La sfida con la Tunisia è la carta d’identità del mondo multietnico
Il Mondiale regala sempre qualche partita con spunti politici e quella di ieri sera è un discreto esempio. Occhio però anche a Francia-Tunisia: non è delicata come Stati Uniti-Iran però ha legami con il contesto sociale di questi tempi. La Tunisia ha 10 giocatori nati in Francia, che alle 16 italiane giocheranno contro la nazione in cui hanno fatto il primo respiro. Sono figli di immigrati, di famiglie che hanno lasciato la Tunisia per andare a vivere in Francia e garantire ai loro figli un futuro migliore. Quando quei figli sono diventati bravi col pallone, hanno potuto scegliere e, per opportunità o cuore, hanno scelto di mettere una maglia bianca e rossa. Alcuni sono parigini: Talbi e Mejbri, nato a Ivry-sur-Seine, poco lontano dalla Torre Eiffel. Altri hanno sulla carta d’identità una città francese: Ghandri (Aubervilliers), Bronn (Cannes), Khazri (Ajaccio), Laidouni (Montfermeil), Skhiri (Lunel), Kechrida (Nizza), Sliti (Marsiglia), Hassen (Frejus). Diverse città, diverse zone,
dinamiche simili. Altri ancora, ma questo è un altro discorso, sono europei: Drager è nato in Germania e Ben Slimane in Danimarca.
Francia multietnica
In questo incrocio di destini, tantissimi francesi hanno dna
africano. Mbappé ha origini algerine e congolesi, Disasi, Mandanda, Camavinga e Kolo Muani congolesi, Koundé del Benin, Guendouzi marocchine, Saliba e Tchouameni camerunesi, Dembélé senegalesi e maliane, Fofana e Konaté maliane, Upamecano della
Guinea-Bissau. Più che una partita, una cartina geografica, un incrocio di storie e di destini anche perché tre nazionali della Tunisia giocano in Francia Talbi al Lorient, Khazri al Montpellier, Abdi al Caen- e altri ci hanno giocato in passato o comunque conservano un legame particolare con la Francia, come da libri di storia. La Tunisia è stata colonia francese nell’Ottocento e nel Novecento, fino all’indipendenza ottenuta il 20 marzo 1956. Normale che la partita sia sentita.
Tunisia per un miracolo
Il pomeriggio però non dovrebbe essere delicato. Negli ultimi giorni si è parlato molto della violenza a Bruxelles dopo Marocco-Belgio ma a Parigi non c’è grande allarme per un replay. La partita, peraltro, è molto meno delicata: la Tunisia per qualificarsi dovrebbe battere la Francia, sperare che l’Australia non vinca con la Danimarca e, in caso di vittoria danese, avere una migliore differenza reti. Per la Francia, invece, solo un miracolo potrebbe togliere il passaggio da prima. Piuttosto, il tema sullo sfondo è strettamente diplomatico. Il rapporto tra Francia e Tunisia è stato oggetto di articoli non più di dieci giorni fa, quando il presidente francese Emmanuel Macron è stato a Djerba, in Tunisia, per il Vertice della Francofonia assieme a una trentina di altri capi di Stato. E’ lì che Macron ha detto di voler esprimere al popolo tunisino il sostegno “di fronte alle sfide del suo Paese”. Tutte tranne una.