito, appartiene alla seconda famiglia.

Trinità Ecco perché il Manchester United ha speso 70 milioni per portarlo a Old Trafford e gli paga una ventina di milioni all’anno. Quando un tuo giocatore va a guadagnare il doppio di quello che prendeva al Real, non ci provi neppure a trattenerlo. E infatti Carletto Ancelotti manco ci ha provato a fargli cambiare idea, anche a costo di veder sfaldarsi la più bella mediana degli ultimi dieci anni: Modric, Casemiro, Kroos. Una trinità calcistica ricca di ogni tipo di sapere: tecnico, tattico, atletico. Quando il brasiliano se ne andò, Toni Kroos, con romanticismo più napoletano che crucco, gli scrisse in una lettera: «Con te, mio caro Case, era impossibile non sudare, perché ci facevi lavorare anche nel bagno turco... Quando ci trovavamo, avevi sempre pronti i pesi e la cyclette. Mi mancherai come professionista esemplare, come top player, come combattente che mi ha salvato in diverse occasioni, ma soprattutto come brava persona. Abbiamo fatto la storia, maledizione! Che periodo leggendario...».

Per la storia Casemiro vuole fare la storia un’altra volta, con la maglia della Seleçao, vuole ricucire uno strappo di 20 anni e riportare in patria la Coppa del Mondo. «Professionista esemplare, top player, combattente» anche in questo Brasile dei giovani talenti. Sarà quello che è sempre stato: l’equilibrio tattico, l’educazione alla sofferenza, la corsa in più per gli altri, l’esempio trascinante. E quando serve di più, come ieri o a Cardiff, è anche il gol. Perché i piedi ce li ha buoni, anche se il suo primo allenatore, a San Paolo, gli ordinava: «Appena recuperi la palla, passala subito», perché era un bambino potente, ma senza la grazia nelle scarpe. Poi, a frequentare tipi come Modric, la grazia ti arriva per contagio. Due giorni fa gli hanno chiesto in conferenza: «Con chi ti trovi meglio a centrocampo?» Intendevano: tra i tuoi compagni del Brasile. Casemiro ha risposto: «Con Modric e Kroos». Questa è la sfida del Qatar: scrivere la storia anche con Fred e Paquetà.