Dove Diavolo è finito
PRESSING SGONFIO, PORTIERE E LETTURE TUTTI I MOTIVI DEL FLOP ROSSONERO
La difesa del Milan prende troppi gol perché la squadra non accorcia con i tempi giusti, Tatarusanu para poco e costruisce meno
La disfatta di Roma ha riportato l’orologio del Milan indietro di tre anni o poco più. Già nell’immediato dopopartita, infatti, non sono mancate le analogie con il punto più basso dell’era-Pioli, quello 0-5 prenatalizio contro l’Atalanta. Non solo per le dimensioni della sconfitta, ma anche perché all’Olimpico il Diavolo ha palesato quasi gli stessi difetti di quel tremendo pomeriggio bergamasco. È come se il Milan avesse perso il libretto delle istruzioni, il modo di far funzionare tutte insieme le situazioni che conosce, e se ne fai una e non un’altra crolla tutto il sistema. Il Milan sa ancora cosa fare, ma lo fa male. Pioli ha detto: «Il problema non è troppo quando abbiamo la palla, ma quando siamo senza non ci sono coperture e lucidità». E allora partiamo proprio da qui, visto che il 2023 ha amplificato la già fragile tenuta difensiva dei rossoneri: dall’87’ della partita con la Roma – punteggio sul 2-0 – il Milan ha incassato 12 gol segnandone appena 2. Il problema del portiere è conclamato ma i difetti partono da più lontano. Da molto più avanti.
Reazione a catena La squadra di Pioli ha costruito lo scudetto proprio sui numeri difensivi: con 31 gol subiti è stata la meno battuta del 2021-22 (alla pari con il Napoli). Questa impermeabilità è stato costruita sempre difendendo in avanti, pressando e contropressando, più che arroccandosi in blocco basso come vorrebbe la tradizione italianista. Ecco, oggi – come a Bergamo tre anni fa – quei meccanismi di pressione sono completamente saltati. Facendo implodere la struttura di contenimento. Il secondo gol della Lazio è paradigmatico, perché mette insieme tutti gli errori: nelle letture individuali e collettive, anche nel sacrificio, che era diventato un elemento fondamentale nella costruzione della stagione vincente (vedi Tonali che dice: «Bisogna ritrovare lo spirito che ci ha portato fino a oggi»). La Lazio si addensa sulla fascia sinistra, il Milan fa altrettanto per contrastarla. Ma sul passaggio indietro verso Romagnoli Giroud è completamente fuori zona, forse ancora intrappolato nella finale del Mondiale, quando Descham
lo ha tolto perché era finito in mezzo al palleggio basso dell’Argentina senza poter fare niente. Mai stato un pressatore, ma la sua condizione attuale gli impedisce anche la minima pressione anche solo di posizione. Il francese non copre la traiettoria di passaggio, Romagnoli riceve e Leao per non lasciare la palla scoperta accorcia su di lui. Verticale per Cataldi – Diaz che doveva controllarlo è stato attratto da Anderson a sinistra, ci deve andare Tonali ma è tardi -, tocco di prima per il terzo uomo che ha campo libero davanti. Ci sarebbe ancora tempo e spazio per rimediare, ma arrivano altri errori («Non ci sono coperture e lucidità»): Tonali che scivola in modo troppo blando su Pedro, poi Kalulu che accorcia in avanti su Milinkovic invece di proteggere l’area, poi Dest che si fa sorpassare da Marusic e per ultimo Tatarusanu che non copre lo specchio. Una reazione a catena.
I buchi della rosa Va detto che anche nell’anno dello scudetto il Milan non è sempre stato perfetto. Ha avuto momenti di calo e di difficoltà. In un momento in cui sembrava che la squadra, come oggi, non riuscisse e sopportare e a supportare tre punte e un trequartista, Pioli aveva puntellato la struttura con Kessie trequartista atipico: più muscoli in mezzo al campo, rincorse all’indietro quando necessario. Kessie non è stato sostituito ed è un buco grosso nella rosa rossonera. Ma mai come quello in porta. Tatarusanu ha tolto sicurezza a una squadra già in difficoltà di suo. Sui primi due gol si poteva fare qualcosa in più, come sul raddoppio dell’Inter in Supercoppa italiana. Prima legge di Murphy: «Se qualcosa può andar male, lo farà». Maignan ha contribuito sensibilmente allo scudetto con parate decisive in momenti decisivi. Magari sarebbe riuscito a tenere a galla il Milan balbettante di questo periodo, dandogli il tempo di riprendersi la partita. L’assenza di Maips gnan si sente tantissimo tra i pali, ma forse ancora di più fuori. La costruzione dal basso è stata una delle chiavi su cui il Milan ha edificato i propri successi. E il portiere francese ne è stato un interprete indispensabile. La sua abilità con i piedi gli ha permesso di agire praticamente da libero e garantiva al Milan la superiorità numerica dietro. E se gli avversari pressavano alto, Maignan utilizzava la precisione nel lancio per cercare più avanti la superiorità.
Difesa a tre
È significativo ripensare a Lazio-Milan della scorsa stagione, con Maignan in porta, e quella di quest’anno con Tatarusanu. Con il francese, il Milan utilizzava una costruzione 2+1 (i centrali difensivi più un mediano), con i terzini larghi pronti alla ricezione del lancio. Con il romeno (che non viene coinvolto), il Milan deve arretrare un uomo in più e utilizzare il 3+2 a inizio azione. Attraendo perdipiù un pressing più numeroso da parte della Lazio, peraltro bravissima a cacciare nella metà campo avversaria. Non solo all’Olimpico: nelle ultime partite sempre più spesso il Milan si è disposto a tre dietro per ovviare alla mancanza del Maignan costruttore. Questo significa, per banale aritmetica, che davanti c’è un uomo in meno. E nella capacità del Milan di creare pericoli incide, e pure parecchio.