«Era un cross per Cristiano Ho festeggiato anche per lui»
Fa doppietta ed esalta i compagni: «Pensavo avesse toccato la palla, questa è una vittoria del gruppo»
Bruno Fernandes per noi italiani resterà per sempre il ragazzo di Novara, il bambino che si impose – io non vengo – quando papà voleva trasferire la famiglia in Svizzera fuggendo dal Portogallo. Bruno, piccolo, aveva un grande progetto per la sua vita: il calcio. E un portoghese impara calcio al Boavista, non in Svizzera. Il Novara lo guardò nell’Under 17 e lo prese. Novara in B, poi l’Udinese, la Samp, tra appassionati di Serie A che pensavano fosse bravo, certo, ma non destinato a giocare al primo livello del calcio europeo.
Il passo avanti Invece c’è una notizia, Bruno è cresciuto e non da ieri. Il piccolo Fernandes ha già preso in mano il Manchester United, ha già segnato 20 gol in un campionato allo Sporting Lisbona e 18 in una Premier. Con i rigori certo, ma quella è un’abitudine portoghese: non ne ha sempre segnati tanti anche Ronaldo? Bruno contro l’Uruguay ha fatto un passetto avanti, ha giocato forse la partita migliore della sua carriera internazionale. Santos prova da tempo a farlo coesistere con Bernardo Silva e un altro giocatore di talento, lo sposta per il campo secondo bisogno. Insomma, si fida. Bruno però a Lusail è stato il comandante del Portogallo: quando c’è stata un’azione pericolosa, lui era presente.
Volevo crossare Bruno è stato votato migliore in campo… e ci mancherebbe. Più difficile: ha tolto un gol a Cristiano Ronaldo, il collezionista. Quando CR7 ha provato a deviare il suo cross, tutti hanno pensato: beh, gol suo. Invece no, niente tocco. Dopo i due assist della prima partita, BF8 ha fatto due gol nella seconda: se non è questo il suo Mondiale, il suo Mondiale non ci sarà mai. «Ho festeggiato come se fosse stato gol di Cristiano – ha detto Bruno alla fine –. Mi sembrava che avesse toccato il pallone e il mio obiettivo era fare un cross per lui. In ogni caso siamo contenti per la vittoria e la qualificazione, non importa chi ha segnato. È una vittoria del nostro gruppo, della nostra unione». Di solito sono frasi che si dicono per l’Uruguay. Invece, quattro anni dopo l’eliminazione del 2018, il Portogallo si è vendicato. La firma, del più insospettabile dei killer.