Il Milan campion Non c’è più
chiamarsi fuori.
Tutti colpevoli L’ennesima prova sciagurata della difesa, che ha coinvolto tutti, ma proprio tutti, chiama in causa il mercato. Con Kjaer reduce da un infortunio grave, con Kalulu e Tomori bravissimi lo scorso anno, ma alla prima esperienza da titolari, era chiaro che servisse un difensore di spessore internazionale, già fatto e finito. Ed era chiaro che Tatarusanu non può bastare a una squadra dalle ambizioni del Milan. Della resa impercettibile dei nuovi acquisti (anche ieri) si sa. Ma le responsabilità di Maldini e Massara sfumano in quelle di una proprietà che ha frenato il progetto di crescita, al di là dei vincoli di spesa. A dispetto della crisi e dell’emergenza atletica, Pioli non ha voluto cambiare copione e rafforzare la mediana. Ha confermato la leggerezza di Diaz e Messias. Forse un messaggio di coraggio, ma così ha mandato al massacro una squadra debole e indifesa. E poi le responsabilità dei giocatori, molli come fichi. Terzo gol subito nei primi 5 minuti, spia di motivazioni tiepide. E’ come se si fossero assuefatti all’andazzo. Sotto di 2 gol all’intervallo anche ieri, come a Lecce e a Riad. Solo a Lecce c’è stata una reazione. Questo è l’aspetto più preoccupante: l’abitudine a perdere. Serve una scossa per ridare vita all’organismo rossonero. Non saremo mai noi a chiedere la testa di Pioli, primo arte
Delusione Squadra lunga e con interpreti fuori forma: la creatura tricolore di Pioli è sparita
Mercato disastroso Serviva un difensore centrale di livello e Tatarusanu non può bastare...
fice del miracolo scudetto. Ma un qualche tipo di scossa è necessaria, perché la strada è ancora lunga e il rischio di perdere tutto alto.
Che Zaccagni Come lo scorso anno. Là bastarono 4 minuti alla Lazio per passare in vantaggio, qui 5. Allora segnò Immobile, stavolta Milinkovic-Savic che nelle sette stagioni italiane non aveva mai segnato al Milan. Aveva un buco sulla parete dei trofei: riempito. Ma la vera differenza è che allora c’era il Milan, stavolta no. Sul gol sbagliano tutti: Calabria che lascia spazio al comodo cross di Zaccagni, Tonali e Tomori che perdono Milinkovic. E’ impressionante la voragine che si spalanca sul velo di Felipe Anderson. Completiamo lo scempio difensivo con il raddoppio (38’): Dest si fa aggirare da Marusic come neanche un bimbo alla scuola calcio, Tatarusanu si sdraia impacciato come Fracchia sul puff. Calabria per l’ennesima volta bruciato da Zaccagni, in stato di grazia, che imbuca e supera Immobile (8 gol). Miglior bomber italiano del torneo. In fase di costruzione non va meglio. La differenza si nota a vista d’occhio. Gli uomini di Sarri sempre vicini tra loro e al pallone, come i birilli di un biliardo. Fanno castello. I tre attaccanti mobili si abbassano per offrire sponda alla mediana, i terzini si alzano: la Lazio tesse bene, la palla viaggia. Zaccagni incontenibile.
Milan lungo
I rossoneri invece sono distanti tra loro come i lampioni del parcheggio di San Siro. Mai visto un Milan così lungo. Come si fa a manovrare in queste condizioni? Infatti il Diavolo catapulta lanci lunghi come non ha mai fatto. Naturalmente introvabili Leao e Giroud. Una squadra geneticamente modificata dalla disperazione, che non c’entra più nulla con l’elegante macchina da calcio costruita da Pioli. Neppure il cuore è lo stesso. Un anno fa il Milan ribaltò rabbiosamente lo svantaggio e andò a prendersi 3 punti scudetto. Stavolta abbassa la testa e accetta altri due gol con un’arrendevolezza sconcertante: Luis Alberto su rigore (22’) dopo errori di Kjaer e Kalulu; Anderson (30’) che segna al centro di un presepe immobile. Una mattanza. Finisce con il popolo laziale che canta “Pioli is on fire” e festeggia l’aggancio dell’Inter e della Roma al terzo posto, a un solo punto dai rossoneri. La banda Sarri ha incantato per qualità e organizzazione. Le milanesi si incamminano verso il derby della tristezza (5 febbraio), livide di paura, con i volti mogi dei penitenti: la zona Champions non è mai stata così a rischio. Sotto il Duomo è già quaresima, mentre a Napoli impazza il carnevale.