È un Djokovic 10 I grandi ex non hanno dubbi «Novak è ancora il più forte»
Il quarto con Rublev (9.30) può aprirgli la strada verso la decima vittoria. I big del passato Becker, Wilander e Henman: «Difficile batterlo ora»
Casa è dove si trova il cuore. E quello di Djokovic, a Melbourne, è avvolto in un abbraccio caldo e morbido da almeno 15 anni. La Rod Laver Arena è il suo giardino dell’Eden: dal 2008 al 2021 ci ha giocato nove finali e le ha vinte tutte. Nemmeno la pausa forzata di un anno fa, quando in Australia ci arrivò, ma trascorse gran parte dei suoi giorni in un centro di detenzione per immigrati irregolari a causa del falso visto d’ingresso, ha lacerato il suo feeling con l’Happy Slam. Nella mattinata italiana (alle 9.30), Novak insegue contro Rublev la decima qualificazione alle semifinali, e tutte le volte che è approdato al penultimo atto ha alzato la coppa.
Il «cattivo» I dubbi sull’accoglienza del pubblico al Djoker 12 mesi dopo la sollevazione popolare contro le sue posizioni no vax erano stati cancellati fin dalla prima uscita ad Adelaide, torneo poi conquistato tra il tripudio della folla; semmai, l’incognita di questi giorni ha riguardato l’infiammazione al tendine del ginocchio sinistro che per le prime tre partite ha instillato nella corazza mentale di Nole il tarlo dell’impotenza. Ma poi è arrivata la passeggiata travolgente contro De Minaur negli ottavi a testimoniare che la formidabile macchina da guerra è tornata e la Decima è pronta a spalancargli le braccia. Non senza polemiche, però: l’australiano, dopo la sconfitta, si è chiesto ironicamente ma non troppo se davvero si potesse pensare che avesse perso contro un giocatore infortunato. Djokovic ha risposto con una stoccata pungente come in un antico duello rusticano: «Chi dubita dei miei problemi fisici, continui pure a farlo. È buffo, però, che vengano messi in discussione i miei infortuni, mentre quando altri tennisti in passato hanno manifestato alcune criticità erano essenzialmente vittime. Tutto questo però mi sta dando forza. Non ho bisogno di dimostrare niente a nessuno, ma ho prove mediche che attestano cosa stia vivendo in questo momento. Attorno a me la narrazione è sempre diversa rispetto a chi ha vissuto una situazione simile. Ma ci sono abituato e mi dà più forza e motivazione».
Gli esperti
Come se ne avesse bisogno: nello Slam degli antipodi non perde dagli ottavi 2018 contro Chung e oggi può eguagliare Agassi nella striscia di successivi consecutivi nel torneo, 26. In generale, sul suolo australiano è in serie aperta da 38 partite. Nei due precedenti sul veloce con Rublev (entrambi alle Finals), gli ha concesso dieci game in tutto, e in semifinale avrebbe Shelton o Paul. Con i semifinalisti dell’altra parte del tabellone, Tsitsipas e Khachanov, è avanti 10-2 e 8-1. Per questo, i grandi ex del passato non hanno dubbi: c’è un uomo solo al comando adesso, e il 22° Slam per raggiungere Nadal è davvero dietro l’angolo. Boris Becker, tornato a commentare per la tv dopo le vicende giudiziarie, del resto lo conosce bene, avendolo allenato per 4 anni con il contributo di 6 Slam vinti: «Contro De Minaur, Novak ha fatto tutto bene: ha vinto velocemente, ha giocato all’attacco e non ha sforzato il tendine. Ha fatto un salto di qualità. La domanda prima degli ottavi era: come sta la sua gamba? Lui stesso ha dato la risposta: ora può vincere il torneo e dopo la tensione dei giorni scorsi anche l’atteggiamento del suo team è molto positivo». Mats Wilander era già opinionista quando Nole trionfava per la prima volta nel 2008: «Eppure tutte le volte rimango colpito dalla sua abilità nel colpire la palla. Le mosse tattiche - accorciare il punto sia sul diritto sia sul rovescio, la seconda di servizio più forte della prima che ha appena colpito, la fiducia in se stesso — sono semplicemente incredibili. Sinceramente, non so gli altri cosa possano fare. Ho sempre sentito dire che ho avuto il miglior rovescio lungolinea di sempre, ma Novak mi ha superato. È il grande favorito». Per Tim Henman, non ci sarà più storia: «Per la maggior parte dei giocatori si parla di cinque o sei marce, ma Djokovic è arrivato a sette o otto. L’ottavo di finale è sembrato una sessione di allenamento. Con questa fiducia, sarà quasi impossibile batterlo». Melbourne è la casa del Djoker. La casa di un solo padrone.
La vittoria con De Minaur ha dato la risposta, la gamba sta bene