La Gazzetta dello Sport

I GIOVANI TALENTI DA VALORIZZAR­E CHI CI CREDE... CRESCE

- Di ALEX FROSIO

Igol di Colombo, la regia di Rovella e Ricci, la freschezza di Miretti e Baldanzi. La Serie A non è (ancora) un campionato per giovani ma qualche lampo di speranza si vede. L’Europeo Under 21 che si giocherà a giugno - e per il quale l’Italia di Nicolato si è qualificat­a in carrozza proprio puntando su talenti che a inizio biennio giocavano poco o niente nei club - servirà per valutare il reale livello raggiunto dai nostri ragazzi. Anche se prima sarebbe utile stabilire fino a quando considerar­e “giovani” certi giocatori. L’Europeo sancisce la fine di un percorso e possono giocarlo i ragazzi nati dopo il 2000: gente come Tonali e Raspadori, per intenderci, o Enzo Fernandez e Tchouameni, che hanno giocato la finale del Mondiale (come Daniele De Rossi, che nel 2006 sarebbe stato ancora eleggibile per l’Under 21...). O Vinicius, che ha deciso una finale di Champions League. D’altra parte anche nella miliardari­a Premier succede che Pep Guardiola punti su Rico Lewis o De Zerbi trovi gol pesanti da Evan Ferguson. Sono nati entrambi nel 2004. Willy Gnonto è di un anno più vecchio e pure lui, dopo lo Zurigo, ha scelto i prati inglesi per continuare la sua crescita. Come Udogie, che la Premier si è già portata via pur lasciandol­o ancora in Italia. Qualche raggio di azzurro però ha iniziato a illuminare anche la Serie A. Magari non sono tutti così sbarbati, ma i nostri Under 21 si sono ritagliati spazi importanti: Rovella al Monza, Carnesecch­i alla Cremonese, Scalvini e Okoli nell’Atalanta, Colombo nel Lecce, Miretti e Fagioli nella Juve (con Soulé e Iling, altri giovani interessan­ti). Stanno dimostrand­o di essere giocatori da Serie A. E contrastan­o la mancanza di pazienza che attanaglia le nostre squadre: se il giovane sbaglia è bruciato, se lo fa l’esperto ha sempre un’altra occasione. Approfonde­ndo l’analisi, infatti, si capisce che i “centri di sviluppo” sono sempre pochi e sempre gli stessi: l’Atalanta che dopo gli anni di vertice senza prodotti del vivaio è tornata a inserire i figli di Zingonia, l’Empoli che non teme di giocarsela con Parisi e le novità Baldanzi strepitoso - e Fazzini (nati nel

I nostri Under 21 stanno cominciand­o ad illuminare la A. Anche se all’estero...

2003!), la Roma che ha una lunga tradizione di produzione­talenti (e Mourinho sa riconoscer­lo, il talento), anche la Juve (di sua proprietà sono pure Rovella, Ranocchia e Cambiaso) che in questi tempi tempestosi forse potrebbe ripensarsi proprio seguendo la linea verde. Secondo l’ultimo rapporto del Cies non ci sono italiane tra le prime 20 squadre per giocatori del vivaio impiegati (21a la Roma, 24a l’Atalanta), ma ce ne sono 5 che non hanno dato neanche un minuto a ragazzi cresciuti nel club. Non potendo competere con la potenza della Premier e dovendosi spesso accontenta­re di raccattare carneadi in mercati minori, non sarebbe allora meglio puntare direttamen­te sui ragazzi di casa nostra? Lo fanno persino gli inglesi...

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 ?? ?? Fiducia Nicolò Rovella, 21 anni, centrocamp­ista del Monza e dell’Under 21. È di proprietà della Juve.
Fiducia Nicolò Rovella, 21 anni, centrocamp­ista del Monza e dell’Under 21. È di proprietà della Juve.

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