La Gazzetta dello Sport

«CHI NON HA PAURA È SOLO STUPIDO ORA MENO RISCHI»

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A DE PANNE (BELGIO)

L’olandese è il n° 1 dello sprint, ma nel 2020 rischiò di morire: «Guardo la vita con occhi diversi. Dopo la mia caduta gli arrivi sono più sicuri»

hiedergli se un velocista si possa permettere di avere la paura come compagna di viaggio, viene naturale. E la risposta di Fabio Jakobsen è altrettant­o naturale: «Certo che la paura c’è. Se uno sprinter non ha paura, allora sempliceme­nte è incoscient­e (usa la parola inglese reckless, ndr). Oppure stupido». Non c’è niente di banale in ogni riflession­e del 26enne olandese della Soudal-Quick Step, pronto al debutto già alla Vuelta San Juan dal 22 gennaio (contro Viviani, tra gli altri): nel 2020 l’incidente a 70 all’ora al Giro di Polonia gli stava costando la vita, ora ha chiuso il 2022 da campione d’Europa e numero uno delle volate.

3Jakobsen, parliamo con l’uomo più veloce del gruppo?

«Se guardiamo alla velocità pura, e al modo in cui vinco gli sprint, non sono molti quelli che mi possono passare quando mi sono lanciato».

3Dunque la risposta è sì?

«Difficile fare paragoni. Di solito sei il più veloce... per un giorno, in quello sprint. Certo, ho vinto più degli altri velocisti, e al campionato europeo ho battuto quasi tutti. Diciamo che mi metto tra i primi tre e in una giornata molto buona posso essere il più veloce».

3Però al Tour 2022, a Peyragudes, si era salvato dal fuori tempo massimo per appena 17”... «Non è un qualcosa che volevo. Ma se vuoi essere il più veloce negli arrivi piatti, devi accettare di poter essere il più lento nelle salite lunghe. E in verità, non ho intenzione di cercare di migliorare in salita».

Pensando anche a tutto quello che le è successo, ha l’impression­e di avere già vissuto più di una vita a soli 26 anni?

«Si potrebbe dire che sono diventato dieci anni più saggio... in un solo anno. Dopo la caduta, non mi sento più vecchio, ma ho uno sguardo differente nei confronti della vita. Amo sempre il ciclismo, mi diverto a competere... ma c’è molto altro. Ho un equilibrio maggiore. Ok, il ciclismo è importante, però moglie, famiglia e amici lo sono di più. Tento di combinare il tutto, e di essere felice. Mi sono anche sposato: il 2022 è stato molto bello e spero di continuare così».

estremo dire che l’incidente

che ha avuto si è trasformat­o in una opportunit­à?

«Volendo avere una visione ottimistic­a... In realtà, non c’è dubbio che sarebbe stato meglio non averlo. Ma non possiamo cambiare il passato. Qualcosa di positivo c’è stato, cerchiamo di guardarla in questo modo».

3Diceva che se uno sprinter non ha paura, è incoscient­e o stupido...

«Sì. Non solo nello sprint, ma nel ciclismo in generale c’è una componente di pericolo. Tutti cadiamo e tutti ci confrontia­mo con la paura. Ci sono dei momenti in cui devi essere cauto, e assicurart­i di poter restare sulla bici. Momenti in cui tiri fuori il coraggio e cerchi di superare la paura. Sapete: vincere una gara è bello, ma non lo scambio con il finire sull’asfalto».

Parliamo in generale: le volate stanno diventando più o meno pericolose?

«A me sembra che i finali siano un po’ più sicuri, anche se non tutti. Dopo quello che mi è successo, la maggior parte dei corridori sa a che cosa si può andare incontro se qualcosa va storto. L’ideale resta sempre un finale in un rettilineo di 4-500 metri senza curve».

Non possiamo non parlare della Milano—Sanremo: finora una sola partecipaz­ione, l’86° posto del 2022. Pensa che sia alla sua portata? O no?

«La definisco... un sogno. Ma per ora la Cipressa è troppo dura per me. L’anno scorso è passato in testa un gruppo di 26 corridori... Io non posso essere uno di quei 26. Magari se ci fosse vento contrario sarebbe diverso, ma finché non riesco ad arrivare ben piazzato ai piedi del Poggio non posso farcela. Se mi trovassi in ottima forma in quel periodo dell’anno credo che la squadra mi porterebbe. E allora, perché non continuare a sognarla?».

In squadra non è l’unico velocista: è andato via Mark Cavendish, ma è arrivato Tim Merlier. Come si convive con questo?

«Mark l’anno scorso non era contento di non essere stato selezionat­o per il Tour: normale, visto che nel 2021 aveva vinto quattro tappe. Sia io, sia Tim cercheremo di fare il meglio».

Può contare su Morkov, considerat­o il miglior apripista del mondo. Che vantaggio è?

«Parlerei di tutto il treno. Ho fatto alcuni sprint da solo, e non lo consiglio. Puoi trovarti nel casino, o in una posizione poco fortunata. Da soli non si vince».

 ?? AFP ?? Campione d’Europa Fabio Jakobsen, 26, vince il 16 settembre scorso la Kampioensc­hap van Vlaanderen con la maglia di campione d’Europa
AFP Campione d’Europa Fabio Jakobsen, 26, vince il 16 settembre scorso la Kampioensc­hap van Vlaanderen con la maglia di campione d’Europa

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