Juve a pezzi, come il suo muro Allegri: «Dispiace per Agnelli»
La disfatta di Napoli chiude nel modo peggiore l’era del presidente. Danilo: «Non eravamo top prima e ora non siamo scarsi»
Il fischio finale in fondo è stata una liberazione. Massimiliano Allegri ha passato i 3 minuti di recupero quasi immobile (insolito per un indiavolato come lui), con la testa bassa e le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni, mentre il pubblico del Maradona cantava beffardo “la capolista se ne va”. Chiamarla sconfitta è riduttivo: al Maradona è stata una resa, la certificazione di manifesta inferiorità di fronte al nemico, un’umiliazione. Erano quasi trent’anni che la Juventus non subiva 5 reti in un solo match: 30 maggio 1993, Pescara-Juventus 5-1, con il tecnico di oggi, che allora giocava con gli abruzzesi, autore del primo centro.
Difesa indifendibile
Inutile girarci intorno: è una figuraccia che i tifosi non dimenticheranno facilmente e neppure i giocatori, usciti con facce incredule e funeree. Un colpo da cui non sarà facile riprendersi e che potrebbe avere ripercussioni sul cammino della Signora. Dopo 8 partite di fila senza subire gol, in 90 minuti Madama ha perso scontro diretto e imbattibilità. Si è fermata la striscia positiva e anche quella dei minuti senza incassare reti (756). A far crollare la Signora è stato Osimhen, 185 centimetri di esplosività e capocannoniere della A. La Juventus invece nell’ultima di Andrea Agnelli presidente («Vogliamo dedicargli la vittoria», aveva detto Adrien Rabiot nel pre partita) non ha retto l’urto contro la prima della classe e contro il miglior attacco del campionato, scoprendosi indifesa e difficilmente difendibile.
Poca energia «Faccio i compimenti al Napoli - ha detto il tecnico della Juve -, è stata una sconfitta meritata, siamo arrivati con un carico di energie inferiore. C’è sempre una partita all’anno dove ogni tiro può essere gol, ma non ci dobbiamo buttare giù, anche perché venivamo da 8 vittorie di fila. Rimettiamoci in piedi e guardiamo il lato positivo, recuperando gli infortunati. Dispiace per Agnelli aver chiuso così il suo periodo, ma dobbiamo andare avanti». E Danilo aggiunge: «Non eravamo fenomeni prima e non siamo scarsi ora».
Scelte infelici Altro che Allegrata: stavolta è stato Spalletti a fare lo scherzetto al rivale, senza inverarsi niente di strano, semplicemente giocando a calcio. Non è bastato il rientro di Bremer, assente contro l’Udinese per un affaticamento. Anzi è stato proprio lui, schierato al centro della linea a tre, a commettere l’ingenuità più grave su Osimhen per il 2-1. Allegri aveva costruito il filotto della collezione autunno-inverno puntando sulla ritrovata solidità, ma una cosa è contenere l’attacco di Cremonese e Udinese, un’altra blindarsi contro una squadra che attacca in maniera corale e continua e non ti lascia il tempo di respirare e ragionare. La mossa Chiesa quasi in versione terzino a destra per cercare di arginare Kvaratskhelia non ha funzionato, così come Kostic arretrato a sinistra nel 4-4-2 disegnato da Max nel secondo tempo. La squadra è stata costantemente in apnea e nel secondo tempo è naufragata.
Ripartenza
L’ultima volta che Allegri aveva incassato 5 gol era ancora l’allenatore del Cagliari (2010): mai gli era successo prima, né col Milan né con la Juve. «Abbiamo avuto una reazione dopo il 2 a 0 - ha spiegato - poi però abbiamo lisciato la palla sul 3-1 e lì ci è crollato il mondo addosso. Resto convinto che con un’altra energia il secondo e terzo gol non li prendevamo. Questa serata non deve avere ripercussioni, ora staremo due-tre giorni con la delusione addosso che però va trasformata in rabbia positiva. Bisogna analizzare e reagire, facendo meglio, per arrivare tra le prime quattro».