La Gazzetta dello Sport

MA LA RISPOSTA AL -15 È UNA DOPPIA RIMONTA

I bianconeri, alla prima sfida dopo la penalizzaz­ione, contro l’Atalanta vanno sotto due volte però evitano il ko

- di Sebastiano Vernazza INVIATO A TORINO

La rabbia, l’orgoglio, la necessità assoluta di non perdere. La Juve non poteva soccombere, nonostante avesse davanti un’Atalanta che veniva da due partite, tra campionato e Coppa Italia, in cui aveva segnato 13 gol. Napoli escluso, il peggior avversario che in questo periodo potesse capitare, con un Lookman sempre più abbagliant­e: ieri sera due gol, un assist e una formidabil­e velocità di pensiero e di esecuzione. La Juve è andata per due volte in svantaggio e per due volte ha risalito la corrente. Non è vero che vincere è l’unica cosa che conta, a volte basta pareggiare per dimostrare di essere vivi. La Juve doveva reagire alle mazzate dentro e fuori dal campo, il 5-1 del Maradona e la penalizzaz­ione monstre, i 15 punti in meno per le plusvalenz­e. La Juve resiste e questa per i suoi tifosi è la cosa più importante. Non ha neppure senso interrogar­si sulle minime possibilit­à di riaggancia­re il treno del quarto posto. Non ce l’ha perché l’Uefa potrebbe escludere la Juve dall’Europa per irregolari­tà contabili e amministra­tive. Più della classifica, in campionato importeran­no le prestazion­i, la voglia di rispettare la propria storia.

Che reazione L’Atalanta ha preso a morsi la partita, Gasperini l’ha ripresenta­ta in modalità aggression­e. Tutti alti e accampati nella metà campo altrui, con la solita metodologi­a dei duelli individual­i, ciascun atalantino aveva un avversario da assaltare. Presumiamo che la Juve se lo aspettasse, ma il passaggio dalla teoria alla pratica può essere traumatico e nel giro di cinque minuti la Signora è andata sotto. Locatelli ha sbagliato un passaggio in uscita e i gasperinia­ni in due secondi hanno attivato l’asse Boga-Lookman, con gol del secondo, complice un disastroso goffo intervento di Szczesny sul primo palo, quasi un’autorete. Poteva essere il principio della fine, ma la Juve si è ribellata e si è battuta per un nuovo inizio. Una reazione di pancia, di nervi, di cuore, e neppure le scelte sbagliate dell’arbitro Marinelli hanno spento il fuoco. Passi per la cintura di Palomino a Milik appena dentro l’area, forse il polacco ha accentuato la caduta, ma il difensore ha rischiato molto, abbiamo visto rigori concessi per molto di meno. Inaccettab­ile però che Marinelli abbia avuto bisogno della Var per assegnare il rigore del fallo di Ederson su Fagioli. Era lì, a due passi, come ha fatto non vedere? Di Maria ha trasformat­o e sulle ali dell’1-1 la Juve ha restituito con gli interessi all’Atalanta la scarica di pugni dei primi minuti. I “gasperinia­ni” sono stati costretti ad arretrare, quasi ad arroccarsi negli ultimi trenta metri. Da dominatori a

La reazione La Signora doveva dimostrare di essere viva e l’ha fatto, recuperand­o lo svantaggio

L’equilibrio Tanti applausi ai nerazzurri per il gioco offensivo, ma alla fine il 3-3 è stato giusto

dominati in un attimo. Nel ribaltone tecnico-strategico abbiamo visto scorrere l’ultracente­naria storia juventina e il furore per una situazione avvertita come un’ingiustizi­a. Lookman, come Locatelli, ha sprecato un pallone, Di Maria l’ha lucidato con un colpo di tacco per Fagioli sulla destra. Il giovane centrocamp­ista, sempre più autorevole e in sentore di Nazionale, ha tracciato il cross perfetto per Milik, bravissimo nell’anticipare Toloi e segnare il 2-1 con un destro al volo. Tutto molto bello, meritato e preservato fino all’intervallo, anche se al cospetto dell’Atalanta nessuno può sentirsi al sicuro con tutta la ripresa davanti.

Che tonfo La Juve è risalita dagli spogliatoi con la testa altrove. Troppo compiaciut­a di sé, gongolante per aver sovvertito lo svantaggio iniziale, si è fatta sommergere un’altra volta dall’Atalanta. Un “uno-due” terribile nel giro di otto minuti. Il 2-2 di Maehle innescato da Lookman, il 2-3 di Lookman su cross di Boga. Le due azioni hanno preso forma sulla fascia sinistra atalantina, la destra della Juve, e non è stato un caso. Lì, sul lato debole juventino, sulle fragilità di Danilo e McKennie, l’Atalanta ha martellato a lungo. Quando ha inserito Pasalic per Boga, Gasperini ha spostato Lookman dalla corsia destra a quella mancina. Da quella parte la Juve non connetteva e soffriva, ma Allegri non è rimasto a guardare.

Che scossa Scollinata l’ora di gioco, l’allenatore della Juventus ha richiamato lo spento Kostic e inserito Chiesa. È stata un’iniezione di spirito juventino. Chiesa ha dentro lo spirito kombat che appartenev­a a gente come Furino, Tardelli e tanti altri. Non è tipo che si faccia intimidire. Chiesa a sinistra ha tolto all’Atalanta la certezza che su quella corsia non sarebbe successo nulla, il retropensi­ero strisciant­e finché giocava Kostic. Chiesa ha scosso la Juve, l’ha riportata su, dalle parti di Musso, e quando Locatelli si è guadagnato una punizione dal limite per un blocco di De Roon, a sorpresa è saltato fuori uno schema. Di Maria ha fintato il tiro e ha toccato per Danilo, destro rasoterra del brasiliano e 3-3. Un trucco abbastanza basico, ma una palla inattiva sfruttata al meglio. Sul 3-3 la partita ha preso a ondeggiare, chiunque avrebbe potuto vincerla e così è giusto che sia finita in parità. Applausi all’Atalanta per la produzione di calcio offensivo, ma questa era la serata della Juventus, tutti volevano capire come si sarebbe comportata nella tempesta. La Juve ha reagito da Juve, con temperamen­to. Sarà lungo il viaggio fino al termine della notte, però non calerà un buio pesto, se la squadra sarà mossa dall’animo irriducibi­le di ieri.

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GETTY Angelo bianconero Angel Di Maria, 34 anni, festeggia con il segno del cuore il momentaneo 1-1 della Juve su rigore: in campionato le sue reti sono 3
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