QUINTANA «Contro di me si è alzato un muro Ma non mi ritiro»
«Lotta e sacrificio è l’unico percorso che conosco per crescere nella vita. Continuerò a lottare per competere e per continuare sulla bicicletta fino a quando il mio corpo e la mia mente resisteranno». Nairo Quintana non si ferma, rilancia. Con la voce ferma, orgoglioso, sicuro, a Bogotà il vincitore del Giro d’Italia 2014 e della Vuelta di Spagna 2016 (più 3 podi al Tour) mette a tacere le voci di un possibile ritiro. «Voglio tornare a gareggiare, a indossare un numero di gara, a sentire l’esigenza di rispondere a una squadra».
Problema Classe 1990, Quintana in questo momento è senza contratto dopo avere vestito nell’ultima stagione la divisa dell’Arkea-Samsic. Per lui il 2022 è stato un anno controverso. Il colombiano, a causa di una sanzione per l’uso del tramadolo (un potente oppiaceo, antidolorifico: decisione confermata dal Tas nonostante Nairo si fosse detto innocente), ha perso il piazzamento — 6° posto — al Tour 2022. Ma non è stato squalificato: il tramadolo è vietato dall’Uci (e il corridore sanzionato soltanto nella corsa in cui la sostanza viene trovata nelle sue urine), ma non dalla Wada (l’agenzia mondiale antidoping). «Sono un corridore onesto, lo sono sempre stato – ha ribadito ieri Quintana -. Nei miei oltre 260 controlli negli ultimi dieci anni di carriera non ho avuto problemi. Ho rispettato le regole, gareggiato con integrità e rispettato il gioco pulito».
Disciplina Orgoglio, tenacia, voglia di non mollare anche quando le avversità sembrano insuperabili. Peculiarità che Nairo ha sin da bambino quando i dottori dissero alla madre Eloisa che il figlio era vittima del tentado
del difunto, il male dei morti, una malattia che le donne incinte respirerebbero dai moribondi per poi passarla ai neonati. «Sono il ciclista colombiano e latino americano con più titoli nella storia. È il risultato della lotta, della disciplina e del lavoro quotidiano spinto dal mio Paese. Sono in buona forma per continuare, nonostante gli eventi degli ultimi mesi. Un periodo in cui mi mancava l’aria. Sono stato scartato, si è alzato un muro davanti a me, ma io non mi arrendo. Sono un atleta, un ciclista abituato alla pioggia, al freddo, al caldo, alle cadute e ai graffi. Mi sono
sempre rialzato e ho continuato a pedalare. E lo farò ancora».
Futuro Un annuncio a sorpresa che ha stupito. Parole decise, convinte, che spiazzano rispetto a quello che in molti attendevano: l’annuncio del ritiro. L’unica cosa certa è che al 32enne colombiano, capace di vincere 51 gare da pro (la prima nel marzo 2012 alla Vuelta Murcia), sono arrivate alcune proposte da team del suo Paese. «Ringrazio tutte le squadre colombiane che mi hanno offerto un’opportunità, ma la mia volontà è quella di continuare a competere nelle gare più importanti del mondo. La competizione è parte di me». Al momento sull’agenda di Quintana c’è un programma a breve termine. «Nella seconda settimana di febbraio ho in programma un viaggio. Andrò a preparare ‘La Gran Fondo Messico’ e da lì in Europa. Ho avuto l’opportunità di parlare con alcune squadre e non si è arrivati alla fine della trattativa. Per questo farò il viaggio a febbraio, vedrò cosa si potrà concretizzare».
Il colombiano non si arrende dopo il caso tramadolo. «Io sempre onesto, e sono un lottatore» Senza squadra, verrà in Europa a cercarla
Messaggio Un programma chiaro, con un’idea fissa in testa: tornare a fare quello che dal 2009 a oggi ha rappresentato la sua vita. «Sono un combattente e mi riconosco negli uomini e nelle donne colombiani che superano ogni tipo di difficoltà: povertà, disuguaglianze, discriminazione e ingiustizia. Voglio tornare a competere, ne ho bisogno», rilancia Quintana. A 123 giorni dalla sua ultima gara – 66° al Mondiale su strada in Australia – il campione nato ai 2.825 metri di Combita, nel dipartimento di Boyacá, non ha intenzione di smettere. Ha ancora voglia di pedalare, di soffrire. Nairo non si ritira. 3’10”