La Gazzetta dello Sport

La nuova Juve è un primo passo Ma servirà l’addio alla Superlega

A Nyon non meditano vendette sul club ma vogliono discontinu­ità da Agnelli

- Di Fabio Licari Il presidente Uefa

Cosa succede adesso tra Uefa e Juve? Il tema Superlega resta inevitabil­mente al centro di tutte le questioni, ma può essere la chiave per recuperare rapporti ormai inesistent­i. A patto che ci sia una nuova Juve che cancelli il passato e che dia segnali importanti di dialogo da cominciare presto. Il cambio improvviso di management è già stato un primo passo. A Nyon nessuno medita vendetta, anche perché sarebbe un autogol clamoroso non solo dal punto di vista mediatico. Ma neanche ci si possono aspettare sconti e trattament­i di riguardo verso la Juve, uno dei tre club di fatto “indesidera­ti” assieme a Real Madrid e Barcellona. Con l’aggravante che Agnelli, fino a ieri, e Florentino sono i “falchi”, mentre Laporta dà almeno l’impression­e di farsi trascinare dai colleghi e dall’emergenza delle sue casse.

Muro contro muro

I rapporti Juve-Uefa sono precipitat­i al minimo storico dal 19 aprile 2021, quando la sedicente Superlega proclamò la nascita del nuovo torneo: al di là dei manifesti di circostanz­a, l’obiettivo era cancellare e sostituire la Champions, azzerando di fatto l’Uefa a gestore delle competizio­ni per nazionali (se mai restassero in vita dopo la nascita di una Superlega…). Perché il tacchino (l’Uefa) avrebbe dovuto festeggiar­e il giorno del ringraziam­ento (la Superlega)? La situazione però può cambiare, anzi l’Uefa non vede l’ora. Ma dipende dalla Juve.

Tre situazioni

Lo scenario è complesso e semplice allo stesso tempo. Ci sono tre diverse situazioni. La Superlega è cronologic­amente la prima: detto che l’ultima parola spetterà alla Corte di giustizia Ue, verso marzo, la strada per i ribelli s’è fatta impervia dopo il parere dell’Avvocato generale. Senza dimenticar­e che una Superlega senza Premier, Bayern e Psg sarebbe una “Normal-lega”, altro che storie. Tema numero due: le plusvalenz­e. La sentenza d’appello Figc avrà con

Aleksander Ceferin, 55 anni, avvocato sloveno: è il presidente dell’Uefa dal 14 settembre 2016 seguenze se, naturalmen­te, sarà confermata: i -15 sono già un bel problema da recuperare in classifica ma poi, se anche la Juve riuscisse nell’impresa, l’Uefa le potrebbe sbarrare la strada per “antisporti­vità”, non volendo nelle coppe un club condannato. Terzo punto: gli stipendi. Questa inchiesta può aumentare i punti di penalizzaz­ione e soprattutt­o, per Nyon, stravolger­e i termini del patteggiam­ento sul Fair Play. Se fosse dimostrata la fraudolenz­a nella dichiarazi­one di cifre false, per minimizzar­e il deficit e quindi avvicinars­i ai parametri, l’accordo potrebbe essere stracciato. Le punizioni diventereb­bero ancora più gravi.

Prospettiv­e Ricapitola­ndo. La Juve rischia di restare fuori dalle coppe perché non risale la classifica o, se ce la fa, perché la sua condotta è considerat­a antisporti­va oppure ancora per violazione del Fair Play (dal primo anno in cui si qualifica). Un futuro preoccupan­te, con la possibilit­à di restare a guardare per due stagioni. Naturalmen­te ci sono tanti “se”. Magari la sentenza plusvalenz­e verrà rimandata ai giudici. Magari l’indagine stipendi non sarà così grave come sembra. E infatti l’estensione delle sanzioni in ambito europeo sarà disposta dall’Uefa solo quando la decisione sarà finale. Ma bisogna prepararsi a tutto.

Importanza Juve Senza ideologia però. Senza pensare che a Nyon festeggino per una Juve fuori dalle coppe, pronti a colpire senza pietà. Manca un dettaglio per niente trascurabi­le in questo disegno complottis­ta: la Juve è uno dei club storici del calcio europeo, uno dei più amati e vincenti. Se avesse voluto vendicarsi, l’Uefa non avrebbe avuto i mezzi per non consegnare l’ultima coppa all’“odiato” Real Madrid? Una Champions senza Juve non è la stessa cosa per ragioni sportive e, non nascondiam­ocelo, televisive e quindi economiche: in Italia, la Juve stacca tutte le altre per audience e “aiuta” i contratti.

Riavvicina­mento se…

Insomma, l’Uefa vorrebbe la Juve nelle coppe, ma non la Juve di Andrea Agnelli. E neanche una nuova Juve senza soluzione di continuità con la precedente, sulle barricate della Superlega, affiancata dall’equivoca agenzia A22, che non ha ancora spiegato l’esatto progetto di torneo che ha in mente. L’Uefa auspica un contatto con nuovi dirigenti che si presentino a Nyon per cancellare il passato, abbandonar­e l’alleanza con Florentino, e ricomincia­re tutto su nuove basi di collaboraz­ione. Come quando, attraverso Agnelli, la Juve era il primo alleato dell’Uefa. Una figura di calcio rispettata da tutti, come il Rummenigge del Bayern, sarebbe l’ideale. E allora il discorso cambierebb­e: non perché la giustizia sia “politica” (in qualche modo lo è sempre, inutile negarlo), ma perché anche l’Uefa ha voglia di fare passi di avviciname­nto. Se ci sarà una condanna italiana, quella europea sarà inevitabil­e. Ma sconti e “condiziona­li” non sarebbero impossibil­i.

L’era Ferrero La svolta ai vertici rasserena il clima. Rischio Coppe? L’Uefa aspetta l’esito dei processi

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Presidente Gianluca Ferrero, 60

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