Opposti estremismi
Spalletti giochista Allegri risultatista Ideologie contro e qualche affinità
Spalletti contro Allegri, giochisti contro risultatisti. NapoliJuve ha i contorni della disputa di religione che divide il calcio. Meglio vincere giocando bene, come fa il Napoli spallettiano e capolista, o vincere senza fronzoli come la Juve allegriana e inseguitrice? L’ennesima puntata di un dibattito senza fine.
LE ORIGINI Anche da giocatori erano diversi, ma..
Lo Spalletti giocatore era un mediano da corsa e la sua carriera agonistica si è snodata al massimo in Serie C. L’Allegri giocatore era un centrocampista brillante, un 10 vecchio stampo, con 101 presenze in Serie A. Date le premesse, Spalletti dovrebbe essere il risultatista e Allegri il giochista, ma la vita mescola le carte, cambia i modi di essere e di pensare. Lo Spalletti giocatore ha avuto Gian Piero Ventura come allenatore, tra Entella e Spezia. L’Allegri calciatore è stato allenato da Giovanni Galeone tra Pescara e Perugia. Sia Ventura sia Galeone son stati tecnici giochisti, ma più il secondo del primo. Galeone perseguiva un calcio coraggioso, libero e senza filtri. E l’Allegri degli inizi idem, si era costruito una certa fama di allenatore giochista. Al Milan i primi aggiustamenti, alla Juve la conversione al mantra bonipertiano del risultato come unica cosa che conta, fino alla frase cult sul “corto muso”, la vittoria di misura nell’ippica, sport di cui è appassionato. Vincere per 1-0 o con un gol di scarto come massimo godimento. Spalletti ha marciato in crescendo nella direzione opposta, ha puntato sempre di più sul possesso e sul palleggio e non ha mai ceduto al difensivismo.
LE DIFFERENZE Tra gol segnati e porte inviolate
Un macrodato della Serie A in corso certifica la spaccatura: il Napoli di Luciano Spalletti è la squadra che ha segnato di più, 39 gol; la Juve di Allegri è la squadra che ha subito meno reti, appena 7 in 17 giornate. Il Napoli è primo con 7 punti di vantaggio su Milan e Juve ed è proprio la differenza reti a spiegare la classifica: più 26 per Spalletti, più 19 per Allegri. Sette gol, sette punti. Per ora ha pagato di più il giochismo, ma Allegri viene da otto vittorie di fila, il suo risultatismo è ritornato a distribuire dividendi. In 17 giornate, per 12 volte la Juve ha mantenuto la propria porta imbattuta, clean sheet come si dice oggi. Per trovare un risultato migliore alla diciassettesima bisogna risalire a un’era geologica fa: nel 196667 il Cagliari di Gigi Riva arrivò a 13. Il Napoli di clean sheet ne ha ottenuti sette, rispetto alla Juve cinque di meno, e qui si condensa la diversità tra Spalletti e Allegri. L’allenatore della Juve ricerca l’impermeabilità.
LE SIMILITUDINI Non tutto però è come sembra…
Le apparenze come sempre ingannano. Napoli e Juve sono agli antipodi quanto a filosofie, ma alcuni dati della Serie A 2022-23 le avvicinano, quasi le rendono simili. Il Napoli è la squadra che ha segnato più gol su calcio d’angolo, è successo per nove volte, e seconda è la Juve con cinque. Sia Spalletti sia Allegri curano le palle inattive. Napoli e Juve sono le squadre che hanno realizzato più reti grazie ai cross, 11 il Napoli e 8 la Juve. Spalletti e Allegri sviluppano in modo diverso il gioco sulle fasce e ottengono risultati analoghi. Napoli e Juve sono le squadre che hanno concesso il minor numero di tiri in porta, 47 il Napoli e 51 la Juve (come la Roma). Spalletti è un giochista responsabile, sa come tenere lontani gli avversari dalla porta di Meret. La Juventus ama i secondi tempi, il 69 per cento dei suoi gol, 18 su 26, li ha concentrati nelle riprese, con una predilezione per i minuti di recupero, sono stati quattro i gol bianconeri oltre il novantesimo. Nessuno quanto il Napoli ha però trovato la rete nel quarto d’ora conclusivo, 11 sui 39 totali, quasi un terzo. Domani sera al Maradona massima attenzione allo scorcio finale. Nelle differenze “ideologiche”, Napoli e Juve condividono la capacità di stare sul pezzo fino all’ultimo secondo utile.
LA COMUNICAZIONE Toscani polemici, tra campagna e scogli
Spalletti è un toscano di campagna, è nato vicino a Empoli e lì governa la sua tenuta. Allegri è un toscano di scoglio, nato e cresciuto a Livorno. Nella comunicazione Spalletti è più filosofo e Allegri più diretto, ma tutti e due non si sottraggono alle polemiche, anzi le cercano. Spalletti è un creatore di linguaggio e fa largo uso di metafore. «Io non sono nato in Toscana - ha detto qualche anno fa -, sono voluto nascere in Toscana. Ho le gambe storte di chi fa solo sali e scendi e non può mai andare pari, su un terreno regolare. Guardi le mani. Anzi, no. Le tocchi proprio. Sono quelle di uno che ama stare nella campagna, potare le piante, dare da mangiare agli animali». Spalletti rivendica la matrice contadina, sinonimo di solidità e cultura del lavoro. Allegri per contro preferisce la leggerezza: «Da giovane - ha detto - mi piaceva molto cazzeggiare, a Livorno siamo così. E mi piace ancora: non si può vivere solo di
STRANEZZE Luciano era un mediano di grande corsa, Max un 10 classico I tecnici di Napoli e Juve hanno imboccato strade diverse rispetto ai loro percorsi da giocatori, quasi a smentire quelli che erano sul campo
lavoro. Quando sento gente che dice che bisognerebbe lavorare 24 ore al giorno penso: poi ti si fonde il cervello, ti scoppia la testa e non hai ottenuto un bel niente». Filosofie di vita in contrasto con gli stili di gioco. Lo Spalletti “ragazzo di campagna” dovrebbe essere un risultatista, un allenatore più attento alla concretezza che all’estetica. Il gaudente Allegri dovrebbe preferire il giochismo e la brillantezza. Eppure è il contrario, dimostrazione di come non si possa classificare niente e nessuno.