La Gazzetta dello Sport

IL MILAN , L’INTER I BILANCI DEI CLUB E QUELLI DEI TIFOSI

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La sosta mondiale non ha guarito Milan e Inter dai loro mali. A Pioli manca il contributo degli acquisti, a Inzaghi manca sempre la continuità. Il Milan non ha cambi, l’Inter non ha il quid. Sicché al Napoli basta Osimhen e alla Juve la difesa per sembrare più di quello che sono, trasforman­do, per il momento, una corsa a quattro in un duello.

Il Milan ancora non ha uno solo dei nuovi arrivati che dia una mano. Anzi. Appena entrano la squadra cala, se non combinano addirittur­a disastri. Come Dest con il Napoli, come domenica Vranckx con la Roma. Lasciamo stare per un attimo De Ketelaere, perché il talento può sempre accendersi. Prendiamo la rosa di Pioli in sé. Dopo lo scudetto certamente meritato ma altrettant­o certamente guadagnato sugli errori macroscopi­ci dell’Inter, il Milan aveva due evidenti criticità: un centravant­i che desse respiro a Giroud e un portiere più affidabile di Tatarusanu. Per risolvere il primo problema tecnico è arrivato Origi, preso con anticipo bruciando una concorrenz­a che non c’era. Per il secondo il Milan si è affidato alla fortuna. Perché, come spesso ripetuto da chi amministra, il bilancio è importante e i soldi sono stati investiti per acquistare altro.

Ma il Milan è il Milan. Le sette Champions le hanno vinte altre proprietà, quella che oggi ha in mano il club rossonero deve intanto onorarle, non soltanto esibirle quando c’è da fare un po’ di marketing. Il mercato si può sbagliare, è vero. Non esiste un club che azzecca sempre tutto. Il punto è che gli errori vanno corretti, come fanno le grandi società. Non si possono chiedere a Pioli sempre i miracoli. Gliene sono già riusciti tanti. Così tanti da far passare per fenomeni giocatori nella media, o addirittur­a sotto la media. Ma il miracolo non può diventare la modalità standard con cui costruire una stagione. Rinunciare al mercato di gennaio, che spesso ha portato al Milan giocatori fondamenta­li, significa rinunciare all’idea che il campionato sia ancora contendibi­le. Che in Champions si possa addirittur­a guardare più in là degli ottavi. Non è paradossal­e che il Milan sia aggrappato a Giroud, come l’Inter a Dzeko? Due ultratrent­enni, grandissim­i profession­isti d’accordo, ma con cui è difficile pensare di fare un lungo tratto di strada.

L’Inter per la verità la soluzione l’aveva trovata: Lukaku. Ma il centravant­i visto finora vale meno della metà di quello che

Conte portò a vertici di rendimento europei. Colpa di chi? Difficile dirlo, di sicuro non avrebbe senso battersi per rinnovare il prestito di questo Lukaku. Ci sono ancora diversi mesi, molte partite, più di un obiettivo. C’è la Champions che piace molto a Zhang, ci sono Coppa Italia e Supercoppa specialità di Inzaghi, ma alla fine la sentenza la emetterà il campionato. La Champions può emendarti dai tuoi peccati in campionato se almeno arrivi in semifinale: obiettivo non facile da raggiunger­e. Più alla portata la finale di Coppa Italia e la Supercoppa: nei colpi

I rinforzi rossoneri non sono per niente all’altezza dei titolari. Ai nerazzurri manca sempre la continuità

secchi, in cui Inzaghi ha in effetti dimostrato grandi capacità tattiche. Ma se il Milan è il Milan, anche l’Inter è l’Inter. Finire lontanissi­ma, come ora, dalla battaglia scudetto non può essere compensato facilmente. Dieci punti dal Napoli sono un’enormità tecnica, che non si spiega, tantomeno si giustifica, confrontan­do le rose a disposizio­ne di Spalletti e Inzaghi. Certo c’è tempo ancora per risalire. I bilanci li faranno a giugno proprietà, dirigenti, tecnico. E li faranno anche i tifosi.

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 ?? ?? Che delusione Pierre Kalulu, in primo piano, e alle sue spalle Aster Vranckx e Charles De Ketelaere dopo la fine della gara contro la Roma.
Che delusione Pierre Kalulu, in primo piano, e alle sue spalle Aster Vranckx e Charles De Ketelaere dopo la fine della gara contro la Roma.

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