Zhang al potere
Con Steven l’Inter domina Milano Le top 8 d’Europa nuovo obiettivo
Più punti, più trofei, più derby vinti e più tifosi allo stadio dal 2016 in poi Prossima fermata? Porto
Non è una partita normale, il derby. Però Steven si è abituato bene. E allora tanto vale invitare gli amici allo stadio. Questo ha fatto Zhang domenica sera, persone che gli sono vicine da quando, da ragazzo, frequentava l’università a Filadelfia. E poi altre arrivate dalla Cina, altri ancora che frequenta abitualmente a Milano. È la sua città. E quella con il Milan è diventata la sua partita. Di vittoria in vittoria, in meno di sette anni - ovvero dal giugno 2016, dall’era Suning in poi - l’Inter ha staccato il Milan sul piano sportivo. È l’orgoglio più grande del presidente. Vale un altro trofeo, nella sua testa, il quinto che in bacheca ancora non c’è.
Numeri
«Ripetiamolo ancora, Milano siamo noi», ha scritto con orgoglio sui social. Zhang fa il tifoso, oltre che il presidente. E si gode una supremazia rinnovata, interrotta solo la scorsa stagione da uno scudetto perso che ancora brucia. Ma è giusto allargare il punto di vista, mirare da dove si è partiti e dove si è arrivati. In sei campionati e mezzo l’Inter ha messo insieme 39 punti in più dei rossoneri. Ha alzato più trofei - 4 contro 2 -, ha portato allo stadio sempre più spettatori dei rivali, anno dopo anno, confrontando campionato su campionato. E ha vinto più scontri diretti. Dal 2016 a oggi, su 19 derby, l’Inter ne ha vinti 10 e persi 4. Sono numeri, certo. Ma il calcio si misura con i numeri. E la vittoria di due giorni fa ha lasciato un sapore dolcissimo nella bocca di Steven. Il presidente temeva molto l’incrocio, la voglia di rivincita degli avversari dopo Riad. Si è invece lasciato travolgere dall’entusiasmo. Entusiasmo che a fine partita ha voluto trasmettere ai giocatori e al tecnico Simone Inzaghi, con i quali si è voluto personalmente complimentare.
Le scelte Entusiasmo che non può non condividere con il suo management. Perché è giusto sottolineare come, prendendo a riferimento le ultime quattro stagioni, il saldo entrate/uscite sul mercato dell’Inter sia positivo. Vuol dire che gli investimenti sono stati limitati, ma evidentemente sono state azzeccate molte scelte. In questo stesso arco temporale, nessuno in Italia ha fatto come l’Inter in termini di piazzamento in campionato: secondo posto all’esordio di Antonio Conte, scudetto l’anno successivo, altra piazza d’onore la scorsa stagione, stesso risultato (momentaneo) nel campionato attuale.
Messaggio In quel «Milano siamo noi» di Zhang, dunque, c’è tutto l’orgoglio del presidente. E ha pure un peso specifico sul piano della visibilità internazionale, di cui Steven ha sempre fatto un punto cruciale. Non è un caso che nell’ultima assemblea dei soci abbia voluto citare la possibilità di entrare tra le prime otto squadre d’Europa. È il grande obiettivo delle prossime settimane: la doppia sfida con il Porto può far salire all’Inter di Zhang un altro gradino. L’anno scorso arrivò per la prima volta il passaggio del girone, ora lì davanti ci sono i quarti di finale. Nulla di semplice, certo. Ma neppure nulla che sia fuori dalla portata di questa Inter. È un messaggio che Zhang ha sempre voluto trasmettere ai dirigenti, all’allenatore, agli stessi giocatori. E serate come quelle di domenica, o come quella di Riad, non fanno che aumentare la sua convinzione, la certezza di non aver sbagliato. «Fino a quando ci sarò io, giocheremo per vincere», aveva promessa la notte della vittoria della sua seconda Supercoppa. Abituarsi ai successi è facile. La sfida è mantenere l’Inter ad alti livelli. E questo, oltre l’aspetto sportivo, è l’impegno che ha preso Zhang.