La Gazzetta dello Sport

Ben e il sogno di un tiro mancino «Ero scarso, ora voglio uno Slam»

Il ventenne americano figlio d’arte, che giocava a football e ricorda Nadal, è ai quarti nel torneo dove si conobbero i genitori: «Vinco, poi la laurea in economia»

- Di Riccardo Crivelli

Trent’anni dopo, il viaggio del destino sceglie ancora l’estate di Melbourne per scaldare cuori ed emozioni. E lancia un ragazzo di vent’anni, che fino a un mese fa non aveva mai giocato una partita fuori dagli Stati Uniti, nell’empireo dei magnifici otto di uno Slam, rinfocolan­do le speranze di una nazione che non vince un Major da 75 tornei (Roddick agli Us Open 2003). Nel 1993, Bryan Shelton era un buon mestierant­e del tennis, e proprio agli Australian Open conobbe Lysa Witsken, sorella e allenatric­e di Todd, un altro profession­ista americano di discreta carriera (n.34 in singolare e 4 in doppio). Scoccò la scintilla, si sposarono e nel 2002 nacque Ben. Con quel Dna, non era difficile immaginare un futuro con la racchetta in mano, ma in realtà fino a 11 anni il ragazzo si è dedicato quasi esclusivam­ente al football: «Giocavo quarterbac­k, mi piaceva, ma poi mi sono stufato di prendere botte da gente più grossa di me. Così ho scelto il tennis, anche per fare un piacere a papà».

Primo sorpasso Nel frattempo ha plasmato un fisico da modello alla faccia di quelli che lo menavano quando teneva in mano una palla ovale (1.93 per 88 chili), si è fidanzato con Anna Hall, bronzo mondiale nell’eptathlon, e raggiungen­do i quarti alla prima partecipaz­ione australian­a, grazie alla vittoria nel derby contro JJ Wolf, ha già raggiunto il primo obiettivo: fare meglio del genitore in classifica. Bryan fu al massimo n.55, lui è già n.43 virtuale. E dire che a giugno veleggiava pressoché sconosciut­o oltre la 500a posizione (587) senza aver mai giocato un match Atp e con l’unica perla del titolo universita­rio in singolare conquistat­o in quei giorni con i Florida Gators. Bella forza, dirà qualcuno: il coach della squadra è proprio papà. Ma per due anni Ben era stato l’ultima riserva: «Mio padre con me è sempre stato severissim­o, nessun favoritism­o. Del resto non sono mai stato una grande promessa, non avevo lo stesso livello di altri giocatori che mi battevano ogni settimana, non vincevo mai nessuno dei tornei nazionali. Perciò mio padre pensava che avrei dovuto prima migliorare qui, e non all’estero».

Senza pressioni

Lo scorso luglio il torneo di Atlanta, la città dove è nato, gli concede una wild card e così vince la prima partita Atp in carriera. Lo stesso fanno a Cincinnati, e lui batte Sonego e Ruud prima di cedere a Norrie: «Mi ci è voluto un po’ di tempo per prendere davvero la mia strada, ho cominciato a fidarmi di più la scorsa estate. Passare dal torneo universita­rio e dai challenger mi ha aiutato a rimanere umile e a divertirmi in campo, per questo in Australia sto giocando senza pressioni». Dal college ha mutuato anche il gesto scaramanti­co che fa dopo ogni vittoria, quello di portarsi le mani alle orecchie quasi a dire “non vi sento”: «Non voglio offendere nessuno, sempliceme­nte quando giochi per un’università il tifo contro è pazzesco e devi usare l’ironia». Dopo i primi risultati Atp, ha lasciato la Ncaa che non gli avrebbe permesso di tenere i premi vinti, ma continua a studiare Economia: «Sto frequentan­do le lezioni a un ritmo minore, ma voglio davvero ottenere la laurea, è molto importante per me». Mancino, con un servizio dirompente e un dritto caricato in top spin, ricorda Nadal ma ha come idolo Federer, che lo ha già messo sotto contratto nella sua agenzia di management. Stanotte, nei quarti, affronterà un altro derby con Tommy Paul, che gioca con il cappellino perché è cresciuto nel mito di Roddick, l’ultimo eroe a stelle e strisce. O forse il penultimo. Vero Ben?

 ?? ?? I piaceri della trasferta Ben Shelton, 20 anni, fino a gennaio di quest’anno non aveva mai giocato un match fuori dagli Stati Uniti
I piaceri della trasferta Ben Shelton, 20 anni, fino a gennaio di quest’anno non aveva mai giocato un match fuori dagli Stati Uniti

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