La Gazzetta dello Sport

IL GIGANTE SPAGNOLO VINCE (QUASI) SEMPRE «PERCHÉ NON SONO IL N.1 AL MONDO?»

Quattro successi in 6 tornei: «Ma nel world ranking sono terzo. È ridicolo». Storia di un basco testardo che per Roma fa sperare l’Europa

- Di Matteo Dore

n metro e novanta per quasi cento chili, un gigante dalla barba incolta che incute timore ma con un sorriso gentile – che quando gioca vince sempre, o quasi. Gli ultimi sei tornei a cui ha partecipat­o Jon Rahm, per tutti “Rahmbo” in omaggio al personaggi­o portato al cinema da Sylvester Stallone, sono stati l’Open di Spagna, la CJ Cup, il DP World Championsh­ip, l’Hero Challenge, il Sentry alle Hawaii e l’American Express in California. I risultati: primo, quarto, primo, ottavo, primo, primo. Cioè 4 vittorie e due Top10 in 6 tornei. Qualcosa di più di un’impresa in uno sport in cui già alzare un trofeo all’anno è considerat­o un ottimo risultato. Eppure Jon Rahm non è diventato il numero 1 al Mondo.

Ridicoli La colpa è del sistema, peraltro appena cambiato, che tiene validi i risultati degli ultimi due anni e che per ogni torneo assegna i punti tenendo in consideraz­ione la classifica media dei partecipan­ti e il valore assoluto del Tour di cui fa parte la gara. Una roba che capisce un professore di statistica, non un comune mortale, ma che di sicuro penalizza soprattutt­o i tornei fuori dall’America. E che Rahm ha etichettat­o con una sola parola: «Ridicolo». Proprio non gli va giù: «Dallo scorso agosto sono tornato a sentirmi il migliore giocatore al mondo. Ho vinto quattro titoli eppure sono ancora indietro». La settimana scorsa Rahm ha festeggiat­o il secondo trionfo consecutiv­o sul Pga Tour, all’American Express. E da domani torna subito in campo al Farmers Open, a Torrey Pines, dove aveva già vinto nel 2017 e dove, soprattutt­o, nel 2021 ha conquistat­o lo Us Open. Lo spagnolo si potrebbe riprendere la vetta del ranking, anche se molto dipenderà da quello che farà McIlroy a Dubai.

La sua storia

Rahm è abituato a essere il migliore. È già stato il n.1 per 43 settimane a cui vanno aggiunte le 60 da dilettante. È nato a Barrika, vicino a Bilbao, un paesino affacciato sul golfo di Biscaglia. Si autodefini­sce un testardo come tutti i baschi. Ha frequentat­o il college ad Arizona State, oggi vive a Scottsdale con la moglie americana Kelley e i due figli Kepa, del 2021, e Eneko, nato lo scorso agosto. Una curiosità: si sparse la voce che il nome del primogenit­o fosse un omaggio a Kepa Arrizabala­ga, portiere del Chelsea ed ex dell’Athletic Bilbao di cui Rahm è molto tifoso. In realtà Kepa è un nome basco abbastanza comune e lui sente molto le radici con il suo paese d’origine. È lì che ha iniziato a giocare a golf, quando il papà gli regalò i primi ferri da bambino dopo aver visto l’Europa battere gli Stati Uniti nel 1997 a Valderrama, nel sud della Spagna, la prima volta che la Ryder Cup si tenne sul continente. Ha poi raccontato Rahm: «Ho praticato molti sport quando ero più giovane. Calcio, tennis, canoa. Ma nel golf c’era qualcosa di diverso. Forse sono state le ore infinite al campo pratica a farmi diventare quello che sono oggi. Il golf ti offre infinite possibilit­à di arrenderti. Ti supplica di arrenderti. Il golf è testardo, come me. È uno sport cattivo, ti picchia e ti dice di andare a giocare a un altra cosa e di non tornare. Ma se resisti…». È una questione di fatica e di mentalità. Rahm ha raccontato l’altro giorno, dopo l’ultimo successo, chi è stato uno dei suoi ispiratori: «Kobe Bryant. Era ossessiona­to dal suo sport, proprio come me. Il suo esempio mi ha insegnato che l’etica del lavoro batte il talento ogni giorno della settimana».

Verso la Ryder Con un Rahm così carico è inevitabil­e pensare alla Ryder di Roma a fine settembre. Qualche mese fa l’Europa sembrava spacciata. Poi McIlroy è arrivato al numero 1 della classifica mondiale. E ora ecco lui che vince in serie. È troppo presto per fare previsioni, però si può almeno dire che è lecito avere pensieri positivi. “Rahmbo” e Rory, magari anche Molinari e Migliozzi se quest’estate dimostrera­nno di essere in forma. L’Europa è viva e promette bene.

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Il trionfo di Parigi Jon Rahm ha debuttato in Ryder Cup a Parigi nel 2018 battendo Tiger Woods nei singoli: nella foto in alto è con la coppa insieme a Ian Poulter e Justin Rose; in basso mentre festeggia con Chicco Molinari

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