La Gazzetta dello Sport

ZANETTI «MESSI CI GUIDA DIEGO CI SPINGE LAUTARO SEGNERÀ L’ARGENTINA VA»

«Il nostro Mondiale è iniziato con il gol di Leo: ora arriviamo in fondo con Brasile e Francia»

- Di Davide Stoppini INVIATO A DOHA (QATAR)

Di Maria È decisivo, inventa e sposta l’equilibrio. Ed è in crescendo anche di condizione

«Non si deve preoccupar­e Può essere ancora il suo Mondiale»

«La sua rete è stata una liberazion­e per il Paese e la squadra»

«Maradona è come se non fosse mai andato via, è qui»

Mbappé Per me è l’uomo della coppa, la sua velocità rompe le partite, le strappa

«È

che noi argentini siamo così. Quando siamo senza rete sotto, senza possibilit­à di errore, diamo il meglio». Stare a sentire Javier Zanetti è un piacere. Sentirlo parlare della Seleccion, di Diego e Messi, di Lautaro e Mbappé, del Mondiale che si gusta ogni giorno andando a vedere le partite, ancor di più. Dal suo hotel nel quale ci riceve, una specie di quartier generale affacciato sul mare dove la Fifa ha piazzato tutte le leggende del calcio, fino allo stadio Lusail nel quale Messi ha dato un bacio al calcio tre sere fa, passano giusto quattro chilometri. Ed è da lì che si parte. Da Leo, da chi altro.

Che cosa è stato, quel gol di Messi?

3

«Una liberazion­e, per me e tutto il mio Paese. Nel primo tempo non avevamo fatto neanche un tiro in porta, ballavamo con la possibilit­à di un’eliminazio­ne che sarebbe stata un colpo durissimo, dopo che tutti ci avevano dato tra i favoriti. Quella rete ha sbloccato tutto, gioco a testa. Perché la verità è che la nostra nazionale è inconsciam­ente obbligata a vincere. È un discorso che avrebbe avuto valore anche per l’Italia, se fosse stata qui: l’obiettivo non è mai solo partecipar­e, per le grandi squadre. Ma adesso è iniziato il nostro Mondiale, con il gol di Leo. E anche la squadra dopo quell’episodio si è come sciolta, ha cominciato a giocare, ha poi meritato la vittoria».

3Cosa c’era, dietro quell’esultanza di Messi?

«La faccia, riguardiam­o la faccia. Non sembrava neppure lui, incredibil­e. Leo che raggiunge Diego sia per numero di gol sia per partite in un Mondiale, il giorno dopo l’anniversar­io della morte: è parso davvero tutto scritto da lassù, tutto deciso prima».

3Magari Maradona ha dato una mano davvero…

«Diego è come non fosse mai andato via. Diego è l’essenza del calcio, è sempre con noi. Basti ascoltare la canzone dei tifosi argentini allo stadio, che nominano Messi, Maradona, il papà di Maradona, la mamma di

Maradona, tutti a spingere verso la vittoria. Ecco, in quel coro c’è tutto quel che è la Seleccion per il popolo argentino».

3Scaloni nei giorni scorsi ha detto: «Indossare la maglia dell’Argentina è una cosa diversa rispetto a farlo con altre nazionali». Cosa vuol dire?

«Semplice. Noi in campo non andiamo solo con la maglietta e i pantalonci­ni. Non ci basta. Noi ogni volta ci portiamo dentro Diego, la finale del ’78, quella dell’86. Ci portiamo la gente in spalla, tutte le partite. Ha visto quanti argentini ci sono in giro per Doha, nonostante la situazione difficile del mio Paese? È incredibil­e. Ecco, questa cosa è anche una responsabi­lità grande. Perché quella gente ti spinge, fa il tifo, ti sostiene.

Ma come è giusto che sia vuole anche i risultati. E non pensiate che i giocatori non avvertano tutto».

3Chi è l’uomo del Mondiale?

«Dico Mbappé. Lo ha già fatto vedere, nelle prime gare. Rompe le partite. Le strappa. È veloce con la palla al piede: “senza” lo sono in molti, “con” è un’altra storia e fa tutta la differenza del mondo. In questo, con le dovute differenze, il francese mi ricorda Ronaldo il Fenomeno».

3In generale le stelle stanno rispondend­o all’appello.

«Lo deciderann­o loro, questo Mondiale. Non immagino partite decisive in cui non siano protagonis­ti i soliti noti. Mbappé, appunto. O Ronaldo. O Messi stesso. Chi avrà più leadership, maggiore capacità di trascinare i compagni, porterà a casa la Coppa».

3 Chi arriva in fondo?

«Vedo tre squadre in vantaggio: Brasile, Francia e noi, l’Argentina».

3 Però il gioco nella Seleccion non si vede…

«Infatti dico Argentina a patto che migliori il gioco di squadra. Che aumenti l’intensità. E che cresca anche la condizione fisica, altrimenti andando avanti si fa dura».

3Ma 3Prego.

Ha dinamismo, fa bene tutte e due le fasi, è un centrocamp­ista completo, ha grande personalit­à. Vedrà che si prenderà lo spazio che merita, da qui in avanti».

3Ha letto le parole di Tite su Neymar?

«Ero allo stadio, per Brasile-Serbia. Sono d’accordo con Tite: i campioni e il talento vanno sempre tutelati. Per la verità, è normale che giocatori di quel genere vengano presi di mira. Però a volte si esagera…».

3Che cosa o chi l’ha sorpreso, fin qui, di questo torneo?

«In termini di squadra, dico Marocco. Gioco corale. Compatti, concentrat­i, non me li aspettavo a questi livelli, contro il Belgio sono rimasto impression­ato. E poi sono rimasto colpito dalle dichiarazi­oni di De Bruyne dopo la prima partita vinta, in cui diceva che il Belgio di sicuro non avrebbe fatto bene come nel 2018. Come si può, dopo una vittoria? Strano…».

Chi è

Javier Zanetti, argentino, vicepresid­ente dell’Inter, è nato a Buenos Aires il 10 agosto 1973. La sua carriera è iniziata prima al Talleres e poi al Banfield. Nel 1995 si è trasferito all’Inter, di cui è stato capitano dal 2001 al 2014, anno in cui ha concluso l’attività agonistica. Con i nerazzurri ha giocato 858 partite segnando 21 gol. Ha vinto 5 scudetti, una Champions, una Coppa Uefa, un Mondiale per club, 4 Coppe Italia e 4 Supercoppe italiane

Lautaro sta steccando…

«Può essere ancora il suo Mondiale. Si sbloccherà presto, è garantito, magari già con la Polonia. Non deve preoccupar­si, Lauti: non sono state due partite semplici da gestire per un attaccante, non lo sarebbero state in ogni caso. Ma non vedo problemi. E aggiungo un altro nome».

«Di Maria. Per l’Argentina è assolutame­nte decisivo: è uno che sa inventare la giocata che risolve la partita, sposta l’equilibrio. Ed è in crescendo di condizione: è arrivato qui al limite, può solo crescere».

3Può crescere anche Enzo Fernandez, no?

«Con il Messico ha cambiato la partita.

3Lei

Strana pure l’esclusione di Onana dal Camerun.

«Stiamo cercando di capire, vogliamo parlare bene con il giocatore, di sicuro c’è stata una discussion­e».

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ha giocato 145 partite con la Seleccion. Ne scelga una da rigiocare domani.

«Posso due?».

3Certo.

«L’ultima gara del girone nel 2002, contro la Svezia: finì 1-1, uscimmo dal torneo. La ripetessim­o altre 100 volte, vinceremmo sempre 5-1, ma quel giorno era stregata. Fosse passata, quella nazionale sarebbe arrivata in fondo. E poi l’altra partita, certo: il quarto di finale contro l’Olanda nel 1998. Prima del 2-1 loro, Batistuta prese il palo…». Sospiro. Meglio pensare alla Polonia, forse.

Onana

Stiamo cercando di capire i fatti, vogliamo parlare bene con il giocatore

Neymar Sono d’accordo con Tite: i campioni e il talento vanno sempre tutelati

creato pericoli. La Corea del Sud ha cercato di coinvolger­lo di più rispetto all’esordio con l’Uruguay, i cambi di gioco a inizio gara hanno fatto sbandare il Ghana, ma è mancata precisione nell’ultimo passaggio. Gli africani, schierati con il 4-2-3-1 come gli avversari (e in fase di non possesso entrambe le squadre si piazzavano con il 4-4-2), hanno chiuso gli spazi in area dove spesso rientravan­o anche i mediani e hanno cercato di colpire quando si creava l’occasione, senza alzare il ritmo e senza sbilanciar­si. La vittoria è un premio forse eccessivo, ma è anche il frutto di ciò che ha fatto Kudus e che invece non ha fatto Son.

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Leggenda nerazzurra Javier Zanetti, 49 anni, ex capitano e ora vicepresid­ente dell’Inter, è in Qatar anche come leggenda Fifa
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