STOP ALLE TRASFERTE PER TUTTI I TIFOSI DECISIONE INGIUSTA
Fermi tutti, nessuno si muova. Si va verso il divieto per tutti i tifosi di Napoli e Roma di andare in trasferta, possibili uno o due mesi di stop. Sarebbe la prima conseguenza del giro di vite che si è deciso di dare dopo gli incidenti di domenica scorsa, la guerriglia sull’Autostrada del Sole tra ultras azzurri e giallorossi. L’unico precedente di un fermo così drastico risale al 2014, quando fu imposto agli atalantini per tre mesi. Avete letto bene: il blocco dovrebbe essere rivolto ai tifosi, non ai soli ultras. Quindi, per fare un esempio, un appassionato romanista che volesse recarsi a vedere la sua squadra del cuore a Lecce l’11 febbraio, magari con la famiglia, si dovrà mettere il cuore in pace e accomodarsi davanti alla tv.
Idem per il napoletano che desiderasse farsi una gita a La Spezia il 5 febbraio. Piantedosi, il ministro dell’Interno, dopo il vertice con il Comitato per l’analisi e la sicurezza delle manifestazioni sportive, il Casms, lascia intuire quali saranno le linee guida, cioè uno stop senza distinzioni per le due tifoserie oppure, ipotesi meno accreditata, le scelte caso per caso da parte dei prefetti. Il no sarebbe per tutti: bandite le distinzioni di sorta, si tratterebbe di un netto taglio lineare.
Senza venire scambiati per anarchici del terzo millennio, la si potrebbe definire una limitazione della libertà personale. Il decreto si realizzerebbe senza badare alle eccezioni e alle diverse opportunità, che verrebbero negate al comune cittadino che non si è mai nemmeno sognato di aggredire chicchessia, dentro o fuori da un impianto.
È la via più elementare da seguire, ma di sicuro danneggia una maggioranza silenziosa che meriterebbe di essere ascoltata e tutelata. Soprattutto se si vuole contribuire a creare un clima civile negli stadi e nel calcio in generale, splendido giocattolo che va protetto e che ha assoluto bisogno di nuovi bacini d’utenza, difficili da allargare se si preferiscono le chiusure totali.
Si potrebbe invece intervenire in maniera più mirata e con misure quasi sartoriali, a partire da una più puntuale opera di prevenzione e intelligence. Il numero uno del Viminale, dopo gli scontri sulla A1, asserisce: «Sono in corso accertamenti per la verifica delle responsabilità».
Fin qui siamo alla doverosa risposta delle istituzioni, al riflesso pavloviano. Poi aggiunge: «Credo ci siano
Il blocco totale finisce per punire chi ama il calcio. I veri criminali possono essere isolati
elementi per un numero significativo di Daspo». Ecco uno dei punti cruciali: se si è nelle condizioni di poter individuare, anche in un folto mucchio, e circoscrivere chi fa parte di frange criminali, perché non agire in via preventiva? Se si vuole, gli strumenti investigativi ci sono, un efficace e continuo ricorso al setaccio potrebbe soffocare sul nascere le iniziative dei peggiori elementi delle curve. Le forze dell’ordine sanno benissimo dove colpire in modo chirurgico. L’avrete sentita milioni di volte: prevenire è meglio che curare. Ebbene, lo ripetiamo. Perché non è giusto che, per una minoranza di criminali che possono essere comunque isolati, bloccati e puniti, ci rimetta soprattutto chi il calcio lo ama davvero.