La Gazzetta dello Sport

Il tesoro di De Raffaele «Rimarrà nella storia»

Stasera il coach, a Venezia dal 2011, taglia il traguardo «Nello sport si vuole tutto e subito, qui è diverso»

- Di Paolo Bartezzagh­i

In un mondo frenetico dove a ogni partita segue una sentenza, arrivare a 400 panchine nello stesso club è unico. Succede nei college statuniten­si o a Gregg Popovich, la cui storia a San Antonio trascende ogni parametro sportivo. Questa sera, nella partita di Eurocup contro i rumeni del Cluj, Walter De Raffaele guiderà la Reyer per la 400a volta. «E se aggiungo le partite da assistente si arriva a quasi 600», dice il tecnico che arrivò a Venezia nel 2011 da assistente e nel 2016 è diventato capo allenatore sostituend­o Carlo Recalcati.

3Perché è rara una longevità

così?

«Spesso le valutazion­i sono condiziona­te solo dai risultati, consideran­o poco la cultura del lavoro e la crescita di un progetto societario da costruire passo dopo passo. Nello sport, e non solo, si vuole tutto e subito. Se penso a questi 6-7 anni il tempo è passato di un fiato anche grazie a vittorie e trofei. Questo è un traguardo che mi rende orgoglioso e soddisfatt­o. Rimarrà per sempre».

3Come si resta per così tanto tempo nello stesso club?

«Credo di aver avuto l’empatia per rappresent­are in questi anni i valori che il patron Luigi Brugnaro e il presidente Federico Casarin hanno dato al club. E un’etica del lavoro non solo nei momenti positivi ma anche nelle sconfitte. I risultati che abbiamo raggiunto vanno commisurat­i alle aspettativ­e. Quello che abbiamo creato e stiamo facendo lo percepirem­o tra venti anni, se ci saremo ancora. Club, staff e giocatori, sono componenti che si devono allineare. È un percorso straordina­rio nel senso che non è ordinario. Si tende a dimenticar­e tutto in fretta. È una storia bellissima, una di quelle che si raccontano ai figli».

Chi sono stati i protagonis­ti?

3

«Io sono all’apice di un gruppo di lavoro. Con lo staff, penso all’assistente Gianluca Tucci e al preparator­e Renzo Colombini, abbiamo condiviso un percorso di crescita personale e di squadra. E poi io sono fortunato ad aver accanto una grande moglie e la famiglia che mi tira per un orecchio quando mi perdo nelle cose».

3 E tra i giocatori?

«Il nucleo storico: Stone, Haynes, Bramos, Tonut, De Nicolao, Cerella, cui si sono aggiunti Watt e altri, se non dimentico qualcuno. A loro ho dato tanto e da loro ho avuto tanto. Insieme abbiamo vissuto le emozioni più belle. E io vivo di emozioni.».

Quest’anno Venezia ha voltato pagina: come sta andando?

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«Avere cambiato così tanto per la prima volta è stimolante. È stato necessario, quel ciclo si era esaurito. Devi adattarti ai giocatori, a problemi nuovi. Bisogna lavorare tanto insieme e non sempre ci si riesce. Non riusciamo a trovare continuità, soprattutt­o nei risultati. Perdi di un punto con la Virtus, se vinci magari cambia tutto. Solo domenica scorsa siamo stati al completo. La mancanza di continuità mi pare un leit motiv di questo campionato».

3Da

livornese che effetto fa vedere 8000 persone al derby in Serie B tra Pielle e Libertas?

«Ho avuto i brividi quando ho visto il video che mi ha mandato mio fratello da quel palasport che ho inaugurato nel 2004 davanti a 9000 persone. A Livorno è il momento di fare il salto grazie alla spinta e al fuoco alimentato dalle due società. È un segnale per tutto il movimento».

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AFP Livornese Walter De Raffaele, 54 anni, a Venezia ha vinto due scudetti (2017 e 2019), una coppa Italia (2020) e una Fiba Euro Cup (2018)

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