La Gazzetta dello Sport

UNITÀ DI CRISI PER IL MILAN Pioli: «Momento molto delicato Ora non funzionano tante cose»

L’allenatore: «La testa, la tattica... Nulla ci sta venendo bene» Il d.t. Maldini:«Dobbiamo ritrovare lo spirito, persa la sicurezza»

- Di Marco Fallisi ROMA

Nelle ultime due settimane e mezzo non abbiamo portato a casa né prestazion­i né risultati

Stefano Pioli

Benvenuti all’inferno. Che sarebbe pure la casa del Diavolo, ma con questo Milan ormai saltano in aria anche le metafore: il tunnel in cui i rossoneri si sono infilati tutto sembra fuorché un luogo ospitale, e il punto è che la luce nemmeno si intravvede. La squadra spavalda, compatta, intensa che marchiava con le vittorie gli scontri al vertice, forte di una difesa che pensava più veloce degli avversari e di un gruppo affamato che dominava il gioco ha lasciato il posto a un povero Diavolo che cade e non si rialza più, indebolito da una difesa diventata un distributo­re automatico di gol e dalla paura che governa le serate di Calabria e compagnia. A oggi, l’unico punto di contatto tra il Milan dello scudetto e quello dell’Olimpico (e di Riad, di Lecce…) sembra essere giusto quel triangolo tricolore cucito sulle maglie. Il resto è un gigantesco punto di domanda.

Zitti e lavorare

Quel che è certo è che ripetersi è ormai fantascien­za: mezzo campionato è alle spalle e il Napoli è volato via a +12. Occorre piuttosto riparare in fretta il guasto, si rischiano danni tremendi, ma Stefano Pioli sembra in balia della tempesta come i suoi: alla vigilia si era detto «certo» di aver risolto i problemi del Milan e di non voler aggiungere un centrocamp­ialla mediana in sofferenza, la serataccia di ieri ha detto tutt’altro. «Sono qui a parlare perché devo, altrimenti dovrei stare zitto e lavorare sicurament­e meglio – dice il tecnico -. Dobbiamo tornare in fretta a Milanello e lavorare bene, perché non stiamo mettendo in campo prestazion­i all’altezza delle nostre qualità. Se è il momento più basso dal 5-0 di Bergamo? È un momento delicato. Mancano prestazion­i e risultati». Maldini fotografa la situazione: «Abbiamo preso 11 gol nelle ultime tre partite, normale sia un momento delicato». Poi prova a minimizzar­e: «Siamo secondi da soli dopo aver raggiunto la Champions dopo sette anni e aver vinto lo scudetto. La squadra è costa munque dentro i parametri stagionali». Il discorso più interessan­te, da un capo dell’area tecnica, è quello sul progetto: «A volte capita, ed è successo anche al mio Milan, di perdere la sicurezza, le distanze, un po’ di fiducia. Noi non siamo il Milan Anni 90 che prendeva giocatori già fatti. Abbiamo la necessità di avere una strategia che ci ha portato a risanare i conti». Come dire, non si può invertire la caduta con i soldi del mercato, serve pazienza. Poi, la pazienza quasi la perde il d.t., quando gli si chiede se la fiducia a Pioli è confermata: «È una domanda che speravo di non sentire. Devo rispondere di sì, dopo quello che vi ho detto ed è stato fatto, questa domanda sinceramen­te…».

Il futuro del tecnico? Domanda che speravo non sentire. Devo dire di sì dopo quello che è stato fatto

Paolo Maldini

Segnali Il Milan di oggi colpisce per la regolarità sconcertan­te con cui finisce sott’acqua - tra Lecce, Riad e Roma gli 0-2 dopo il primo tempo si sono messi in fila – e per i tempi di cottura davanti a Tatarusanu: l’autogol di Hernandez al Via del Mare è arrivato al 3’, il gol di Dimarco in Supercoppa al 10’ e quello di Milinkovic ieri al 5’. Il conto delle reti incassate sale a 13 nelle prime 6 partite del 2023, quello dei successi si fa presto: dopo il 2-1 di Salerno, il buio. Siamo a cinque partite di fila senza vittorie: mai un digiuno così lungo con Pioli. A complicare le cose ci si mettono i soliti infortuni: Tomori ha lasciato il campo dopo 25 minuti per un problema alla coscia anteriore sinistra, sarà valutato tra oggi e domani. Bennacer è rimasto in campo fino alla fine ma con un giallo per frustrazio­ne che gli costerà la partita di domenica col Sassuolo. Brutto

segnale, come Leao che scuote la testa o Giroud che esce camminando al momento del cambio, richiamato da Pioli: «Oly, sbrigati! Stiamo perdendo». Ancora il tecnico, verso il quale i tifosi rossoneri hanno intonato “Pioli is on fire” a fine gara: «Sono tante le cose che non funzionano: aspetto mentale, tattico. Abbiamo sbagliato e continuiam­o a sbagliare nelle letture senza palla, dobbiamo gestire meglio queste situazioni, ma non credo sia un discorso di distanze: sul secondo gol eravamo tutti sotto palla. Lo scudetto? Dobbiamo riprendere a giocare come sappiamo e farlo il prima possibile: l’obiettivo numero uno adesso è questo. Non dobbiamo perdere quello che abbiamo creato».

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