DUCATI La sfida della vita CHE ENERGIA «LA DIFFICOLTÀ MI ESALTA BAGNAIA PUÒ FARE IL BIS IO NELLE AUTO? CHISSÀ...»
Il direttore generale Corse tra passato e futuro: «Il “4 tempi” Aprilia prima vera scommessa vinta Somiglio a Newey? Sono più manager che ideatore»
e prime parole che ha pronunciato, appena salito sul palco del PalaCampiglio dove la Ducati presentava le moto del 2023 di MotoGP e Superbike, sono il suo manifesto: «Io sono uno a cui piace provare a vincere le sfide». Così, a pochi mesi dall’ultima conquista, quel Mondiale Piloti MotoGP inseguito dal 2104, il suo primo anno a Borgo Panigale, abbiamo “rapito” Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, e seduti su un divano con vista sulla fitta nevicata che nel frattempo cadeva su Madonna di Campiglio, gli abbiamo chiesto di raccontarci le sue sfide più grandi.
3Dall’Igna, quella frase sintetizza chi è lei?
«Sì, perché le cose un po’ più complicate sono quelle che poi ti danno anche le soddisfazioni maggiori. E a me le sfide piacciono un sacco».
sempre stato così? Anche negli anni della scuola?
«No, è soprattutto sul lavoro che mi è capitato di doverne affrontare, di gestirne parecchie, qualcuna anche non voluta. Sono state tante».
La prima che le viene in mente? DALL’IGNA,
«Non so se è la prima, ma sicuramente una delle più complicate e difficili è stata la transizione dal due al quattro tempi in Aprilia Racing. Quella era un’azienda che aveva un know how enorme dal punto di vista dei motori due tempi e delle moto da corsa, ma non ne aveva altrettanto sui quattro tempi. Di punto in bianco, c’è stato un cambio regolamentare importante in cui si è deciso che tutte le moto avrebbero dovuto essere a quattro tempi (dal 2010 l’ex 250, dal 2012 la 125; n.d.r.), per cui bisognava decidere tra far morire un’azienda importante nel mondo motociclistico italiano, o trovare la maniera di darle nuova linfa e trasformarla. E questa è stata una delle sfide che considero, non solo più importanti, ma anche più difficili».
Lei in quei tempi aveva già accettato quella di dirigere il reparto corse al posto di Jan Witteveen.
«Non proprio. Io sono nato in Aprilia, la conoscevo bene e gestivo tante cose. Il passaggio per prendere il posto di Witteveen l’ho vissuto come qualcosa che doveva accadere, ero preparato, non è stata una vera sfida come quella della transizione a livello di motori».
3Quella successiva è stata il passaggio in Ducati a fine 2013.
«Assolutamente sì. E anche questa è stata complicata. Io, tutto sommato, in Aprilia Racing stavo bene, così come all’interno del Gruppo Piaggio. E le posizioni che mi volevano offrire erano importanti. Ma ho lasciato una zona tutto sommato di comfort per andare a cercare qualcosa di sconosciuto».
3Hanno seriamente provato a tenerla in Piaggio?
«Mi hanno offerto di diventare responsabile di tutte le operazioni del Gruppo. Ma dentro di me sapevo che questa sfida del Mondiale Piloti in MotoGP si poteva vincere, e lasciare il mondo delle corse senza esserci riuscito in tutte le categorie non mi sembrava giusto, era un’incompiuta che non volevo vivere».
mai avuto dubbi sul non riuscirci?
«Io in genere non penso mai a quello che può essere o non essere. Cerco di mettere le mie energie nel fare le cose. Non posso dire che ero sicuro di potercela fare, ma non mi sono neppure mai massacrato la testa ripetendomi che non ce l’avrei fatta. Semmai, ho sempre pensato a cosa dovevo fare per riuscirci».
Ferrari si definiva un agitatore di uomini. E lei qualche tempo fa ha detto che all’arrivo in Ducati ha impiegato i primi sei mesi a studiare le persone.
«Io sono fondamentalmente un organizzatore, credo che la cosa principale che so fare bene, sia di gestire e motivare le persone per raggiungere un obiettivo. E in questo c’è anche l’organizzare bene una squadra».
Ci sono persone nelle quali lei credeva che l’hanno delusa, e altre dalle quali magari all’inizio si aspettava poco e che invece l’hanno sorpresa?
«Più la seconda che la prima. Persone che mi hanno deluso all’interno di Ducati direi di no. Ho trovato persone che godono tutte della mia fiducia, estremamente competenti e anche brave dal punto di vista umano. In Ducati Corse c’è davvero un bel capitale umano».
Confermarsi è dura Solo Marquez e l’hanno fatto, quindi...
Chi dice che Gigi Dall’Igna sta alla MotoGP come Adrian Newey sta alla Formula 1 esagera, o dice il vero?
«Io credo di essere più un organizzatore di persone che un vero e proprio ideatore di cose. È chiaro poi che alcune delle idee
che Ducati ha portato avanti sono mie, magari solo alcune rifiniture. Ma non è mica vero che tutte le soluzioni sono mie, anzi. Tante sono frutto di diverse persone all’interno di Ducati. Non c’è mai una persona sola che fa le cose, ma il gruppo».
3La
Lunghissima pausa. «Cose andate male ce ne sono sicuramente state. Come, per esempio, la parte off-road di Aprilia Racing. Quando il Gruppo Piaggio decise di chiudere la sede di Varese portando tutto a Noale, io mi sono occupato di quel progetto, ma non era comunque qualcosa di mio. Anche se ho cercato di fare del mio meglio».
sfida persa più grande? 3Il fuoristrada le è comunque rimasto dentro, sarà la prossima sfida Ducati.
«Il cross è un’attività che va presa con la giusta cautela. Non è assolutamente detto che persone brave a fare le corse su strada lo siano anche a gestire l’attività off-road. Prima di tutto perché ci vuole la credibilità, che è fondamentale per fare bene nelle corse. E in un mondo che non ti appartiene va costruita e conquistata. Se uno parte spavaldo, rischia di affondare in breve tempo».
3La sfida più imminente è ripetersi in MotoGP. E non sarà facile.
«Vincere facile non esiste. Ma le basi per fare bene ci sono, sia dal punto di vista tecnico che di squadra e piloti. Abbiamo tutto. Ripetersi è difficile, finora non ce l’hanno fatta Quartararo, Mir, neanche Stoner o Lorenzo. Solo Rossi e Marquez ci sono riusciti, per cui...».
3Bagnaia
«Pecco ha le caratteristiche giuste. È l’unico che ha vinto quattro gare di fila con la Ducati, è uno che quando punta e fa le cose come sa, le fa veramente be
ha le qualità per farlo?
ne. Lui per me è di quelli che si potrebbero ripetere».
Ho perso la sfida off-road di Aprilia Racing. Non la sentivo una cosa “mia”
3Una
«La 8 Ore di Suzuka rappresenta qualcosa di molto intrigante. Pecco spinge per correrla. Diciamo che ci stiamo guardando, ma è ancora presto».
sfida che la affascina? 3E al di là della moto?
«Ripeto, a me piacciono le sfide, mi piacciono le sfide difficili. A parte la MotoGP, che era logica, oggi non mi pongo nessun obiettivo, ma valuto quello che arriva».
3Le
auto?
«Sono sempre un mondo affascinante».
Arrivasse un’offerta “oscena”?
«Valutare per valutare, perché no?».
3 3E al di fuori del lavoro?
«A me piace fare un sacco di cose: scio, faccio immersioni, vado in barca. Sono così curioso che qualsiasi cosa tocco me ne sento attratto e mi viene voglia di provarla».
3Ma
«Mi affascina il paracadute, ma con un po’ di riserva. Diciamo che forse inizierei a partire con il parapendio prima di lanciarmi nel vuoto».
Il sogno Mi intriga la 8 Ore di Suzuka e Bagnaia spinge per correrla. Vedremo...
Paure Sono curioso ma, ad esempio, prima del paracadute inizierei col parapendio
ha paura di qualcosa?
Il Gruppo Piaggio mi voleva capo delle operazioni ma io sognavo il Mondiale Piloti