La Gazzetta dello Sport

Stadio, il Milan all’Int

DECIDERANN­O ENTRO APRILE: SESTO IN POLE C’È UN’IDEA ROZZANO Il Diavolo adesso accelera Presto una risposta su San Siro, poi palla ai nerazzurri La terza via svelata da Scaroni porta a sud della città

- Carlo Angioni Luca Bianchin MILANO GLI SCENARI TEMPO DI LETTURA

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on la vedete, ma c’è una grande clessidra sul tetto di Casa Milan: segna il tempo che scorre in attesa della decisione sul nuovo stadio. La novità è che la sabbia rimasta non è poi molta. Il Milan vuole prendere una decisione entro i prossimi due mesi: a fine marzo, massimo in aprile, il club deciderà se rimanere a San Siro con l’Inter o trasferire il progetto del nuovo impianto. Magari a Sesto San Giovanni, che guadagna punti con il passare delle settimane ed è in pole, in attesa dell’incontro (a breve) tra rossoneri e nerazzurri. I due club nel meeting rispondera­nno al Comune di Milano, che poco prima di Natale ha approvato il piano per il nuovo San Siro ponendo nuove condizioni stringenti su capienza, aree verdi, interventi sul quartiere. «Per lo stadio stiamo portando avanti tre progetti in parallelo – ha detto Paolo Scaroni, presidente del Milan, il 25 gennaio –. Uno è quello di Sesto

San Giovanni e un altro non lo dico, è una carta coperta». La carta coperta porta sempre nell’hinterland milanese ma in zona sud, nel comune di Rozzano. Il Milan ha studiato e sta ancora studiando la possibilit­à di costruire lì il nuovo stadio in solitaria, in un’area non comunale ma privata. È una soluzione interessan­te? Sì, perché anche Rozzano soddisfere­bbe alcuni dei requisiti richiesti per la costruzion­e di un impianto da grande club. È una soluzione probabile? Non al momento. Diciamo che Rozzano oggi è in seconda fila, assieme alla vecchia soluzione di San Donato – per i non milanesi, in zona sud-est – che è stata considerat­a anche in queste settimane. Ogni area ha pregi e difetti ma San Siro e Sesto San Giovanni restano le ipotesi più concrete.

Futuro prossimo La grande questione, a questo punto, è capire quali saranno le strategie di Milan e Inter, e soprattutt­o se davvero le strade dei due club resteranno intrecciat­e. «Se non sarà San Siro, il Milan è disposto ad andare da solo – ha detto Scaroni il mese scorso -. Non molliamo il colpo, io vi assicuro che il Milan avrà il nuovo stadio». Il Milan, insomma, ne fa una questione di tempistica: ha fretta, non vuole aspettare ed è pronto a schiacciar­e il tasto verde sulla prima soluzione disponibil­e. Mettendo quindi pressione sia sul Comune di Milano sia sull’Inter. Per questo Sesto San Giovanni, disposto ad accelerare assieme al Milan, ora è probabilme­nte favorito su San Siro, che ha più fascino ma anche una situazione politica molto complicata. C’è sempre il caso-vincolo sul Meazza, la questione che al momento fa temporeggi­are Palazzo Marino e che potrebbe anche congelare la “Cattedrale” firmata da Populous: spetterà a Emanuela Carpani, nuova sovrintend­ente all’Archeologi­a, decidere se lo stadio di oggi può davvero essere demolito come vogliono Inter e Milan. Se i due club avranno il via libera politico in tempi brevi, allora si potrà partire con la redazione del progetto esecutivo, che ha un costo di 40-50 milioni e sarebbe il primo, vero passo definitivo verso il nuovo San Siro. Se, invece, Milano non deciderà subito, lo scenario potrebbe cambiare davvero.

Chi si muove? Nella grande partita a scacchi sullo stadio, la prossima mossa è delle società. Innanzitut­to bisogna vedere dove porterà il dialogo con il Comune di Milano. A fine dicembre, ai club è stato chiesto che lo stadio a San Siro abbia 70mila posti, che i biglietti non subiscano un aumento eccessivo, che il verde costituisc­a il 50% dell’intera zona e venga investita una quota di almeno 40 milioni per la riqualific­azione dell’intero quartiere. Trovare un accordo è possibile? Difficile dirlo, anche perché il Milan intende scegliere il suo futuro tra un paio di mesi. Però se San Siro naufragass­e e il Diavolo decidesse per Sesto San Giovanni, sarebbe l’Inter a dover prendere una decisione. Andare a Sesto assieme ai cugini oppure scegliere una soluzione propria, a San Siro o altrove. Il club della famiglia Zhang per adesso aspetta: se RedBird proponesse di andare a braccetto anche a Sesto, l’idea verrebbe certamente valutata. Altrimenti l’Inter andrà da sola, in un impianto tutto suo. Magari il Meazza colorato solo di nerazzurro? Difficile, anche perché in questi anni le due società hanno sempre ribadito l’impossibil­ità di continuare a giocare nel glorioso stadio di oggi, anche rendendolo più moderno e funzionale. Ma Milano, come le altre grandi città europee del pallone, andrebbe comunque verso due stadi per due squadre.

Il “caso-vincolo” sta facendo temporeggi­are Palazzo Marino: se Milano non deciderà in fretta tutto può cambiare. E in questa grande partita a scacchi la prossima mossa è delle società

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