ELKANN DEVE RIFARE I VERTICI DELLA JUVE MA LA SQUADRA C’È
Ègià successo alla Juve, nella sua storia recente, di dover ricreare da zero una intera dirigenza. Ma mai prima d’ora il cambio di pelle era avvenuto a metà stagione. La squadra, impegnata in una difficile rimonta in classifica che stava cominciando a dare i suoi frutti, si ritrova improvvisamente senza alti dirigenti di riferimento e protezioni. E ci si chiede ovviamente quanto questo tsunami societario potrà condizionare il prosieguo della stagione. Dopo le dimissioni in blocco del Cda, la Juve è passata in poche ore da una struttura solida e ben definita nei ruoli e nelle competenze a una classe dirigente tutta da rifare. Max Allegri, a cui è stata affidata tutta l’area tecnica con il compito di continuare la scalata in classifica, aveva fino a 48 ore fa alle spalle riferimenti certi come Agnelli, Nedved, Arrivabene e Cherubini. Del quartetto è rimasto solo il ds, visto che Arrivabene dovrebbe restare solo per l’ordinaria amministrazione. Prima e dopo le partite, nel bene e nel male, si sapeva chi sarebbe intervenuto, chi avrebbe parlato in tv, chi sarebbe sceso negli spogliatoi. E ora? Chi rappresenterà la società più importante d’Italia? Per il momento la presidenza è stata affidata a Gianluca Ferrero, professionista dal curriculum rassicurante per gli aspetti di cui si dovrà occupare, ma senza alcuna formazione calcistica non avendo mai ricoperto ruoli in società. Il nuovo Cda avrà al suo interno esperti di bilancio e avvocati. Ma quali saranno le scelte di John Elkann per ricreare anche una struttura con esperienza calcistica?
Oggi Allegri è un uomo solo al comando per quanto riguarda l’area tecnica. A lui è stato ribadito il compito di compattare il gruppo e di trasferire con l’aiuto dei senatori rimasti lo spirito Juve. La sera delle dimissioni in blocco del Cda, il tecnico è stato a cena con il ds Cherubini, il dirigente Storari e il responsabile commerciale Calvo: una specie di conta di chi è rimasto. Con l’input di restare coesi e di rassicurare la squadra. Se Allegri riuscirà a proseguire la rimonta in classifica avviata prima del Mondiale, il suo lavoro gli varrà la conferma anche per l’anno prossimo. In caso contrario sarà più probabile un cambio in panchina che evidenzi ancora di più il totale rinnovamento rispetto al passato. Ma Max avrà le sue scusanti visto ciò che è successo.
Nel frattempo, mentre i giocatori si chiedono che cosa accadrà, è partita la corsa alle autocandidature per ricoprire i ruoli societari scoperti. Chi prenderà quello di Nedved, consigliori calcistico di Agnelli? Chi quello di Arrivabene col compito di garantire una gestione sostenibile e rappresentare la Juve nella politica sportiva? Si vedrà se Ferrero resterà presidente solo il tempo necessario a riorganizzarsi e poi lascerà la carica a figure più rappresentative o se il manager rimarrà al suo posto, come uomo di fiducia della proprietà. Quel che è certo è che l’era di Andrea Agnelli si è chiusa definitivamente con il suo straordinario carico di trofei e vittorie, ma anche con la zavorra di ultimi anni contraddistinti da gravi errori dal punto di vista calcistico, economico, politico. Fa effetto constatare come negli ultimi venti anni la società più importante, ricca, potente e prestigiosa del calcio italiano sia finita in tanti scandali e casi che hanno mosso addirittura le Procure della Repubblica. Ma quando la Juve è
Va ricreata un’intera struttura capace di rilanciare la società. Però con Allegri non si riparte da zero, anzi...
caduta, anche fragorosamente, si è poi sempre saputa rialzare riaprendo nuovi cicli. Questo è adesso l’obiettivo di John Elkann: da ieri questa è la “sua” Juve. Ha il compito gravoso di ricreare una dirigenza forte e credibile, ma anche la fortuna di avere in campo un patrimonio tecnico di altissimo livello da cui ripartire. Perché a questa Juve, intesa come squadra, non manca quasi nulla per tornare a primeggiare. Ma adesso serve una società alle spalle di difensori e attaccanti. Risanare e rivincere. Questo è l’obiettivo.