Questa vale Doppio
ANCORA UN PASSO PER GIOCARSI IN FINALE SLAM E NUMERO 1
Domani nelle semifinali da favoriti contro Paul e Khachanov: per il serbo sarebbe il ritorno al vertice dopo 7 mesi, per il greco la prima volta
Il supereroe serbo e il semidio greco. Djokovic e Tsitsipas stanno attraversando gennaio e il primo Slam di stagione con la sfacciata superiorità tecnica e mentale di chi è consapevole della sua debordante forza attuale. Ancora imbattuti nel 2023, devono solo affrontare domani l’ultima scalata prima di conquistare l’Olimpo della finale: con il rispetto e gli applausi che si devono al bravissimo Paul, la sorpresa di questa edizione, e al bombardiere Khachanov, primo volto delle Next Gen Finals nel 2017 e coraggioso nel dedicare le vittorie, lui di padre armeno, al Nagorno—Karabak in guerra con l’Azerbaigian, l’ultimo atto sembra già scritto. E allora sarà fuoco e stridore di denti, perché per una di quelle combinazioni che restituiscono alle sfide sportive la loro essenza primigenia di premio al migliore, chi dovesse vincere tra Novak e Stefanos diventerebbe il nuovo numero uno del mondo.
Il messaggio Giusto così, sono i più in forma del momento e sarebbe un trono meritato: il ritorno imperioso del Djoker dopo 7 mesi o l’esordio al vertice dell’Apollo ateniese. Non si tratterebbe della prima finale Slam tra loro, peraltro: nel 2021 si incrociarono all’epilogo del Roland Garros e Nole rimontò da due set a zero sotto per trionfare a Parigi per la seconda volta. Un precedente che aggiungerebbe sale alla contesa e appena una settimana fa, con il serbo afflitto dai guai al tendine del ginocchio sinistro, pareva uno scenario a rischio. Ma il pericolo è alle spalle e nelle ultime due partite il Djoker ha massacrato gli avversari: nel quarto di ieri, il povero Rublev ha raccolto appena sette game, travolto da 14 ace e da un ritmo insostenibile che gli ha impedito di fare due passi avanti verso la riga di fondo per aprirsi il campo con il dritto dirompente. Passata la tempesta dell’infortunio, Nole è un uomo in missione verso la Decima a Melbourne e il 22° Slam per raggiungere Nadal, dopo aver eguagliato Agassi nella striscia di partite vinte consecutivamente nel torneo, 26: «Nelle giornate di riposo sono stato connesso più alle macchine che alle persone per far sì che la gamba fosse a posto, perciò vincere in tre set gli ultimi due match, dominando, serve a mandare un messaggio ai rivali rimasti in corsa. Guardo sempre i loro match come loro guardano i miei, siamo rimasti in quattro, vediamo cosa succederà». Intanto è successo che abbia raggiunto la 44a semifinale Slam in carriera, a due dal record assoluto di Federer, e nelle precedenti nove volte in cui ci è riuscito in Australia, ha alzato la coppa: «Era ciò di cui avevo bisogno, giocare a questo livello fa salire la fiducia. In campo mi sento bene, sempre meglio di partita in partita. Ho vissuto questa situazione tantissime volte nella mia carriera e a Melbourne non ho mai perso una semifinale. Mi auguro possa rimanere così. La motivazione non mi è mai mancata, ma quest’anno c’è qualcosa in più: sarà per l’infortunio, per ciò che è sucche
Il dominio nelle ultime due partite è un messaggio lanciato ai miei rivali: era quello che volevo
Novak Djokovic
HA DETTO cesso lo scorso anno. Ho davvero una gran voglia di fare bene. Fin qui è andato tutto alla perfezione». Un percorso da dedicare fin qui a mamma Dijana e al fisioterapista Zimaglia che compivano gli anni, e pure con il pensiero rivolto al rivale più grande che non è più sui campi: «Il tennis sicuramente sente la sua mancanza, ma ho visto Federer in grande forma alla Fashion Week di Parigi e sugli sci…È bello vederlo che si gode la vita. Magari tra qualche anno ci sfideremo sulle piste da sci. Un grande saluto a lui e alla sua famiglia». E giù ovazioni dal pubblico, che gli ha perdonato in fretta il pasticciaccio di un anno fa.
Mentalità Ma se Melbourne è da sempre il giardino dell’Eden del Djoker, pure Tsitsipas da queste parti, dove l’immigrazione greca nella storia ha avuto un impatto rilevante, si sente a casa: «Tanti parlano la mia lingua, questa è la città al mondo con più abitanti di origine greca dopo Atene, il clima non è mai troppo umido e mi ricorda la riviera dell’Attica». Per amplificare le affinità elettive e anche per far dimenticare qualche atteggiamento fastidioso degli anni passati (le eterne soste in bagno, per esempio...), Stefanos si è messo in modalità luna di miele. E così alla fine di ogni match distribuisce cartoline già autografate per accontentare più tifosi, ha invitato la superstar australian Margot Robbie al suo angolo («È la mia attrice preferita, spero che un giorno accetti») e ha promesso un sostanzioso aiuto a un progetto benefico: «Se vinco il torneo mi piacerebbe poter dare una parte dei soldi a una scuola qui nel Victoria. È la regione dello studio e dell’educazione, questo mi ha acceso una lampadina. Nel mondo per tanti bambini non è scontato andare a scuola, quindi se posso mi piacerebbe dare un’opportunità». Sullo sfondo, però, restano numeri tecnici impressionanti, come le 43 palle break annullate su 49 quando nel torneo la percentuale è del 62%. Significa che Apollo ha imparato a salire di livello quando il gioco si fa duro: «Sto giocando un grande tennis. Come non sentivo da tempo. Sono un giocatore diverso perché la mentalità è differente. Quando sono in campo, non penso a cose negative ma mi concentro solo sul gioco». C’è un extraterrestre che lo aspetta.
Sto giocando un grande tennis perché quando sono in campo non penso più a cose negative
Stefanos Tsitsipas