Dybala è il grande errore Si temeva la sua fragilità E a Simone manca il vero 10
Tante mosse false nelle trattative, ma la Joya sarebbe stato il trequartista ideale e un investimento per il bilancio
Un rimpianto chiamato Dybala. Un fuoriclasse che avrebbe risolto molti problemi di Inzaghi, accendendo la luce tra le linee, giocando accanto a Lukaku, Dzeko e forse Lautaro, offrendo quell’imprevedibilità indispensabile a una squadra fin troppo disciplinata. Sicuramente l’Inter non è l’unica a riflettere sulle mosse false del mercato, anche la Juve sta forse ripensando a Pogba e Di Maria perseguitati da problemi più seccanti di quelli della Joya. Ma le situazioni sono diverse. In bianconero Dybala era ormai bruciato. E non soltanto per ragioni calcistiche: la pantomima dell’ultimo incontro con il procuratore è stata un’umiliazione supplementare. L’Inter no, è stata davvero a un passo dall’argentino, sognava la grande coppia con Lukaku. Però ha dubitato, traccheggiato, esitato e infine scelto in direzione opposta. Sbagliando. Il rimorso è duplice, tecnicotattico e patrimoniale. Non l’unico di un mercato che sta condizionando la stagione.
Quello che serviva Dybala era libero nel momento chiave, tra fine giugno e inizio luglio. A costo zero, commissioni per gli agenti escluse. Una bocca in più da sfamare che obbligava naturalmente ad alleggerire il monte stipendi, liberandosi di un altro attaccante. Il nome non era un mistero: Correa. Mai convincente per più di due partite di fila. Non che ci fosse la fila per l’ex laziale, ma lavorandoci su qualcosa sarebbe successo. Inzaghi ha preferito non avventurarsi nel sentiero disseminato d’insidie di Dybala, temendo i soliti problemi muscolari. Risultato: manca disperatamente un trequartistaseconda punta, perché Correa è un ripartente anarchico, Lukaku un nove puro, Dzeko un centravanti arretrato e Lautaro uno di movimento. Quello che serviva era l’attaccante che poteva fare coppia con tutti gli altri, il collegamento di classe tra le punte e una mediana in cui Calhanoglu e Mkitharyan, in teoria il più simile a Dybala, stanno arretrando di anno in anno il loro raggio d’azione.
Interrogativo Lukaku
Mancano invece la fantasia, il genio improvviso, le visioni di un Dybala in quella zona dove, se le difese si compattano, l’Inter fatica a “inventare” uno spiraglio vincente. E difetta anche un’alternativa a Lautaro seconda punta. Che poi Lukaku fosse in queste condizioni non era immaginabile. Tutti d’accordo nel riconoscere che il meglio lo ha sempre dato con Conte, ma l’ambiente, i tifosi, la voglia di reagire all’annata balorda nel Chelsea suggerivano un Lukaku-bis devastante. Non è stato così e non sarà neanche facile indagare sui motivi del crollo. Quello vero non è Lewandowski, ma neanche il fantasma impacciato visto tra campionato e Mondiale.
Asset mancato
Il contraccolpo per il Dybala mancato è anche patrimoniale. Nessuno in rosa — tranne Lautaro, inevitabilmente tra gli indiziati per “fare” bilancio — è un asset importante per la società. Dzeko sta per compiere trentasette anni e non è merce di scambio. Lukaku è un prestito. Correa s’è svalutato. Nell’ipotesi peggiore, quella di un Dybala non esaltante, l’Inter se ne sarebbe liberata senza minusvalenze, ma una plusvalenza sarebbe stata più probabile. Il problema è che tutto il mercato dell’Inter offre il fianco a parecchie critiche: Skriniar che rischia di sfuggire a zero, Bremer perso forse per troppa sicurezza. Il fair play “interno” imposto da Zhang, di fatto più rigoroso di quello Uefa, impedisce qualsiasi mossa. Ma la differenza che sta emergendo con Napoli, fino a ieri con la Juve, e che ai rossoneri, è il gap di rendimento tra prime e seconde linee- Proprio nella stagione in cui, con il Mondiale in mezzo, è impossibile rinunciare al turnover.
Il club ha esitato sull’argentino pure per il controllo delle spese. E ora...