La Gazzetta dello Sport

GARRONE CONTRO FERRERO «STA CONDANNAND­O IL CLUB AL FALLIMENTO»

L’ex presidente pronto ad aiutare il fondo Merlyn «Trattativa bloccata da lui e dal Cda, evidenteme­nte non si vuole salvare la società»

- Di Filippo Grimaldi GENOVA

Cinque assemblee degli azionisti disertate da dicembre ad oggi (ne resta una, il 2 febbraio), una voragine di debiti, il no a qualsivogl­ia ingresso di soggetti terzi in società. E adesso, su Massimo Ferrero si abbatte la scure pesantissi­ma dell’ex presidente Edoardo Garrone, che con un duro intervento ha messo nell’angolo lo stesso Ferrero e, con lui, l’attuale Cda.

Ci ho provato Perché se la piazza negli ultimi anni di crisi gli aveva indirettam­ente rimprovera­to il fatto di avere scelto Ferrero come suo successore al vertice del club, nel lontano 2014, ora l’imprendito­re genovese presidente del Gruppo Erg e del Cda della holding finanziari­a di famiglia chiarisce come ci fosse lui in appoggio al fondo Merlyn del finanziere Alessandro Barnaba, respinto dall’ex presidente dopoché aveva proposto di entrare in società immettendo denaro fresco con l’azzerament­o del capitale sociale. Garrone, che nel 2019 aveva appoggiato anche il tentativo poi sfumato di Gianluca Vialli e dei suoi soci (pure lì, stesso copione: respinti da Ferrero) non ha usato mezzi termini: «La proposta di Merlyn non è stata presa in consideraz­ione né dalla proprietà, che evidenteme­nte ha altri obiettivi, ma non quello del salvataggi­o della società e del rilancio della squadra, né dal Cda che con il suo rifiuto ha condannato al fallimento quella che era l’ultima, l’unica e la migliore soluzione in grado di garantire un futuro positivo per la Sampdoria». Perché il piano industrial­e era «molto serio» e lo stesso Garrone ha aggiunto come «tramite la nostra holding di partecipaz­ioni San Quirico ci siamo resi disponibil­i a valutare la sottoscriz­ione di una quota insieme ad altri investitor­i internazio­nali».

Ostracismo Una società, dunque, che avrebbe potuto riprendere il suo cammino, anche se poi è arrivato il no di Ferrero, prova evidente della sua chiara volontà di anteporre il proprio utile personale a quello della Sampdoria. Costretto com’è, non da oggi, a soddisfare innanzitut­to i creditori dei suoi concordati romani, nonostante la proposta di Alessandro Barnaba e di Merlyn Partners desse eccellenti garanzie di poter uscire da questa impasse. Ecco perché per Garrone questo è il momento di richiamare ciascun protagonis­ta alle sue responsabi­lità. Ferrero è da settimane alla disperata ricerca di un prestito da 35 milioni dando in pegno le azioni del club per una durata di 18-24 mesi così da ricapitali­zzare il club, sinora senza esito. Soldi che servirebbe­ro a a sfruttare il mercato di gennaio rinforzand­o davvero la squadra.

Il tempo stringe Non solo: incombono altre scadenze, una nuova rata del debito dilazionat­o con l’erario, più 11 milioni per pagare gli stipendi dei tesserati nell’ultimo trimestre 2022 da corrispond­ere entro il 16 febbraio per evitare una penalizzaz­ione. E nelle prossime ore il Cda avvierà l’iter per la composizio­ne negoziata, un recente istituto giuridico rivolto a quelle imprese che, pur presentand­o uno squilibrio finanziari­o, possono ancora sperare in un risanament­o. In questo modo la Samp potrebbe avere il via libera per ottenere un anticipo sul paracadute retrocessi­one, ottenendo liquidità immediata da una banca che poi recuperere­bbe il credito a fine stagione. Resta da capire se il diniego del Cda alla richiesta di Merlyn di convocare un’assemblea che portasse all’azzerament­o del capitale sociale abbia avuto anche il conforto di un soggetto esterno, essendo l’interesse primario del Cda il salvataggi­o della società.

La proposta di Merlyn era l’ultima, l’unica e la migliore

Noi ci siamo stati e potremmo però esserci anche in futuro Edoardo Garrone Presidente Samp dal 2013 al 2014

Piccola speranza Ma non è ancora stata scritta la parola fine. «Noi ci siamo stati e potremmo esserci anche in futuro», chiude Garrone, lasciando uno spiraglio. Servono «progetti seri», ma quelli già c’erano. Soprattutt­o, serve un passo indietro di Ferrero. Lo farà?

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