La Gazzetta dello Sport

BRAVO ALLEGRI A TIRARE FUORI SUBITO IN CAMPO L’ORGOGLIO JUVE

- Di ALBERTO CERRUTI

rima la rabbia e poi l’orgoglio. Tutto in poco più di quarantott­o ore: quante cioè ne sono trascorse tra venerdì sera, quando è diventata ufficiale la notizia della penalizzaz­ione di quindici punti, e domenica quando Danilo ha scaricato la punizione del 3-3 finale contro l’Atalanta. Sotto lo sguardo tutt’altro che casuale di John Elkann, la Juventus ha così evitato la sconfitta con una prova di grande carattere, rimontando due volte contro la squadra di Gasperini. E pazienza se per la prima volta, per colpa di quei tre gol incassati, i bianconeri hanno ceduto al Napoli anche la soddisfazi­one di avere la difesa meno battuta del campionato.

I problemi della Juventus

adesso sono altri, come hanno sottolinea­to i nuovi dirigenti in tribuna, a cominciare dall’amministra­tore delegato Maurizio Scanavino, che ha debuttato davanti alle telecamere parlando di «sentenza iniqua e ingiusta», promettend­o battaglia a suon di appelli e ricorsi. Parole che hanno ricalcato i precedenti commenti del nuovo presidente Gianluca Ferrero e dei legali della società, secondo i quali c’è stata una disparità di trattament­o ai danni dei dirigenti bianconeri. Con queste premesse, a cavallo tra la “manita” di Napoli, che aveva bruscament­e stroncato la rincorsa della Juventus, e la scomoda visita dell’Atalanta, lanciatiss­ima dopo gli otto gol rifilati alla Salernitan­a, non era facile ricompatta­re la squadra. E invece il campo ha dato ragione a un campione del mondo di ieri come Claudio Gentile, che conoscendo il dna bianconero non aveva dubbi sulla reazione dei giocatori, e a un campione d’Europa di oggi come il capitano Leonardo Bonucci, secondo il quale «la Juventus è un drago a sette teste e se gliene tagli una ne spunta un’altra».

In attesa di sapere che cosa succederà in campo, e soprattutt­o fuori, tra la rabbia dei dirigenti e l’orgoglio dei giocatori, non deve passare in secondo piano l’atteggiame­nto da vero “stile Juve” di Massimilia­no Allegri, che oggi sarebbe tanto piaciuto a Gianni Agnelli, a vent’anni esatti dalla scomparsa. Nessuna polemica da parte sua, malgrado lo spirito toscano, nessuna voglia di rivendicar­e o di sottolinea­re le

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