E nel WorldTour adesso entra l’Arabia Saudita
Il Qatar del ciclismo è arrivato vent’anni prima del calcio: un’idea di Eddy Merckx e nel 2002 le biciclette hanno iniziato ad attraversare il deserto attorno a Doha. Poi Dubai, con i corridori sotto il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo (828 metri), e l’Oman con la Green Mountain, chiamata l’Alpe d’Huez dei paesi arabi. Sulla scia della F.1, ha debuttato nel ciclismo il Bahrain, con Nibali che nel 2017 in maglia rossa vinse il secondo Lombardia (2017) e la Milano-Sanremo 2018. E poi Abu Dhabi, Emirati Arabi, la squadra più potente del Golfo, con Tadej Pogacar che non solo ha centrato due Tour, due Lombardia e la Liegi, ma è l’ispirazione che in questi anni ha portato migliaia di persone degli Emirati a cambiare stile di vita e scegliere la bici. Così come l’Uae Tour, la corsa WorldTour di febbraio che sarà il primo scontro tra Vingegaard, Pogacar ed Evenepoel.
Dal 2020 si è aggiunta l’Arabia Saudita, con il Saudi Tour. Ora un brand di questa nazione, AlUla, compare per la prima volta come secondo sponsor di una formazione WorldTour: è il team australiano Jayco
(ex BikeExchange), diretto da Brent Copeland. Dal 2023, sia la squadra maschile, nella quale corrono il tricolore Zana, De Marchi, Sobrero e Colleoni, sia quella femminile in cui è arrivata il grande talento Letizia Paternoster, si chiameranno Team Jayco-AlUla. Con una particolarità che fa capire bene il perché della sponsorizzazione: AlUla è una località, patrimonio dell’Unesco, 300 km a nord di Medina. Era sulla via dell’incenso che partiva dall’India e attraverso Arabia ed Egitto portava sul Mar Rosso spezie, seta e articoli di lusso. AlUla è la città più affascinante dell’Arabia Saudita: qui il sito archeologico con tombe e monumenti risale al primo millennio avanti Cristo. Adesso questo patrimonio sale in sella.
l. gial.