La Gazzetta dello Sport

Impresa da vero IL DIAVOLO È SPENTO E VA FUORI DALLA COPPA Toro

I GRANATA VINCONO IN 10 Djidji espulso al 70’ ma gli uomini di Juric resistono e nel secondo supplement­are centrano il successo con Adopo

- Di Fabio Licari MILANO

ilan all’inferno, Torino ai quarti di Coppa Italia. Milan in superiorit­à numerica quasi un’ora per il “rosso” a Djidji, ma tremendame­nte inconclude­nte come capita nelle peggiori giornate. Torino che cresce nel finale e ha la forza di inventarsi un contropied­e vincente al 114’ con Seck, Bayeye e il goleador Adopo, nomi sconosciut­i che però non si sono mai arresi anche quando l’attacco rossonero era diventato un assedio (spuntato). Secondo successo granata dopo quello in campionato, Juric kryptonite di Pioli. L’Inter aveva ribaltato la situazione con il Parma, guadagnand­osi un po’ di respiro, il Milan è imploso come il suo pubblico che, dopo 120’ di canti e tifo, ha accolto l’eliminazio­ne in silenzio. Quasi peggio di una contestazi­one.

Niente alibi Il Milan doveva vincere questa partita e non può essere una scusante il turnover in massa iniziale, con sei seconde linee in campo: una grande deve avere soluzioni alternativ­e, il Napoli e adesso anche la Juve stanno costruendo la loro corsa sulla capacità di alternare la rosa. Ma i rossoneri e l’Inter in questo settore non sono all’altezza. E così, quando tutti si aspettano i rigori, in fondo anche il Toro che non potrebbe chiedere di più, arriva il contropied­e che vale un successo tanto imprevedib­ile quanto meritato. Per Juric, da domani, riparte la lotta per mantenersi nel lato nobile della classifica. Per Pioli si apre la sfilata di dubbi e interrogat­ivi: qualcosa s’è inceppato nel meccanismo, l’entusiasmo e la leggerezza sono scomparsi dopo un’ora a Salerno, e neanche il ricorso a tutti i titolari, con il Milan che ha chiuso praticamen­te in formazione tipo, ha cambiato qualcosa. Anzi, le occasioni sprecate offrono meno alibi.

Progetto Toro Il Toro è stato ordinato e attento. L’obiettivo è chiaro fin da subito: congelare il match con il possesso insistito e una manovra orizzontal­e, aspettando il momento giusto per l’imbucata a sorpresa. Momento che sembra arrivare prestissim­o, quando Sanabria infila mezza difesa raggiungen­do Lukic: il vituperato Tatarusanu esce bene, il play granata non è un centravant­i, e l’occasionis­sima sfuma. Se si esclude il palo di De Ketelaere al 25’, per un tempo gli unici brividi a Milinkovic vengono per il freddo. È un Milan con sei riserve (Tatarusanu, Gabbia, Dest, Vranckx, Pobega, De Ketelaere) e un sistema, il 3-5-2, che sa un po’ d’ammissione di debolezza. D’altra parte i mille impegni obbligano al turnover, ma s’è capito che al momento Pioli non può rinunciare a troppi attori protagonis­ti. Juric l’ha capito e s’è premunito con un 3-4-2-1 piuttosto

bloccato ma non ripartente: il piano gli riesce a metà, la difesa funziona ma l’attacco che non risponde con Vlasic e Miranchuk sotto ritmo e Sanabria che si stanca della solitudine.

Rosso e addio turnover

La tensione dei granata cala in due occasioni e lì si capisce che il Toro non può permetters­i di spegnere la luce neanche per un attimo. Al 25’, prima del palo di Deke, colpo di testa all’indietro, c’era stato il bel tiro di Dest. E al 45’ ancora il bello senz’anima De Ketelaere aveva centrato la porta, trovando Milinkovic. Potrebbero sembrare segnali promettent­i, più nel gioco, più pericoloso da finto centravant­i, ma l’azione la porta Diaz e lui troppo spesso si limita ad aspettare e poi scompare come al solito. Fortuna per il Milan che Tonali è inesauribi­le, ma non tutti hanno la sua carica. Così, a inizio ripresa, il Toro decide di cambiare atteggiame­nto, o forse è il Milan che perde intensità, in ogni caso il baricentro si sposta in zona- rossonera. L’impression­e è che si potrebbe andare così fino ai rigori se al 24’ Djidji non entrasse sul piede di Messias in fuga: secondo giallo, espulsione, e in dieci contro undici è dura. Ma la storia è già cambiata perché Pioli sta pian piano ricostruen­do il Milan: sono appena entrati Messias e Leao, sembra in arrivo la scossa. Illusione.

Superiorit­à vana

Neanche Theo, Bennacer e Giroud, pur moltiplica­ndo le situazioni d’attacco, riescono a sfondare nella difesa del Toro che si compatta in un 4-4-1 asfissiant­e. Tanto che si arriva ai supplement­ari, risultato che il Toro non avrebbe mai immaginato in inferiorit­à numerica. Si soffre davanti a Milinkovic, sul tabellino spuntano le occasioni di Dest e Giroud, poi Leao spara in porta ma il tiro viene deviato. In compenso il Toro ritrova coraggio e gambe, grazie anche ai sei cambi di Juric, per proporsi in ripartenza. Equilibrio che pare non possa essere scalfito fino ai rigori, ma il Milan più attacca invano più perde fiducia. Nel Toro l’entrata di Seck è decisiva. A sei minuti dai tiri dal dischetto, palla conquistat­a sulla trequarti, contropied­e a campo libero di Bayeye palla in mezzo per Adopo che non può sbagliare. Toro ai quarti, addio Milan.

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ANSA/GETTY Scudettati già fuori Qui accanto Olivier Giroud, 36 anni, tra i granata Milinkovic Savic e Zima. A destra la festa di Michel Adopo, 22 anni, dopo il gol vittoria, e la delusione di Tatarusanu e Calabria

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