La Gazzetta dello Sport

MACCHÉ GOLIARDIA NEL CASO TRAORÉ C’È SOLO RAZZISMO

- LA di PAOLO MARABINI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

on c’è mai limite al peggio. Quando ieri mattina abbiamo letto il lungo post di Cherif Traoré sul proprio profilo Instagram ci è preso un senso di disgusto. E abbiamo riletto due volte le parole del pilone del Benetton Rugby e della Nazionale. Non perché non credevamo ai nostri occhi, purtroppo: alla faccia dell’evoluzione della specie, questa epoca ci sta abituando, ahinoi, alle peggiori espression­i del genere umano. Ma perché provavamo a immedesima­rci in lui, in questo marmoreo blocco di muscoli alto un metro e 84 per 116 chilogramm­i di peso, originario della Guinea, che si è sfogato pubblicame­nte, esausto di fronte all’ennesimo affronto, all’ennesimo gesto ignobile perpetrato nei suoi confronti.

Stavolta Cherif non ce l’ha più fatta a tenersi tutto dentro, ad accettare col sorriso l’ultima offesa come se fosse qualcosa di goliardico, quando infatti di goliardico non ha proprio nulla: non provate nemmeno a pensarlo. Una banana marcia dentro un sacchetto dell’umido come regalo di Natale da parte di un compagno di squadra - per la tradiziona­le cerimonia del Secret Santa in voga in molte squadre - non è goliardia. È solo una schifezza, inaccettab­ile. Un becero atto di razzismo e stop. Se leggete bene il suo sfogo, e non avete la sensibilit­à di un minerale, riuscirete anche voi a scorgere il nodo in gola di questo omone di fronte a un’umiliazion­e, amplificat­a dalla reazione di alcuni giocatori. «La cosa che mi ha fatto più male - scrive a un certo punto Traoré - è stata vedere la maggior parte dei miei compagni presenti ridere. Come se tutto fosse normale». Sarebbero seguite - tutto già visto tante altre volte - le scuse, il perdono, l’abbraccio al colpevole, la presa di posizione della società. Dalla quale, però, adesso è lecito attendersi un provvedime­nto esemplare. Così come dalla Federazion­e. Perché se questi episodi finiscono poi a tarallucci e vino - o a soppressa e prosecco, come si usa dalle parti di Treviso,

Le scuse e i pentimenti postumi non bastano più: non si può fare finta di niente

magari nel tradiziona­le terzo tempo che in genere fa del rugby un’isola a sé - vuol dire che non si è capito nulla, che si prepara il terreno ad altri episodi del genere. Soprattutt­o che si fa del male al rugby stesso, da sempre considerat­o come il tempio del fair play per antonomasi­a e ora messo in pessima luce da un episodio che ne mina i valori costruiti negli anni, spesso presi, giustament­e, ad esempio. E si fa del male al club trevigiano, legato a quella azienda Benetton, basta la parola - che storicamen­te ha associato il proprio marchio a campagne antirazzis­te.

Non si può far finta di niente. E non dite che il compagno di Traoré è scivolato su una buccia di banana. Non è così.

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 ?? ?? Offeso Cherif Traoré, 28 anni, pilone del Benetton Rugby e della Nazionale: da un compagno di squadra ha ricevuto una banana marcia come regalo di Natale
Offeso Cherif Traoré, 28 anni, pilone del Benetton Rugby e della Nazionale: da un compagno di squadra ha ricevuto una banana marcia come regalo di Natale

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