MA LE BIG D’EUROPA COSÌ RESTANO ANCORA LONTANE
La scelta di rossoneri e nerazzurri è diversa dalle altre grandi: la Cattedrale costerebbe 600 milioni, troppi senza i due club insieme
l budget è quello e quando comanda il portafoglio è difficile cambiare idea. Anche se magari non tutti i tifosi sono contenti. Inter e Milan hanno deciso di costruire uno stadio in comproprietà nel novembre 2018. Niente di anormale, si dirà: giocando insieme da oltre 70 anni dentro San Siro, la soluzione della continuità anche nel futuro sembrava la più normale. Ma siamo sicuri che sia, anche oggi, la più “giusta” per due club che pesano così tanto sul palcoscenico internazionale? Adesso che il futuro del Meazza e della Cattedrale sembra congelato, in attesa di sapere se davvero arriverà un vincolo che impedirà la demolizione dello stadio di oggi affossando il progetto di Inter e Milan su San Siro, i nuovi scenari che possono aprirsi fanno venire qualche dubbio. Soprattutto perché nel resto dell’Europa che conta, due squadroni con uno stadio solo non si vedono mica. Da Madrid a Manchester, da Londra a Barcellona, ogni club gioca in modo esclusivo dentro la sua casa. E riesce a guadagnare una montagna di soldi.
Più forza Inter e Milan hanno deciso di prendere una strada differente. Questione di budget e di portafoglio, come si diceva. «Essere in due ci ha dato una forza economica maggiore che magari non potevamo avere da soli», ha spiegato una volta il presidente del Milan Paolo Scaroni per motivare la scelta della condivisione con i cugini anche lontano dal Meazza. Una scelta in controtendenza rispetto allo scenario immaginato dalle vecchie proprietà. Era il 2015, una vita fa. Silvio Berlusconi (con in testa la figlia Barbara) spingeva per uno stadio tutto del Diavolo al Portello, nella zona dell’ex Fiera dove oggi c’è Casa Milan, da circa 50mila posti; Erick Thohir rilanciava l’idea di un Meazza tutto nerazzurro, da rinnovare mettendo sul piatto appena 70 milioni. I due progetti sono rimasti solo sulla carta. Ma il bisogno di guadagnare sempre di più dallo stadio negli anni è cresciuto. Per competere con i migliori club di Champions League non possono bastare i 45 milioni nerazzurri e i 34 milioni rossoneri ricavati dal Meazza nella stagione 20182019, l’ultima a pieno regime prima del Covid. Con i ripetuti “tutto esaurito” di quest’anno Inter e Milan aumenteranno ovviamente gli incassi da stadio, ma la distanza con i colossi d’Europa oggi è comunque incolmabile. Barça e Real Madrid nel 2018-19 viaggiavano a 175 milioni a testa grazie al Camp Nou e al Bernabeu, il Bayern a 127 con l’Allianz Arena, lo United a 126 con Old Trafford. Numeri pazzeschi, che spingono le due milanesi lontano dal leggendario Meazza.
Incertezza Secondo le stime fatte in questi anni da Elliott, oggi sostituito da RedBird, e Suning, il nuovo stadio rossonerazzurro costruito nei parcheggi del Meazza potrebbe far crescere i ricavi di 40 milioni a testa a stagione. Comunque un bel gruzzolo, raggiungibile anche grazie alla cosiddetta “offerta premium”: 9mila posti modulabili fino a 13.500 venduti a prezzi più alti. E qui entra in gioco un altro dubbio legato alla casa del futuro di Inter e Milan. Oggi San Siro ha una capienza di 75mila spettatori, la Cattedrale di Populous è stata pensata per 60-65mila, con il Comune di Milano che prima di Natale ha posto la condizione di salire fino a 70mila per avere l’ultimo ok al progetto. Ma l’incertezza dei primi giorni di gennaio è tanta. Ieri il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha risposto al sottosegretario alla Cultura
Vittorio Sgarbi, che sulla Gazzetta aveva confermato l’arrivo di un vincolo sul Meazza: «Parla a titolo personale e non ha nessuna possibilità di bloccare un progetto atteso da anni: da milanese, da tifoso e da vicepremier dico “avanti futuro!”». La certezza è che l’intero progetto rossonerazzurro per la trasformazione di San Siro ha un valore di circa 1,3 miliardi, con 600 milioni destinati al nuovo stadio. Una cifra importantissima, ma che non può essere sforata per arrivare ai 75-80mila posti invocati dai tifosi. Un terzo anello nella Cattedrale avrebbe un prezzo molto salato: 200 milioni.
La soluzione E allora si torna al punto di partenza: è il portafoglio che spinge Inter e Milan a pensare ancora a uno stadio in comune per almeno 90 anni (tanto durerebbe la concessione sull’area di San Siro se arrivasse l’okay definitivo di Palazzo Marino). Ma se alla fine davvero il Meazza non fosse demolibile cambierebbe qualcosa? Le squadre a quel punto potrebbero dividersi? Difficile, perché in questi anni l’alleanza è sembrata sempre forte. Inter e Milan, a meno di sorprese, andrebbero dirette sul pia
RedBird e Suning aspettano il Comune E se il Meazza sarà davvero vincolato?
no B, che si chiama Sesto San Giovanni (dove non aspettano altro...), più precisamente la zona delle immense aree della ex Falck. Nerazzurri e rossoneri a braccetto, ma siamo sicuri che sia la scelta giusta per volare all’altezza dei top club d’Europa?