«Romiti mi telefonò, “si presenti domani”... Io ho cominciato così»
Il primo giorno di scuola, come il primo amore, non si scorda mai. Figuriamoci, poi, se da un momento all’altro vieni catapultato in una realtà completamente differente. Quel giorno, per Cesare Fiorio, è stato domenica 4 marzo 1989. «Ero in Portogallo per il Mondiale rally – ricorda l’allora diesse della Lancia – quando il sabato mi telefonò Cesare Romiti (a.d. del Gruppo Fiat; n.d.r.). Mi disse che doveva parlarmi urgentemente. Risposi che al ritorno in Italia sarei andato da lui. “No, deve venire immediatamente”. Così, la domenica volai a Milano».
3E si ritrovò in Formula 1.
«Disse che avevano bisogno di me in Ferrari. ”Vada a casa, cambi valigia e si presenti domani a Maranello”».
3Se l’aspettava?
«Era qualcosa a cui avevo sempre aspirato. I rally e i prototipi allora erano molto popolari, ma in quel momento chiudevo il cerchio».
3Aveva una grandissima esperienza di corse, ma non conosceva l’ambiente Ferrari.
«La professione, per me, era quella, l’approccio pure. Ma ero molto preoccupato non sapendo cosa avrebbero pensato di me. Poi, da dietro a una porta sentii il dialogo di due meccanici. “Hai visto chi arriva?” disse uno, e l’altro rispose: “Non ti preoccupare, questo è uno che mangia pane e corse da una vita”. Quelle parole mi tranquillizzarono molto».
3Fu fortunato: al debutto in Brasile, Mansell vinse utilizzando il cambio automatico che nei test si rompeva sempre.
«E infatti Berger si ritirò subito. In squadra erano così poco fiduciosi di finire, che mi proposero di mettere poca benzina, così da risultare almeno veloci. Rifiutai. Le prime gare furono travagliate, ci furono un sacco di ritiri (Berger ne collezionò 10 consecutivi, Mansell 4; n.d.r.), ma alla fine il bilancio dei due anni è di 9 vittorie e 24 podi in 36 gare, con Prost che nel ’90 perse il titolo in Giappone nello scontro con Senna».
3Senna fu la causa dell’addio.
«Avevo portato avanti una trattativa molto segreta con Ayrton, ero stato in Brasile. Quando mi hanno impedito di andare avanti, ho capito di dover lasciare. Ha cambiato il destino mio e di Ayrton».
3Vasseur è la scelta giusta?
«Non lo conosco a sufficienza. Nelle formule minori ha avuto i suoi successi, ha fatto correre piloti in gamba. In F.1 non ha forse raccolto quel che avrebbe potuto, ma lo scorso anno ha comunque portato l’Alfa al 6° posto».
3Di Binotto che opinione ha?
«Binotto era un grande tecnico e ha fatto realizzare alla Ferrari la miglior macchina del campionato. E questo è un suo merito. Lui aveva la cultura tecnica, sul resto doveva prendere le misure. Un po’ di cose le aveva imparate, ma tecnico era, e tecnico rimane. Se io fossi uno che deve entrare in F.1, non me lo lascerei scappare».
3Senza di lui manca un direttore tecnico.
«Ma ha allevato persone valide. Certo che per la posizione ora di Vasseur, un curriculum più vincente sarebbe stato migliore. Ma, comunque, andrà valutato sui risultati».
3Dovrà
gestire Leclerc e Sainz. «Io sono dell’idea che è sempre meglio avere due piloti veloci. La velocità di Sainz in qualifica non è quella di Leclerc, ma è un buon pilota da gara. Spero che all’inizio li facciano correre liberamente».
3La macchina 2023 è già fatta.
«Avendola fatta Binotto sarà ipercompetitiva. Ma oggi le macchine evolvono di gara in gara, è qui che vedremo che Ferrari sarà: spero che anche senza di lui facciano le evoluzioni giuste».
Quelle che sono mancate in questi anni. Come le strategie.
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«Ma anche errori dei piloti. In due occasioni Leclerc ha sbagliato (Imola e Francia; n.d.r.)».
3Che Mondiale sarà?
«È tutto da scoprire. Ma la storia insegna che Red Bull e Mercedes saranno molto competitive. L’incognita è la Ferrari, speriamo riescano a farla andare veloce come a inizio 2022».