«Luca brillerà sempre»
Sorrisi, amici e tanti ricordi Cremona saluta il figlio più amato
n applauso lungo una vita, assordante come quello di uno stadio che urla il tuo nome, pieno di amore come quello che ritrovi solo quando sei a casa, accanto ai tuoi cari e agli amici che ti hanno visto crescere insieme a loro. Un applauso sincero come quelli, i primissimi, che avrà sentito Gianluca Vialli da piccolo, quando sognava di diventare un calciatore e cercava il gol sul campetto dell’oratorio della Parrocchia Cristo Re, a due passi da casa. Il cerchio si è chiuso qui, con un migliaio di persone a spellarsi le mani, in una chiesa di quartiere che ospita non più di trecento persone, ma che per salutare il suo campione ha “cambiato modulo”: portoni aperti e posti a sedere ovunque. Non è il funerale di Vialli, che si terrà a Londra in forma strettamente privata nei prossimi giorni, ma un po’ è come se lo fosse: per l’ultimo saluto nella sua città ci sono tutti, amici, compagni di squadra, tifosi e familiari. Questa messa in suffragio l’hanno voluta loro, è stata la mamma Maria Teresa a contattare il parroco affinché Gianluca venisse ricordato anche qui: la signora
Vialli ieri è rimasta a casa insieme al marito Gianfranco, provati entrambi dal dolore. In prima fila, alla destra dell’altare, ci sono Nino, Marco e Maffo, i fratelli che lo ricordano così tanto, nell’aspetto e nel tono della voce. E poi i nipoti, gli amici dello ZJG, il gruppo di ex ventenni di Cremona di cui Luca è diventato membro fin da giovanissimo.
Capitano Gianluca è stato un grandissimo attaccante, un vincente che ha sollevato coppe di ogni peso: ha illuminato la cavalcata scudetto della Samp nel 1991, ha cucito il primo scudetto di Lippi sulle maglie della Juventus nel ’95, ha guidato da capitano i bianconeri alla scalata in Champions, fino al trionfo dell’Olimpico, il 22 maggio del ’96: Vialli alza al cielo la coppa, e la sua maglia blu con le stelle sulle maniche ora è sotto l’altare. Con quelle di Cremonese, Samp, Chelsea e Nazionale: Luca ha giocato e vinto con loro e loro sono qui per lui. In chiesa è una sfilata di stelle da perdere il conto: ci sono, tra gli altri, Ferrara e Peruzzi, Ravanelli e Padovano, Tacchinardi, Pessotto e Torricelli, e poi Roberto Bettega, dirigente di quella Juve campione d’Europa che dice: «In questi giorni chi non ha visto i baci che Luca dava a quella coppa…?». Arriva Riccardo Ferri, Pagliuca, che abbraccia gli altri, ecco Vierchowod che saluta la famiglia. Ci sono Evani e Salsano, vice e assistente del c.t. Mancini che con Vialli, capo delegazione della Nazionale, hanno condiviso il trionfo dell’Europeo 2021. «Eravamo fratelli – ricorda Salsano –. Quando diceva qualcosa era sempre importante, il suo spessore era grande, lo ascoltavamo a bocca aperta». Attilio Lombardo, compagno alla Samp, alla Juve e poi in azzurro, anche lui nello staff del Mancio: «Luca era tutto, anche per la forza e il coraggio che ha avuto nella malattia». Marco Lanna, presidente della Samp, non ha mai smesso di chiedergli consigli: «È stato tra i primi che ho sentito quando sono diventato presidente, gli dicevo che gli stavo solo scaldando la poltrona perché Luca era un manager in tutto. Era il suo sogno, purtroppo non è riuscito ad arrivarci». «La qualità che lo ha sempre contraddistinto è stata l’educazione, sempre a disposizione degli altri come solo i capitani sanno fare» racconta Ciro Ferrara, che sorride: «Da avversari ci siamo menati... ma che ricordi alla Juve e in Nazionale...».
Sorrisi e lacrime A presiedere la cerimonia c’è monsignor Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona: «Che cosa aggiungere ancora a quello che si è detto e scritto? In realtà tutti abbiamo molto da aggiungere al suo ricordo, perché ognuno di noi vive nel ricordo degli altri, è così che una persona brilla davvero. Gianluca ha saputo giocare non solo le partite di calcio, ma quella dell’esistenza, specialmente quando si è fatta dura. Ecco, in cielo non si gioca per vincere o perdere, si gioca alla maniera dell’oratorio, dove si sta in campo per ore e non ci si stanca mai». Luca ieri ha brillato nel sole che ha scaldato Cremona dopo tanta pioggia, negli occhi dei ragazzi del Corona Calcio e delle giovanili della Cremonese (presente il patron Giovanni Arvedi), nelle immagini proiettate sul Palazzo del Comune. E nelle parole con cui Mario Montorfano, compagno in grigiorosso, lo ha ricordato: «Non è mio intento santificarti, non posso dimenticare come lasciavi in disordine la nostra camera nei ritiri... Il tuo esempio, la tua gioia non ci abbandoneranno mai. Grazie Luca». Più sorrisi che lacrime, come avrebbe voluto lui. Applausi.
Luca era tutto, anche per la forza e il coraggio che ha avuto nella malattia e l’esempio che ha dato
Attilio Lombardo
Gli dicevo che gli stavo scaldando la poltrona da presidente Samp. Era il suo sogno
Marco Lanna
In chiesa i fratelli di Vialli e tanti ex compagni: Ferrara, Pessotto, Evani, Ravanelli