Lautaro affronta mezza Italia Scaloni è gelido su Dybala «Fuori per scelta tecnica»
In Argentina tutti con gli occhi a cuore per Enzo Fernandez, il ventunenne di San Martin (Grande Buenos Aires), battezzato nel nome di Enzo Francescoli da un padre innamorato del River Plate. Soprannome: El Musico, per come dirige il gioco. Ha già sedotto il Milan, che ci ha creduto troppo poco, e sculacciato la Juve in Champions League (Benfica). Entrato bene contro l’Arabia Saudita nel traumatico debutto mondiale, Enzo è entrato ancora meglio contro il Messico e ha sigillato il match con una meraviglia: carezza a giro all’incrocio più lontano. Il cinguettio della Federcalcio argentina (“ImmENZO!”) rende bene il sentimento popolare del Paese che ha visto arrancare il trentaquattrenne Papu Gomez all’esordio e poi si è fatta sedurre dall’allegria dei suoi ragazzi: Fernandez, ma anche Lisandro Martinez, Mac Allister… Il Mondiale istiga spesso colpi di fulmine del genere e noi italiani lo sappiamo bene, perché proprio in Argentina, nel 1978, perdemmo la testa per Cabrini, Tardelli e Paolo Rossi. Enzo Fernandez ha i 21 anni del Pablito argentino. Ecco, l’Argentina si augura che Lautaro segua la parabola mondiale del Rossi alla Coppa del Mondo di Spagna 1982, che faticò nelle prime partite e poi conquistò il mondo da eroe. Al debutto contro l’Arabia, in realtà, il Toro ha giocato meglio di altri. Ha segnato di fino un paio di gol, sbandierati via dal fuorigioco per centimetri, e aiutò la squadra arretrando in costruzione, anche se il Kun Aguero lo ricoprì di critiche. Contro il Messico, un passo indietro per dinamicità e incisività. Mai vista la porta. Scaloni lo ha tolto nel momento più delicato, quando più l’Argentina aveva bisogno del gol. Che è arrivato un minuto dopo. Una coltellata per l’orgoglio di un bomber.
Come Pablito Il commissario tecnico argentino però sembra deciso a confermare fiducia al suo centravanti, come fece Enzo Bearzot con Pablito nonostante ciò che diceva il campo. Questione di gratitudine, di fiducia e di visione. Il Vecio era certo che Rossi sarebbe tornato quello del ’78; Scaloni non dimentica che, dopo Messi (35 gol), Lautaro è stato il capocannoniere della sua gestione (21 reti dall’ottobre 2018) e ha contribuito in modo determinante alla conquista della Coppa America e alla striscia delle 36 partite utili. Stasera il centravanti interista proverà a sbloccarsi, come hanno fatto da tempo Giroud, Mbappé, Richarlison, Lewandowski, Gakpo e altri bomber.
Contro Szczesny
Gli sembrerà di non essere partito per il Qatar perché si ritroverà davanti un fortino molto italiano: Bereszynski (Sampdoria), Glik (Benevento) e Kiwior (Spezia) pronti a saltargli addosso e un vecchio nemico da scudetto, lo juventino Szczesny, che ha annunciato il suo stato di forma con la più bella parata del torneo: il doppio intervento sul rigore ricacciato in gola all’Arabia. Lautaro ha segnato due volte su rigore al portiere polacco. Nell’ultima Supercoppa vinta a San Siro ai supplementari; e nella sconfitta di campionato del 6 ottobre 2019: Inter-Juve 1-2, rigore del Toro, poi sorpasso di Dybala e Higuain. Festa argentina. A proposito, da segnalare la sgraziata risposta di Scaloni a una domanda su Dybala. «Scusi, ma Dybala non ha giocato un minuto per scelta tattica o…» non ha lasciato finire le frase: «Scelta tecnica». Detto troppo in fretta in modo troppo ruvido per non far riflettere. Eppure la Joya farebbe molto bene a Lautaro.