Uomo in più in costruzione e parate nei momenti decisivi Quanto manca Magic Mike
Un palazzo si comincia a costruire dalle fondamenta e il Milan ha edificato il suo scudetto proprio dal basso, dalle solide mani (e piedi) di Mike Maignan. Il francese è stato il miglior portiere della stagione 2021-22. Le sue parate sono state determinanti in più occasioni, ma paradossalmente la sua assenza ha pesato più nello sviluppo del gioco rossonero che nella reattività tra i pali. Magic Mike - già migliore del ruolo nella Ligue 1 2018-19 - è un portiere moderno, della stirpe dei Neuer: uno “sweeperkeeper”, cioè un portiere-libero, che rappresenta un vero e proprio uomo in più nella costruzione dal basso. In questa sua interpretazione, Stefano Pioli lo ha usato con altissimo rendimento per allestire il suo Milan proiettato in avanti.
Tecnica e tempi di gioco
Quando c’è Maignan, l’inizio dell’azione rossonera può tenere due soli difensori davanti a lui anzi, praticamente in linea con lui - e alzare di conseguenza in terzini. L’abilità con i piedi del francese gli permette (gli permetteva...) di giocare sul corto per attirare il pressing avversario e poi lanciare con precisione, soprattutto verso i terzini o verso la torre-Giroud, per sfruttare la parità o addirittura la superiorità numerica nella metà campo avversaria, giocando poi se necessario sulla seconda palla grazie alla presenza dei centrocampisti e del trequartista già avanzati. Non è solo la tecnica, a sancire l’importanza di Maignan. È anche la sua padronanza. Il portiere ha una tale confidenza con il pallone tra i piedi da essere in grado di decidere i tempi della giocata: i lanci non sono (quasi) mai un rinvio affrettato, un disimpegno in alleggerimento, ma una scelta ragionata. Con Tatarusanu è cambiato tutto. Il romeno è un portiere più vecchio stile e non ha la stessa sicurezza che infonde Maignan: le reazioni dei compagni nei suoi confronti sono abbastanza eloquenti. Per questo il Milan ha dovuto addirittura cambiare forma, anche prima di quella iperconservativa vista nel derby. Senza un costruttore lucido in porta, Pioli ha dovuto aggiungere un terzo difensore (di solito Calabria) per l’inizio azione, con conseguente arretramento di un’ala Saelemaekers o Messias - in linea con Theo. Basta un banale conteggio aritmetico per capire che il Milan così già inizia con un uomo in meno davanti. E davanti si arriva pure con meno pulizia, perché i lanci di Tatarusanu non sono precisi e
soprattutto ragionati come quelli di Maignan.
Al momento giusto
Il francese poi ha impiegato le sue arti magiche anche in porta. Il suo contributo sullo scudetto è stato imponente. Parate strepitose e, soprattutto, compiute al momento giusto. Come un Djokovic che non sbaglia mai sui punti importanti. Roma a San Siro: sul 2-1, doppia parata su Mkhitaryan e Ibanez. Derby di ritorno: sullo 0-0 due chiusure pazzesche su Brozovic (deviato) e Dumfries. Con l’Udinese in casa salva l’1-1 su Deulofeu al 93’. E poi forse la misconosciuta parata scudetto: sullo 0-0 con la Fiorentina alla quartultima di campionato chiude sul primo palo una capocciata di Cabral, Leao pochi minuti dopo fissa una vittoria determinante. L’elenco si è allungato con le poche presenze di quest’anno: nel derby di andata ricordate il riflesso basso su testa di Lautaro o il volo sul tracciante di Calhanoglu all’incrocio? Un portiere così manca. Difficile trovarne uno bravo con i piedi allo stesso modo, sono pochissimi. Ma per l’abilità tra i pali qualche opzione c’era: Ochoa, tanto per fare un nome appena arrivato in Italia, avrebbe forse alleviato l’assenza di Magic Mike...