Mamma grande ex il fratello coach e il papà maestro: famiglia pilastro
Abituata alla pressione fin dalla culla. Perché se sei la figlia di Ninna Quario, una delle eroine della prima Valanga Rosa a cavallo degli anni 70 e 80, 4 vittorie e 15 podi in Coppa del Mondo, e scegli pure il mestiere della madre, cioè provare a vincere sugli sci, devi per forza convivere con le aspettative. Che a volte hanno rischiato di scaraventarla fuori pista, peggio di un salto maligno o di una curva pericolosa. Ma quando è successo, Fede ha sempre respinto il baratro lasciandosi abbracciare dal rifugio più solido e confortante: la famiglia, che tiene vicina anche geograficamente, avendo scelto di abitare a La Salle in una villa a pochi metri da quella dei genitori. La madre campionessa o papà Daniele, maestro di sci, sono i riferimenti di sempre, ma il legame inscindibile è quello con il fratello minore Davide.
Simbiosi
Già sciatore di buon livello ma frenato da guai fisici, maestro di sci, è a lui che la neocampionessa del mondo si affida nel 2017, quando vive sulla propria pelle il primo rigetto da gare. E Davide, da allenatore che però ha anche studiato psicologia, sistema l’aspetto primario per la crescita verso il vertice assoluto, quello mentale. Il fulcro è stato riscoprire sé stessa come persona, prima ancora che come atleta: «Le ho detto che a 35 anni non sarebbe più stata una sciatrice, ritrovandosi ad affrontare un altro tipo di vita che richiedeva di essere una donna migliore: e una donna migliore è anche una sciatrice migliore. Poi Fede è una grande lavoratrice, è puntigliosa, se vuole un risultato fa di tutto per ottenerlo. Io le ho dato gli input, ma senza la sua volontà
tutto sarebbe rimasto sterile». La seconda svolta nel 2021, dopo la deludente stagione che segue l’apoteosi del trionfo nella Coppa assoluta: Fede, che medita il ritiro, chiede di uscire dal gruppo Elite azzurro per crearsi uno staff personale guidato dal fratello: «Con quella scelta, ho trovato la mia serenità. Allenarmi con Davide è fondamentale, la testa è determinante per un atleta». Nel team costruito e tagliato su misura per lei, non può ovviamente mancare Mauro Sbardellotto, lo skiman che la segue fin dal 2013 e che Federica ha ereditato da Deborah Compagnoni. Il feeling con la più grande campionessa di sempre dello sci azzurro, ieri sublimatosi nella vittoria mondiale a Meribel, la stessa località dove Deborah conquistò il primo oro olimpico nel 1992, ha radici decennali, irrorate dal rapporto con Giulia Mancini, la storica manager della valtellinese. Con il tempo la Brignone ha smussato certe spigolosità, ha convinto i tecnici che la multidisciplinarietà non è la tomba del talento ma anzi migliora le qualità già innate, ha esplorato nuovi territori come la meditazione e l’ipnosi. Ma rimanendo sempre se stessa, dalla passione per il cioccolato a quella per le scarpe. Senza dimenticare l’impegno per l’ambiente con il progetto «Traiettorie liquide». Sempre da protagonista. E adesso da campionessa del mondo.