MA LA RISPOSTA AL -15 È UNA DOPPIA RIMONTA
I bianconeri, alla prima sfida dopo la penalizzazione, contro l’Atalanta vanno sotto due volte però evitano il ko
La rabbia, l’orgoglio, la necessità assoluta di non perdere. La Juve non poteva soccombere, nonostante avesse davanti un’Atalanta che veniva da due partite, tra campionato e Coppa Italia, in cui aveva segnato 13 gol. Napoli escluso, il peggior avversario che in questo periodo potesse capitare, con un Lookman sempre più abbagliante: ieri sera due gol, un assist e una formidabile velocità di pensiero e di esecuzione. La Juve è andata per due volte in svantaggio e per due volte ha risalito la corrente. Non è vero che vincere è l’unica cosa che conta, a volte basta pareggiare per dimostrare di essere vivi. La Juve doveva reagire alle mazzate dentro e fuori dal campo, il 5-1 del Maradona e la penalizzazione monstre, i 15 punti in meno per le plusvalenze. La Juve resiste e questa per i suoi tifosi è la cosa più importante. Non ha neppure senso interrogarsi sulle minime possibilità di riagganciare il treno del quarto posto. Non ce l’ha perché l’Uefa potrebbe escludere la Juve dall’Europa per irregolarità contabili e amministrative. Più della classifica, in campionato importeranno le prestazioni, la voglia di rispettare la propria storia.
Che reazione L’Atalanta ha preso a morsi la partita, Gasperini l’ha ripresentata in modalità aggressione. Tutti alti e accampati nella metà campo altrui, con la solita metodologia dei duelli individuali, ciascun atalantino aveva un avversario da assaltare. Presumiamo che la Juve se lo aspettasse, ma il passaggio dalla teoria alla pratica può essere traumatico e nel giro di cinque minuti la Signora è andata sotto. Locatelli ha sbagliato un passaggio in uscita e i gasperiniani in due secondi hanno attivato l’asse Boga-Lookman, con gol del secondo, complice un disastroso goffo intervento di Szczesny sul primo palo, quasi un’autorete. Poteva essere il principio della fine, ma la Juve si è ribellata e si è battuta per un nuovo inizio. Una reazione di pancia, di nervi, di cuore, e neppure le scelte sbagliate dell’arbitro Marinelli hanno spento il fuoco. Passi per la cintura di Palomino a Milik appena dentro l’area, forse il polacco ha accentuato la caduta, ma il difensore ha rischiato molto, abbiamo visto rigori concessi per molto di meno. Inaccettabile però che Marinelli abbia avuto bisogno della Var per assegnare il rigore del fallo di Ederson su Fagioli. Era lì, a due passi, come ha fatto non vedere? Di Maria ha trasformato e sulle ali dell’1-1 la Juve ha restituito con gli interessi all’Atalanta la scarica di pugni dei primi minuti. I “gasperiniani” sono stati costretti ad arretrare, quasi ad arroccarsi negli ultimi trenta metri. Da dominatori a
La reazione La Signora doveva dimostrare di essere viva e l’ha fatto, recuperando lo svantaggio
L’equilibrio Tanti applausi ai nerazzurri per il gioco offensivo, ma alla fine il 3-3 è stato giusto
dominati in un attimo. Nel ribaltone tecnico-strategico abbiamo visto scorrere l’ultracentenaria storia juventina e il furore per una situazione avvertita come un’ingiustizia. Lookman, come Locatelli, ha sprecato un pallone, Di Maria l’ha lucidato con un colpo di tacco per Fagioli sulla destra. Il giovane centrocampista, sempre più autorevole e in sentore di Nazionale, ha tracciato il cross perfetto per Milik, bravissimo nell’anticipare Toloi e segnare il 2-1 con un destro al volo. Tutto molto bello, meritato e preservato fino all’intervallo, anche se al cospetto dell’Atalanta nessuno può sentirsi al sicuro con tutta la ripresa davanti.
Che tonfo La Juve è risalita dagli spogliatoi con la testa altrove. Troppo compiaciuta di sé, gongolante per aver sovvertito lo svantaggio iniziale, si è fatta sommergere un’altra volta dall’Atalanta. Un “uno-due” terribile nel giro di otto minuti. Il 2-2 di Maehle innescato da Lookman, il 2-3 di Lookman su cross di Boga. Le due azioni hanno preso forma sulla fascia sinistra atalantina, la destra della Juve, e non è stato un caso. Lì, sul lato debole juventino, sulle fragilità di Danilo e McKennie, l’Atalanta ha martellato a lungo. Quando ha inserito Pasalic per Boga, Gasperini ha spostato Lookman dalla corsia destra a quella mancina. Da quella parte la Juve non connetteva e soffriva, ma Allegri non è rimasto a guardare.
Che scossa Scollinata l’ora di gioco, l’allenatore della Juventus ha richiamato lo spento Kostic e inserito Chiesa. È stata un’iniezione di spirito juventino. Chiesa ha dentro lo spirito kombat che apparteneva a gente come Furino, Tardelli e tanti altri. Non è tipo che si faccia intimidire. Chiesa a sinistra ha tolto all’Atalanta la certezza che su quella corsia non sarebbe successo nulla, il retropensiero strisciante finché giocava Kostic. Chiesa ha scosso la Juve, l’ha riportata su, dalle parti di Musso, e quando Locatelli si è guadagnato una punizione dal limite per un blocco di De Roon, a sorpresa è saltato fuori uno schema. Di Maria ha fintato il tiro e ha toccato per Danilo, destro rasoterra del brasiliano e 3-3. Un trucco abbastanza basico, ma una palla inattiva sfruttata al meglio. Sul 3-3 la partita ha preso a ondeggiare, chiunque avrebbe potuto vincerla e così è giusto che sia finita in parità. Applausi all’Atalanta per la produzione di calcio offensivo, ma questa era la serata della Juventus, tutti volevano capire come si sarebbe comportata nella tempesta. La Juve ha reagito da Juve, con temperamento. Sarà lungo il viaggio fino al termine della notte, però non calerà un buio pesto, se la squadra sarà mossa dall’animo irriducibile di ieri.