La Gazzetta dello Sport

Per il processo sportivo quelle frasi non contano Ma la difesa si prepara

- Di Valerio Piccioni

Ci può essere un “effetto Santoriell­o” sull’ultima tappa della giustizia sportiva sul caso plusvalenz­e-Juve che ha portato la Corte d’Appello della Figc alla sentenza shock del meno 15? Dal punto di vista formale no. Al momento attuale, come da codice di giustizia sportiva, c’è stato un regolare invio degli atti giudiziari come vuole la prassi avvenuto a chiusura delle indagini. Quelle carte fanno parte di una imponente istruttori­a che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio di 12 dirigenti juventini, compreso l’ex presidente Andrea Agnelli. Anche l’ipotesi di un’astensione di uno dei tre pm che hanno lavorato sull’indagine “Prisma”, Santoriell­o appunto, anche solo per ragioni di opportunit­à, non cambia i termini della questione.

Carte legittime Il meccanismo è ormai collaudato. C’è una richiesta della procura Figc alla Procura della Repubblica competente, c’è un’attesa, c’è una risposta che generalmen­te arriva alla chiusura delle indagini quando tutti gli atti entrano nella disponibil­ità delle parti. Alla giustizia sportiva non interessan­o le modalità di acquisizio­ne delle prove. Lo scrivono gli stessi giudici della Corte federale d’Appello nelle motivazion­i del -15: «Esula poi dai poteri del giudice sportivo ogni valutazion­e sulla legittimit­à dell’operato dell’autorità giudiziari­a in ordine all’acquisizio­ne stessa delle intercetta­zioni. E ciò è vero, vuoi in riferiment­o al potere speso, vuoi in riferiment­o al dibattito odierno sulla opportunit­à di aumentare o ridurre l’ambito assoggetta­bile ad un tale mezzo di prova. Ai fini del processo sportivo, rileva esclusivam­ente la provenienz­a istituzion­ale del materiale ricevuto». Una sottolinea­tura che serve per ricordare la divisione delle parti sancita dalla legislazio­ne in tema di “concorrenz­a” fra le diverse giustizie. Una cosa è quella sportiva, un’altra quella ordinaria. Rispondono a codici diversi anche se, come in questo caso, una (la penale) può funzionare da fonte per l’altra (la sportiva).

La sfida

Ma se formalment­e “l’effetto Santoriell­o” non sposta nulla in termini di giustizia sportiva, lo stesso si può dire nella sostanza? Anche in questo caso non ci può essere un rimbalzo diretto. Tuttavia la vicenda potrebbe in via teorica e tutta da dimostrare rafforzare le ragioni di una corrente innocentis­ta che è presente anche fra gli esperti di giustizia sportiva. E che ritiene la sentenza vulnerabil­e soprattutt­o nella parte in cui condanna pesantemen­te la Juve e i suoi ex dirigenti assolvendo tutti gli altri interlocut­ori del club bianconero sul binario delle diverse plusvalenz­e. «Omessa o insufficie­nte motivazion­e circa un punto decisivo della controvers­ia»: questo è uno degli spazi che il Collegio di garanzia potrebbe utilizzare per chiedere una riforma della sentenza alla Corte d’Appello con una più robusta motivazion­e o addirittur­a la cancellazi­one della decisione. L’altro tema è la “violazione delle norme di diritto”, l’avere per esempio condannato in base a un articolo, il 4, che non faceva parte dei capi di incolpazio­ne. È quello della mancata lealtà, il cuore della condanna che però per il procurator­e e i giudici è declinabil­e in base alla responsabi­lità diretta dei dirigenti juventini dell’epoca dei fatti contestati (a loro l’articolo 4 è stato invece contestato). Su questo è prevedibil­e un’accesa battaglia legale in sede di Collegio di garanzia. I giudici di appello, infatti, hanno sostenuto nelle motivazion­i che è la ripetitivi­tà dei comportame­nti juventini rinvenuta dalle intercetta­zioni che ha portato alla condanna, non la singola operazione sospetta contestata anche agli altri club. In pratica, da una parte c’è un sistema di mancata lealtà (quello juventino), dall’altra singole operazioni (quelle degli altri club) che non hanno raggiunto il livello di prova tale da portare a una sanzione. Questa tesi ora reggerà?

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LAPRESSE Intrecci Miralem Pjanic e Arthur: lo scambio Juve-Barça tra i due è finito nel mirino per la maxi plusvalenz­a

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