La Gazzetta dello Sport

Fisichella 50 giri

CINQUANT’ANNI A SUON DI MOTORI «IO, SCHUMACHER E QUEL BILIARDINO DOPO LE CORSE...» Leclerc e Sainz hanno tutto per vincere il titolo

- di Luigi Perna

Obiettivo

Sì, avrei voluto vincere un Mondiale Piloti, ma tornassi indietro rifarei tutto

«Nei kart le mie stagioni più belle La Ferrari in F.1 sogno realizzato, e chissà se fossi arrivato prima...»

Gratitudin­e

Briatore l’uomo più importante della mia carriera? Prima di lui citerei Minardi

La compilatio­n della sua carriera è ricca di successi. Giancarlo Fisichella ha fatto suonare ogni tipo di motore come fossero i brani che mette in fila nelle serate dove si diverte a fare il deejay. Oggi il pilota romano della Ferrari compie 50 anni, volati veloci come le auto che ha guidato, dal kart alla F.3, dal Dtm con l’Alfa Romeo alla F.1, fino ai trionfi con la rossa nella 24 Ore di Le Mans.

Fisico, che cosa la spinge a gareggiare ancora?

«La passione e l’amore che ho per l’automobili­smo, al quale mi sono dedicato ricevendo grandi soddisfazi­oni. Continuo a divertirmi e provo sempre emozioni a salire sul podio o a vincere».

Come si sente a 50 anni?

«Fatico più di quando ne avevo 20. Ma fisicament­e sto bene e mentalment­e mi sento un ragazzo».

Si sarebbe mai immaginato di restare nello sport così a lungo?

«Una volta diventato profession­ista, ho sperato di restarci per molto tempo come pilota e poi in un ruolo managerial­e, adesso con il mio socio Marco Cioci gestisco un’Accademia per aiutare i giovani piloti emergenti».

Che cosa si augura dal 2023?

«Di disputare un paio di campionati importanti e ottenere altri bei risultati (la macchina sarà la nuova 296 GT3; n.d.r.)».

A quali momenti del passato ripensa più spesso con piacere?

«Ho vissuto esperienze bellissime. Ma, se devo scegliere, dico gli anni del kart. Sono stati i più divertenti e spensierat­i. Finito di girare in pista, andavamo a giocare a biliardino al bar. Oggi vedo ragazzini di dieci o undici anni che passano ore a guardare la telemetria con gli ingegneri... È tutto esasperato e i costi sono saliti alle stelle».

La rende orgoglioso essere fra i cinque italiani con più risultati in F.1 dopo Ascari, Patrese, Alboreto e Farina?

«Sono contento, non tornerei indietro per cambiare qualcosa. Ho corso per 14 stagioni in F.1, disputato 231 GP, con pole e vittorie, contribuen­do alla conquista di due titoli Costruttor­i della Renault. Certo, avrei voluto vincere il Mondiale piloti, ma non si può avere tutto».

Rimpiange di essere arrivato alla Ferrari solo nel 2009?

«È vero, ci sono arrivato tardi, disputando solo cinque gare con una macchina difficile da guidare e senza test, ma correre per la Ferrari era un mio sogno nel cassetto fin da bambino e a 37 anni non potevo dire di no. Poi sono rimasto in famiglia finora come pilota del reparto Competizio­ni GT».

Come andò il test che fece nel 1994 a Fiorano sulla 412 T2?

«Era un premio dopo la vittoria del Tricolore di F.3. Giravano anche Morbidelli, Badoer e Martini. C’era il presidente Montezemol­o spettatore. Quelle due ore su una Ferrari di F.1 con il motore V12 restano indimentic­abili».

Flavio Briatore è la persona a cui deve sportivame­nte di più?

«No, anche se è stato molto importante. Innanzitut­to citerei Giancarlo Minardi, il primo a darmi una macchina per debuttare in F.1. Briatore poi mi portò alla Benetton e in seguito volle che tornassi alla Renault».

Chi è stato il compagno di squadra più forte che ha avuto?

«Fernando Alonso: veloce, molto preparato e non sbagliava mai. Abbiamo disputato assieme due belle stagioni. Nel 2005 ho cominciato il campionato vincendo in Australia, ma poi problemi tecnici e altre circostanz­e hanno rallentato la mia corsa al titolo, e mi sono dovuto sacrificar­e per la squadra».

Il pilota migliore di sempre?

«Michael Schumacher. Purtroppo non ho mai corso nello stesso team, sarebbe stato utile vedere le sue telemetrie, ma abbiamo condiviso tanti bei momenti alle gare e con la Nazionale piloti. A volte scendeva dalla macchina o finiva una partita di calcio e non sembrava neppure avere sudato».

I ferraristi Leclerc e Sainz sono la coppia più forte della F.1?

«La più forte o tra le più forti. Entrambi hanno le qualità per diventare campione del mondo».

Che cosa aveva la F.1 dei suoi tempi che manca oggi?

«Il suono senza paragoni dei motori V8 o V10. Non farei a cambio con le macchine di oggi, anche se le gare sono belle e spettacola­ri, con novità interessan­ti come le Sprint Race. Domenicali sta facendo un ottimo lavoro».

La Ferrari a giugno lotterà per la vittoria assoluta a Le Mans con la 499 Hypercar. Quanto è importante questo rientro ufficiale?

«È un ritorno storico e la Ferrari ci sta mettendo un impegno totale. La 24 Ore è la corsa più famosa al mondo, la popolarità della categoria è in crescita, bella sfida».

È stato difficile in tutti questi anni conciliare il suo lavoro con il ruolo di marito e di padre?

«Sono stato fortunato ad avere la compagna e la famiglia giuste, il mio punto di riferiment­o. Ai miei figli ho cercato di insegnare valori ed educazione, facendo capire che si va avanti con l’impegno».

Vedremo un Fisichella junior in pista?

«Mio figlio Christophe­r compie vent’anni fra un mese. Mi spiace non averlo seguito, facendolo gareggiare, perché le poche volte che è salito su un kart o in auto, ha impression­ato. Chissà che adesso non succeda qualcosa».

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