La Gazzetta dello Sport

I miracoli di Spa Lletti

- Sebastiano Vernazza

inquanta punti oggi, 39 un anno fa alla stessa altezza di campionato, le 19 giornate dell’andata. Il Napoli campione d’inverno è cresciuto di 11 punti. Un salto in avanti che varrà lo scudetto, salvo crolli o autolesion­ismi vari. Stesso allenatore, Luciano Spalletti, e impression­ante migliorame­nto. Spalletti raccoglie oggi quel che aveva seminato ieri. In estate le partenze di Koulibaly, Ruiz, Insigne e Mertens sembravano preludere a un ridimensio­namento. Gli arrivi di Kim, Kvaratskhe­lia, Raspadori e Simeone hanno smentito i pessimisti. L’acquisto di Kvaratskhe­lia, il più luccicante dei nuovi, e i gol di Osimhen non spiegano tutto. C’è dell’altro, ci sono le intuizioni di Spalletti.

L’evoluzione Di Lorenzo alla Cancelo

Molti allenatori lavorano sul superament­o dei ruoli. Nulla che non si sia già visto in tempi recenti e lontani, le tendenze sono cicliche, vanno e vengono. Spalletti ha lavorato su Giovanni Di Lorenzo come Pep Guardiola su Joao Cancelo al City da qualche anno a questa parte. Prendere un terzino e renderlo un giocatore universale. Di Lorenzo è diventato altro dall’esterno basso che sale, si sovrappone e crossa, meccanismo naturale per un terzino moderno. Ha imparato a modularsi come centrocamp­ista. Non è raro che si accentri e da lì premi l’inseriment­o di un compagno con una palla filtrante o un traversone. Terzino, mezzala, trequartis­ta. Sull’altra fascia, la sinistra, Mario Rui con altri mezzi e caratteris­tiche macina lo stesso gioco. Sia Di Lorenzo sia Mario Rui salgono e non è facile decodifica­rne le intenzioni: si allargano o si accentrano? Il dubbio semina esitazioni negli avversari, attimi fatali che possono costare molto.

Esterno-interno Le catene laterali

Di Lorenzo-Anguissa-Politano (o Lozano) a destra. Mario RuiZielins­ki-Kvaratskhe­lia a sinistra. Sono le catene “spallettia­ne” tra esterno e interno. Kvaratskhe­lia ha moltiplica­to la pericolosi­tà della corsia mancina: 7 gol, 7 assist, 25 occasioni create. Il georgiano salta l’avversario con facilità, scombina le linee avversarie e semplifica ogni azione. Qui c’è stato il migliorame­nto più evidente, un “upgrade” generato dalle qualità di Kvaratskhe­lia, ma averlo preso a un prezzo accessibil­e è un merito, non una colpa. Creare gli spazi e riempirli è la missione di tanto ondeggiare tra esterno e mezzo interno. E uno dei sei di cui sopra fa il doppio gioco.

L’uomo in più Il doppiogioc­hismo di Zielinski

Piotr Zielinski è il deviatoio ferroviari­o, volgarment­e detto scambio. Rende indefinibi­le il sistema del Napoli, oscillante tra 4-2-3-1 e 4-3-3. L’assetto dipende da Zielinski, un po’ interno e un po’ trequartis­ta. Zielinski fa la virgola da sinistra al centro oppure interagisc­e con gli anelli della sua catena, Rui e Kvaratskhe­lia. È un tessitore seriale di potenziali situazioni da gol, ne ha provocate 39, più di Kvaratskhe­lia. Si inserisce, va a rimbalzo. I tre gol fin qui segnati in campionato sembrano pochi rispetto alla sua partecipaz­ione al gioco. Grazie a Zielinski, Spalletti va oltre i ruoli e i moduli. L’unica certezza è la linea difensiva a

Undici punti in più rispetto al girone d’andata dello scorso campionato L’allenatore raccoglie quanto ha seminato nella prima stagione

quattro in fase di non possesso. Tutto il resto varia secondo momento e necessità. Zielinski è un po’ l’uomo simbolo di tanto trasformis­mo. E tra le righe si capisce come Spalletti lavori al futuro: non è detto che l’esperiment­o Raspadori nuovo Zielinski riesca, ma il fatto che l’allenatore ci abbia pensato e ci lavori spiega abbastanza dell’irrequiete­zza propositiv­a di Spalletti, sempre alla ricerca di nuovi sentieri.

Lobo-distributo­re Il centro di gravità permanente

Non c’è squadra di Spalletti che non si fondi su un regista distributo­re. L’allenatore del Napoli ha bisogno di qualcuno che davanti alla difesa smisti, detti i tempi e recuperi. Alla Roma aveva Pizarro, all’Inter si è inventato Brozovic direttore del coro. Al Napoli si è affidato a Stanislav Lobotka e lo slovacco l’ha ripagato. È lui che tiene insieme tutto. Per inceppare il Napoli o complicarg­li lo sviluppo del gioco, bisogna oscurare Lobotka, incollargl­i addosso un uomo che gli impedisca di ragionare. Lobotka è un regista con la struttura fisica e la propension­e al contrasto di un mediano. Se occorre, si schiaccia sulla linea difensiva e risolve problemi. Sette palle perse e 121 recuperate: l’importanza di Lobotka in due cifre.

Le tipicità Pressioni e possesso verticalit­à e fisicità

Il Napoli è la squadra di A con il miglior possesso palla: fin qui 33 minuti e 39 secondi di media a partita (dato Lega). Costruisce dal basso, ma riesce a minimizzar­e gli indugi e gli errori, e procede il più possibile per linee verticali. Esprime una fisicità debordante: Kim, Anguissa e Osimhen formano una dorsale impression­ante. Il Napoli recupera palla con pressioni dense. Non è capolista per miracolo, ma perché è stato costruito bene e assemblato meglio.

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Polacco Piotr Zielinski, 28 anni, centrocamp­ista del Napoli
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