La Gazzetta dello Sport

In porta siamo an Cora i

PARATUTTO «IO, UN’EX RISERVA HO RUBATO SEGRETI AI MIGLIORI»

- Di Pierfrance­sco Archetti

L’Empoli vive bene nella sua semplicità. Allenament­i ancora aperti, musica giovane che esce da uno spogliatoi­o di ragazzi di buonumore. Guglielmo Vicario, 26 anni, da vicino fa risaltare l’altezza da portiere (194 cm), spalle armoniche ma non esagerate e mani ampie con dita affilate, «nonostante qualche fratturina». Qui dicono anche che ogni parata valga dei milioni in più, e lui glissa. La tripla respinta contro la Roma è già entrata nelle sue bellezze: «E’ stato un mix di tante componenti. Un bel gesto tecnico, di istinto e di posizione: nasce da una respinta non poi ci ho creduto e alla disperata ho ribattuto altre due volte. Quando l’ho rivista, mi sono sorpreso, mi ha fatto effetto. E’ stata premiata la perseveran­za nel non smettere mai di crederci».

3 Sembra un po’ la filosofia della sua vita?

«Sì, è il mio mantra. Crederci e puntare a obiettivi più importanti. Ho un percorso che parte da lontano, che è in via di costruzion­e, di migliorame­nto».

3 Lei è una ex riserva che ce l’ha fatta. Come?

«Vado estremamen­te fiero e orgoglioso del mio percorso. Ho scalato tutti i gradini che mi hanno permesso di essere quello che sono adesso. Una forza imprescind­ibile da cui non posso staccarmi. Ero dietro Meret nell’unico anno nelle giovanili dell’Udinese, nella Primavera. Sono stato secondo di Audero a Venezia e di Cragno a Cagliari. Ma anche di Facchin, sempre a Venezia. Forse meno noto al pubblico ma che è stata una figura determinan­te per me. Adesso lavora al Como».

3I primi tre li ha accanto in A. E’ contento di averli raggiunti, se non superati?

«Non è un tasto che mi permettere­i di battere. C’è solo stima, rispetto e felicità per quanto fatto. E trovo spunti per guardare,

per il confronto e la crescita». 3Si

è definito un grande osservator­e: è ancora in quella fase o è lei ad essere osservato adesso?

«Ho dovuto fare di necessità virtù perché era quello che mi imponeva la mia strada in quel momento. Crescere con gli occhi di chi vuole fare qualcosa. Si cerca sempre di rubare quello che altri fanno meglio di te».

3E’

il miglior portiere nei voti della Gazzetta, ha statistich­e e rendimento top, ha avuto investitur­a e compliment­i anche da Buffon o Zenga. Troppi elogi possono anche far male?

«Il peso che viene dato a tutto ciò deve essere sempre nell’equilibrio delle cose. Senza una gestione equa si rischia di cadere nelle trappole. Bisogna rimanere concentrat­i sul quotidiano, senza andare troppo in là con la mente, dove non si possoperfe­tta, no governare certe situazioni».

Essere entrato nel giro azzurro ma avere davanti un titolare del 99 le dà qualche pensiero?

3

«Solo grande rispetto e stima per quello che fa Donnarumma da almeno sette anni. E’ uno dei più forti del mondo, dai migliori si può solo imparare».

3Il suo futuro come lo vede?

«E’ tutto da scrivere. Però adesso c’è una salvezza da conquistar­e a cominciare da sabato con lo Spezia. L’obiettivo è fondamenta­le per noi e per il club. Non sarei il Vicario di oggi senza tutto quello che mi ha dato l’Empoli, mi ha fatto migliorare come atleta e persona».

3Se un ragazzino guarda a lei come lei guardava Handanovic, il suo idolo da tifoso dell’Udinese, cosa gli suggerireb­be per coltivare il sogno?

«Di seguire la strada del lavoro e di credere in quello che ti viene proposto. Crearsi un percorso e custodirlo gelosament­e, in maniera quasi ossessiva. Il talento è importante, ma se non è supportato dal lavoro la materia grezza si va a perdere».

3 E un libro motivazion­ale, fra i tanti che lei ha letto?

«Sono riuscito a trarre spunto da diversi libri, sul motivazion­ale-spirituale direi “Il monaco che vendette la sua Ferrari” di

Robin Sharma. E da lì ho avuto ottimi spunti di vita».

3Milan, il ragazzino ucraino che avete accolto e lei ha definito suo fratellino acquisito, è ancora con voi? Lo vede?

«Sì, con la mamma è da noi a Udine. Quando rientro cerco di dedicargli del tempo, anche se sono a casa poco. Frequenta la prima media, ha imparato la lingua, gioca a calcio nella squadra della parrocchia Bearzi e mio padre, medico in pensione, gli fa da allenatore. Milan sta bene, ha degli amici. Ha un po’ di distrazion­e da quello che gli sta accadendo, il padre è ancora lontano. Ho informazio­ni tramite i miei genitori, il merito va a loro. Io cerco di seguire il percorso di integrazio­ne e crescita. E’ una cosa che ho a cuore».

La tripla parata di Roma? Mix di gesto tecnico, istinto, posizione Crederci sempre

Donnarumma? Provo solo grande rispetto e stima per ciò che fa da anni

Il portiere dell’Empoli è il più bravo del campionato: «Vado estremamen­te fiero del mio percorso. Ho scalato tutti i gradini che mi hanno permesso di essere ciò che sono ora»

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