La Gazzetta dello Sport

DZEKO FA SEMPRE LA DIFFERENZA ORA PER L’INTER VALE IL DOPPIO

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Apensarci bene, tutta la vita di Edin Dzeko è una rincorsa, una specie di rimonta. Le cicatrici indelebili e pesanti del suo viaggio si confondono con la leggerezza dei gol e dei segni lasciati sul campo. Tutto comincia con l’interminab­ile assedio di Sarajevo, i cecchini e le bombe che incombono anche sui bambini come era lui – nei primi anni Novanta –, la consapevol­ezza che la morte non è un gioco. Ancora adesso i fuochi d’artificio, per chi è cresciuto in quel modo nel cuore dell’Europa, anziché essere un segno di festa restano un incubo da evitare. La rincorsa di Dzeko, nel calcio, ha attraversa­to la Germania dove ha vinto un campionato col Wolfsburg e ha toccato per la prima volta il cielo a Manchester, dopo che Roberto Mancini l’aveva voluto nel City. Nel maggio 2012, al termine di una partita pazzesca, Dzeko era riuscito a conquistar­e il titolo di campione d’Inghilterr­a che al City mancava da 44 anni. Fino al 92’ stava perdendo 2-1 col Queens Park Rangers. Doveva vincere per aggiudicar­si la Premier. Sulla linea del traguardo, Dzeko – entrato in campo da una ventina di minuti – aveva pareggiato il conto, di testa. Subito dopo, Aguero aveva messo la firma sul trionfo. È passato tanto tempo, non sono cambiate molte cose. Dzeko ha continuato il suo viaggio, in Italia, con molte luci e qualche ombra, risalendo la corrente. Anche nella Roma, per dire, convinto a trasferirs­i dal suo amico Pjanic. In gialloross­o, il

9 bosniaco ha toccato punte di rendimento assolute, è stato capocannon­iere della A, ha lasciato il solco-record di 39 gol in una stagione tra campionato e coppe. Nessuno dimentica le giocate in tandem con Salah. Eppure, all’Olimpico, non tutto era

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Firma Edin Dzeko, 36, con la Supercoppa vinta contro il Milan

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