La Gazzetta dello Sport

Dybala è il grande errore Si temeva la sua fragilità E a Simone manca il vero 10

Tante mosse false nelle trattative, ma la Joya sarebbe stato il trequartis­ta ideale e un investimen­to per il bilancio

- Di Fabio Licari

Un rimpianto chiamato Dybala. Un fuoriclass­e che avrebbe risolto molti problemi di Inzaghi, accendendo la luce tra le linee, giocando accanto a Lukaku, Dzeko e forse Lautaro, offrendo quell’imprevedib­ilità indispensa­bile a una squadra fin troppo disciplina­ta. Sicurament­e l’Inter non è l’unica a riflettere sulle mosse false del mercato, anche la Juve sta forse ripensando a Pogba e Di Maria perseguita­ti da problemi più seccanti di quelli della Joya. Ma le situazioni sono diverse. In bianconero Dybala era ormai bruciato. E non soltanto per ragioni calcistich­e: la pantomima dell’ultimo incontro con il procurator­e è stata un’umiliazion­e supplement­are. L’Inter no, è stata davvero a un passo dall’argentino, sognava la grande coppia con Lukaku. Però ha dubitato, traccheggi­ato, esitato e infine scelto in direzione opposta. Sbagliando. Il rimorso è duplice, tecnicotat­tico e patrimonia­le. Non l’unico di un mercato che sta condiziona­ndo la stagione.

Quello che serviva Dybala era libero nel momento chiave, tra fine giugno e inizio luglio. A costo zero, commission­i per gli agenti escluse. Una bocca in più da sfamare che obbligava naturalmen­te ad alleggerir­e il monte stipendi, liberandos­i di un altro attaccante. Il nome non era un mistero: Correa. Mai convincent­e per più di due partite di fila. Non che ci fosse la fila per l’ex laziale, ma lavorandoc­i su qualcosa sarebbe successo. Inzaghi ha preferito non avventurar­si nel sentiero disseminat­o d’insidie di Dybala, temendo i soliti problemi muscolari. Risultato: manca disperatam­ente un trequartis­taseconda punta, perché Correa è un ripartente anarchico, Lukaku un nove puro, Dzeko un centravant­i arretrato e Lautaro uno di movimento. Quello che serviva era l’attaccante che poteva fare coppia con tutti gli altri, il collegamen­to di classe tra le punte e una mediana in cui Calhanoglu e Mkitharyan, in teoria il più simile a Dybala, stanno arretrando di anno in anno il loro raggio d’azione.

Interrogat­ivo Lukaku

Mancano invece la fantasia, il genio improvviso, le visioni di un Dybala in quella zona dove, se le difese si compattano, l’Inter fatica a “inventare” uno spiraglio vincente. E difetta anche un’alternativ­a a Lautaro seconda punta. Che poi Lukaku fosse in queste condizioni non era immaginabi­le. Tutti d’accordo nel riconoscer­e che il meglio lo ha sempre dato con Conte, ma l’ambiente, i tifosi, la voglia di reagire all’annata balorda nel Chelsea suggerivan­o un Lukaku-bis devastante. Non è stato così e non sarà neanche facile indagare sui motivi del crollo. Quello vero non è Lewandowsk­i, ma neanche il fantasma impacciato visto tra campionato e Mondiale.

Asset mancato

Il contraccol­po per il Dybala mancato è anche patrimonia­le. Nessuno in rosa — tranne Lautaro, inevitabil­mente tra gli indiziati per “fare” bilancio — è un asset importante per la società. Dzeko sta per compiere trentasett­e anni e non è merce di scambio. Lukaku è un prestito. Correa s’è svalutato. Nell’ipotesi peggiore, quella di un Dybala non esaltante, l’Inter se ne sarebbe liberata senza minusvalen­ze, ma una plusvalenz­a sarebbe stata più probabile. Il problema è che tutto il mercato dell’Inter offre il fianco a parecchie critiche: Skriniar che rischia di sfuggire a zero, Bremer perso forse per troppa sicurezza. Il fair play “interno” imposto da Zhang, di fatto più rigoroso di quello Uefa, impedisce qualsiasi mossa. Ma la differenza che sta emergendo con Napoli, fino a ieri con la Juve, e che ai rossoneri, è il gap di rendimento tra prime e seconde linee- Proprio nella stagione in cui, con il Mondiale in mezzo, è impossibil­e rinunciare al turnover.

Il club ha esitato sull’argentino pure per il controllo delle spese. E ora...

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GETTY La Joya Paulo Dybala, 29 anni, è alla prima stagione con la Roma

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