Gli anni neri della rossa Da Raikkonen a oggi quante occasioni perse
L’ultimo titolo di Maranello risale al 2007 Con l’avvento dei motori ibridi la strada è stata tutta in salita
Quindici anni di digiuno sono un’eternità. Tanto che l’ultimo titolo iridato di Kimi Raikkonen e della Ferrari sembra appartenere a un libro di ricordi ormai ingiallito. Era ancora l’epoca dei motori V8 aspirati, preistoria rispetto alla F.1 attuale, che da quasi una decade si è convertita alle power unit ibride per coerenza con le esigenze dell’ambiente e la svolta dell’industria dell’auto. Lo stesso vale per il Mondiale Costruttori, che manca invece dal 2008, quando la rossa era guidata da Raikkonen e da Felipe Massa, beffato dopo la linea del traguardo del GP finale in Brasile da quel Lewis Hamilton che dava inizio alla sua epopea di campionissimo. In mezzo, fra allora e oggi, ci sono state rivoluzioni nelle regole e cambiamenti profondi. Ma la scuderia di Maranello non ha saputo approfittarne per riprendersi lo scettro.
Impreparati Nel 2009, quando la Fia decise di semplificare le monoposto eliminando le appendici aerodinamiche, ci fu il colpaccio della BrawnGP con la trovata del buco nel fondo. Poi è toccato alla Red Bull aprire un ciclo magico vincendo 4 titoli con Sebastian Vettel e altrettanti campionati costruttori (20102013). E il passaggio ai motori ibridi ha segnato l’inizio del dominio della Mercedes, capace di conquistare otto Mondiali costruttori consecutivi dal 2014 al 2021, con sei trionfi personali per Hamilton e uno per Nico Rosberg. Il 2022 ha registrato infine il ritorno alla doppietta iridata della Red Bull, dopo il successo di Max Verstappen l’abnno prima contro Hamilton nel controverso spareggio di Abu Dhabi. E la Ferrari? Ha lottato per il titolo fino all’ultima gara solo in due occasioni: nel 2010 e nel 2012, con Fernando Alonso beffato in entrambi i casi da Vettel. Il resto è stato un lungo, estenuante inseguimento alla vetta. Partendo dal 2014, quando a Maranello si fecero trovare impreparati di fronte alla rivoluzione ibrida e la Ferrari chiuse la stagione senza neppure una vittoria, copione ripetuto nel 2016. Le uniche altre stagioni in cui la rossa ha fatto sperare i suoi tifosi sono state il 2017 e il 2018, ma guasti tecnici, errori dei piloti e una velocità di sviluppo inferiore alla concorrenza hanno fatto sfumare il sogno di Vettel di aggiudicarsi un Mondiale con la squadra portata al trionfo dal suo idolo Michael Schumacher dal 2000 al 2004.
Comunicazione L’ultimo quadriennio è stato di alti e bassi. Più i bassi, a dire il vero. Dai sospetti del 2019 sulla regolarità della power unit, sfociati in un’inchiesta Fia e in una multa pesantissima, alle figuracce della stagione successiva, con la Ferrari di Leclerc umiliata sui rettilinei del Mugello nella “festa” per i 1000 GP della sua storia. Qualche bagliore di luce solo quest’anno, grazie alle 12 pole e alle 4 vittorie di Charles (3) e di Sainz (1). Quelli recenti, fino al 2021, sono stati anni bui anche sul fronte della comunicazione, non sempre trasparente. Ma si è cambiato registro e gli effetti già si vedono.