Impresa da vero IL DIAVOLO È SPENTO E VA FUORI DALLA COPPA Toro
I GRANATA VINCONO IN 10 Djidji espulso al 70’ ma gli uomini di Juric resistono e nel secondo supplementare centrano il successo con Adopo
ilan all’inferno, Torino ai quarti di Coppa Italia. Milan in superiorità numerica quasi un’ora per il “rosso” a Djidji, ma tremendamente inconcludente come capita nelle peggiori giornate. Torino che cresce nel finale e ha la forza di inventarsi un contropiede vincente al 114’ con Seck, Bayeye e il goleador Adopo, nomi sconosciuti che però non si sono mai arresi anche quando l’attacco rossonero era diventato un assedio (spuntato). Secondo successo granata dopo quello in campionato, Juric kryptonite di Pioli. L’Inter aveva ribaltato la situazione con il Parma, guadagnandosi un po’ di respiro, il Milan è imploso come il suo pubblico che, dopo 120’ di canti e tifo, ha accolto l’eliminazione in silenzio. Quasi peggio di una contestazione.
Niente alibi Il Milan doveva vincere questa partita e non può essere una scusante il turnover in massa iniziale, con sei seconde linee in campo: una grande deve avere soluzioni alternative, il Napoli e adesso anche la Juve stanno costruendo la loro corsa sulla capacità di alternare la rosa. Ma i rossoneri e l’Inter in questo settore non sono all’altezza. E così, quando tutti si aspettano i rigori, in fondo anche il Toro che non potrebbe chiedere di più, arriva il contropiede che vale un successo tanto imprevedibile quanto meritato. Per Juric, da domani, riparte la lotta per mantenersi nel lato nobile della classifica. Per Pioli si apre la sfilata di dubbi e interrogativi: qualcosa s’è inceppato nel meccanismo, l’entusiasmo e la leggerezza sono scomparsi dopo un’ora a Salerno, e neanche il ricorso a tutti i titolari, con il Milan che ha chiuso praticamente in formazione tipo, ha cambiato qualcosa. Anzi, le occasioni sprecate offrono meno alibi.
Progetto Toro Il Toro è stato ordinato e attento. L’obiettivo è chiaro fin da subito: congelare il match con il possesso insistito e una manovra orizzontale, aspettando il momento giusto per l’imbucata a sorpresa. Momento che sembra arrivare prestissimo, quando Sanabria infila mezza difesa raggiungendo Lukic: il vituperato Tatarusanu esce bene, il play granata non è un centravanti, e l’occasionissima sfuma. Se si esclude il palo di De Ketelaere al 25’, per un tempo gli unici brividi a Milinkovic vengono per il freddo. È un Milan con sei riserve (Tatarusanu, Gabbia, Dest, Vranckx, Pobega, De Ketelaere) e un sistema, il 3-5-2, che sa un po’ d’ammissione di debolezza. D’altra parte i mille impegni obbligano al turnover, ma s’è capito che al momento Pioli non può rinunciare a troppi attori protagonisti. Juric l’ha capito e s’è premunito con un 3-4-2-1 piuttosto
bloccato ma non ripartente: il piano gli riesce a metà, la difesa funziona ma l’attacco che non risponde con Vlasic e Miranchuk sotto ritmo e Sanabria che si stanca della solitudine.
Rosso e addio turnover
La tensione dei granata cala in due occasioni e lì si capisce che il Toro non può permettersi di spegnere la luce neanche per un attimo. Al 25’, prima del palo di Deke, colpo di testa all’indietro, c’era stato il bel tiro di Dest. E al 45’ ancora il bello senz’anima De Ketelaere aveva centrato la porta, trovando Milinkovic. Potrebbero sembrare segnali promettenti, più nel gioco, più pericoloso da finto centravanti, ma l’azione la porta Diaz e lui troppo spesso si limita ad aspettare e poi scompare come al solito. Fortuna per il Milan che Tonali è inesauribile, ma non tutti hanno la sua carica. Così, a inizio ripresa, il Toro decide di cambiare atteggiamento, o forse è il Milan che perde intensità, in ogni caso il baricentro si sposta in zona- rossonera. L’impressione è che si potrebbe andare così fino ai rigori se al 24’ Djidji non entrasse sul piede di Messias in fuga: secondo giallo, espulsione, e in dieci contro undici è dura. Ma la storia è già cambiata perché Pioli sta pian piano ricostruendo il Milan: sono appena entrati Messias e Leao, sembra in arrivo la scossa. Illusione.
Superiorità vana
Neanche Theo, Bennacer e Giroud, pur moltiplicando le situazioni d’attacco, riescono a sfondare nella difesa del Toro che si compatta in un 4-4-1 asfissiante. Tanto che si arriva ai supplementari, risultato che il Toro non avrebbe mai immaginato in inferiorità numerica. Si soffre davanti a Milinkovic, sul tabellino spuntano le occasioni di Dest e Giroud, poi Leao spara in porta ma il tiro viene deviato. In compenso il Toro ritrova coraggio e gambe, grazie anche ai sei cambi di Juric, per proporsi in ripartenza. Equilibrio che pare non possa essere scalfito fino ai rigori, ma il Milan più attacca invano più perde fiducia. Nel Toro l’entrata di Seck è decisiva. A sei minuti dai tiri dal dischetto, palla conquistata sulla trequarti, contropiede a campo libero di Bayeye palla in mezzo per Adopo che non può sbagliare. Toro ai quarti, addio Milan.