Le strade del gol Laboratorio Juric per far rendere un attacco atipico
Da Sanabria e Vlasic alla rivelazione Seck le mosse del tecnico per il volo granata
Il salto di qualità del Toro nel girone di ritorno passa attraverso il numero delle reti realizzate. C’è un oggettivo limite legato alle caratteristiche dei giocatori offensivi: non c’è nessuno che ha tanti gol nelle gambe. Sanabria è andato in doppia cifra solo nello Sporting Gijon nel 2015-16; Vlasic, fuori dalla Russia (12 e 11 gol in due differenti stagioni con il Cska Mosca) ha un record personale di 4 reti già eguagliato nel girone d’andata; stesso discorso per Miranchuk (12 timbri con la Lokomotiv Mosca nel 2019-20 e poi al massimo 4 centri); Radonjic si è fermato a 5 con Stella Rossa e Marsiglia, esattamente come Karamoh con il Caen. Pellegri e Seck hanno sempre giocato e segnato pochissimo. E nemmeno i centrocampisti hanno un grande potenziale in zona tiro. Insomma, Ivan Juric si dovrà arrangiare cercando le soluzioni migliori anche in base agli avversari, come accaduto a Firenze.
Il centravanti Il modulo del Torino dovrebbe favorire gli inserimenti dei trequartisti e sotto questo punto di vista è sempre lodevole il lavoro di Sanabria. Il paraguaiano è bravo a cucire il gioco, a fare quasi il regista offensiva, ad aiutare la costruzione e ad aprire spazi. La sua interpretazione del ruolo del centravanti è decisamente particolare, quasi da falso nove. Quando al suo posto gioca Pellegri (titolare quattro volte), ovviamente le cose cambiano perché Pietro è una prima punta classica. I suoi numerosi guai fisici (non è stato convocato sei volte, in pratica una ogni tre giornate) rappresentano un problema proprio perché Pellegri ha caratteristiche diverse, utili magari nei finali di gara quando bisogna in qualche modo trovare il gol. Ad esempio, nella sfida casalinga contro lo Spezia, persa anche per l’evidente calo di energia dovuto alla battaglia di Coppa Italia contro il Milan, quando il Toro andava alla ricerca del pareggio la fisicità di Pellegri sarebbe stata utile. E Juric spera di poter contare su di lui nel ritorno.
La profondità In alcune partite, come accaduto a Firenze, il tecnico può impostare in modo diverso la fase offensiva attaccando con insistenza gli spazi e la profondità. Sabato scorso al Franchi Juric ha scelto la velocità di Demba Seck proprio perché voleva far salire la Fiorentina e poi sorprenderla all’improvviso lanciando oltre la linea difensiva di Italiano. Seck ha svolto bene il compito, ha segnato un gol (annullato per fuorigioco) e preso una traversa, senza dare riferimenti a Milenkovic e Igor. Però in un’altra situazione tattica, ad esempio la già citata sfida con lo Spezia, non avrebbe senso schierare Seck come prima punta: contro le difese basse e schierate farebbe fatica a rendersi pericoloso.
Il falso nove C’è anche un’altra strada per il gol ed è quella che non prevede una prima punta di ruolo, ma il falso nove che apra spazi, disturbi la costruzione avversaria e si muova tanto sulla trequarti. Il profilo è quello di Nikola Vlasic, che in quella posizione ha giocato tre volte nel girone d’andata: contro Juve (0-1), Sampdoria (2-0: reti di Radonjic e dello stesso Vlasic) e Verona (1-1: timbro di Miranchuk). Ciò che davvero farebbe cambiare pericolosità alla manovra granata è comunque la mira dei suoi giocatori offensivi: i punti lasciati per strada contro Empoli, Roma e Salernitana, tanto per citare tre casi eclatanti, sono un grande rimpianto perché il Toro ha costruito tanto e realizzato pochissimo a causa della scarsa precisione in conclusioni abbastanza semplici. A parte Miranchuk, che non tira mai a caso, gli altri giocatori hanno meno confidenza con gli angoli della porta e con i gol. Come racconta la loro storia.