LEONESSA IN PISTA E NELLA MALATTIA L’OMAGGIO DI SOFIA ULTIMO SALUTO
Il tumore nel 2018, le cure, il ritiro nel 2020 Poi la recidiva: aveva 37 anni. Sabato funerale nel giorno della discesa dell’amica Goggia
Dal trionfo allo sgomento. Dalle lacrime di felicità a quelle di dolore. Una felicità immensa, soffocata di lì a poco da un dolore atroce. Il più atroce dei dolori, che travolge tutti all’ora di cena, quando è il momento di brindare con le compagne di squadra, perché un oro mondiale si festeggia più o meno sempre così. Invece, proprio in quel momento, arriva la peggiore delle notizie. Sono passate poche ore dalla vittoria di Marta Bassino nel superG iridato e a Meribel, nell’albergo delle azzurre, cala un silenzio spettrale. «È morta Elena Fanchini». La notizia cade sulla squadra come una mannaia. Non ci si crede, ma purtroppo è così.
Il sorriso L’ex azzurra, la maggiore delle tre sorelle arrivate tutte in Nazionale, si è spenta nella sua casa di Solato, una frazione di Pian Camuno, in provincia di Brescia. Si è arresa, dopo cinque anni di battaglia, stroncata da un cancro all’intestino. Aveva 37 anni. Argento mondiale in discesa a Santa Caterina Valfurva nel 2005, l’annata della sua esplosione, subito dopo avrebbe vinto anche un argento e un bronzo ai Mondiali juniores, e poi due volte in Coppa del Mondo, sempre in discesa, a distanza di quasi dieci anni. In mezzo, una sequela di infortuni le aveva sbarrato la strada, ma si era sempre risollevata, con il suo dolce sorriso, la sua empatia, la sua generosità e la sua caparbietà. Non si era mai rassegnata. Da bresciana tosta, indomabile, lei che sulla neve sapeva far correre gli sci come poche altre. Aveva annunciato il suo dramma il 13 gennaio 2018. «Ho un tumore, mi devo curare» disse a TeleBoario, l’emittente di casa. «Sto effettuando tutti gli esami alla clinica Humanitas di Milano, ma so già che mi aspetta una dura battaglia». Era ancora in attività. Aveva cominciato la stagione con un quarto posto in discesa a Lake Louise, e aveva continuato a sciare fino a Natale. L’ultima gara era stata a Val d’Isere, il 17 dicembre 2017: 39a in superG. Poi, il 28 dicembre, la sua vita è cambiata. «Quel giorno sono stata male a casa, tutto è cominciato lì».
La battaglia Contestualmente all’annuncio affidò al suo profilo Instagram i suoi pensieri. «A tutti è capitato di affrontare momenti difficili, momenti in cui la vita ci mette a dura prova. La vita mi ha messo davanti a una nuova sfida, una cosa seria per cui sono costretta a fermarmi per curarmi. Non è facile, perché penso a tutti i sacrifici, agli obiettivi della stagione, all’Olimpiade e ai miei sogni. Tutto scivola via come pioggia. Questa è la vita, non sai mai cosa può succedere, ma io 2. non mi arrendo, affronto questa nuova sfida con tanta forza e coraggio per tornare più forte e realizzare i miei sogni». Dopo aver saputo della malattia, la sua prima preoccupazione fu quella di poter disputare i Giochi di PyeongChang, per i quali si era allenata con la consueta determinazione sin dall’estate e che avrebbero poi visto salire sul gradino più alto del podio la sua amica Sofia Goggia, che considerava quasi come una sorella. Il pensiero allo sci era la sua forza. Elena cercava in quei traguardi al limite dell’impossibile di raccogliere il coraggio per affrontare chemioterapia, dolore, scoramento. A un certo punto sembrava che le cose si fossero messe bene. Era pronta anche a ritornare in gruppo, ma il 20 novembre dello stesso 2018, cadendo in allenamento a Copper Mountain, la frattura del perone le negò il sogno. Era tornata in pista da pochi giorni. «Rimettere gli sci è stata una grande
emozione... il cuore mi scoppiava di felicità» scrisse sui social. Dovette ricominciare daccapo, però con il conforto degli esami positivi sull’altro fronte, quello più infido. Quando infine il 21 aprile 2020, rassegnata di fronte all’evidenza dell’impossibilità di tornare al cancelletto di partenza, annunciò il ritiro a braccetto insieme con la sorella Nadia, ringraziò le compagne azzurre: «Loro e lo sci mi hanno aiutato nella battaglia contro il tumore. Erano il mio pensiero fisso quando facevo le chemio. Ora sto bene. Ho appena fatto nuovi controlli, devo ripeterli ogni sei mesi. L’ultimo è andato bene». Pochi mesi fa, però, il tumore si era rifatto vivo. Era agosto. La notizia stavolta tenuta in famiglia. Fino a poche settimane fa. Il 20 gennaio, Sofia Goggia vince la discesa di Cortina e manda un pensiero carico d’amore all’amica. Elena l’aveva informata della recidiva e le aveva chiesto di regalarle il pettorale rosso di leader della Coppa di specialità: «Elly, questa è per te».
Il silenzio La situazione è precipitata negli ultimi giorni, fatale un’infezione, le difese immunitarie ridotte al lumicino da tutti i trattamenti e dalle medicine. Elena, l’indomabile Elena, la combattente Elena, stavolta non ce l’ha fatta. E non ci sono parole. Non le ha Sofia. Non le ha Marta. Non le hanno le altre azzurre, gli allenatori, lo staff. C’è solo dolore, ci sono solo lacrime. Sabato, alle 10.30, nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Solato, l’estremo saluto. Sabato, il giorno della discesa mondiale a Meribel. Il giorno di Sofia. Che scenderà con la morte nel cuore. Ma con una forza in più.